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Ucraina, la Nato può e deve intervenire in difesa delle democrazie. Ecco come secondo me

La Nato è stata costituita allo scopo di proteggere gli Stati aderenti da un eventuale attacco di potenze militari intenzionate ad invadere o comunque interferire sulla libertà di autodeterminazione dei popoli e quindi delle nazioni ad esso aderenti. Il fatto di non essere l’Ucraina (per ora) ad essa aderente, anche se ha già ampiamente manifestato intenzione di volerlo fare al più presto possibile, ha fin qui obbligato (secondo una rigida lettura dell’accordo) la Nato a non intervenire, lasciando completa libertà agli ex sovietici della Russia di invadere uno Stato libero e regolato sulla base di libere elezioni.

E’ sembrato fin qui superfluo ricordare come Mosca interpretava nel secolo scorso l’adesione al “Patto di Varsavia”, anch’esso creato a solo scopo difensivo, nel caso le “democrazie” (da loro interpretate “imperialiste” a modo loro) volessero allargarsi a est andando a minacciare l’autodeterminazione del popolo russo, come sembrava volersi avviare la Grande Russia dopo lo scioglimento delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.

Ma è durato poco. La Glasnost di Gorbaciov e la riorganizzazione di Yeltsin ha visto immediatamente, con l’arrivo di Putin al potere, un rigido cambio di rotta inteso fin da subito (anche se non in modo sempre evidente) al sostanziale mantenimento del vecchio potere sovietico, anche se ora non più regolato dai “Soviet” (ovvero i “Parlamenti” nazionali), ma accentrati nel potere “imperiale” di Mosca.

Quindi ora, da una troppo rigida lettura del “Trattato di non aggressione” della Nato, è nata la possibilità della Russia di invadere l’Ucraina “a scopo difensivo”, dicono a Mosca. La realtà è completamente diversa, lo capisce anche un bambino oggi. La Russia è entrata nell’Ucraina allo scopo evidente di spezzare ogni tentativo di autodeterminazione del popolo ucraino che, pur disponendo di un proprio esercito, non ha assolutamente forza adeguata per opporsi alla potenza delle forze convenzionali dell’esercito russo.

Stiamo seguendo in diretta, nonostante ogni tentativo dei russi (di Putin) di filtrare ogni notizia, alla “macelleria” diabolica del sistema oppressivo di Putin allo scopo di “salvare” il residuo imperio della Russia su tutti i popoli delle regioni a est dell’Ucraina . Anzi, ormai è evidente il desiderio di Putin di ricostituire il precedente dominio della Russia su tutti quei popoli, e possibilmente estenderlo anche alla ricca Europa dell’ovest prima che riesca a diventare una vera “Unione”.

E’ chiaro quindi cosa c’è nella sciagurata mente diabolica del leader russo: assoggettare uno alla volta (dopo l’esemplare dimostrazione di forza inflitta agli ucraini) tutte la nazioni a lei assoggettate dai vincoli dell’ex Patto di Varsavia.

E’ pertanto indispensabile che la Nato intervenga subito usando lo stesso pretesto usato da Putin: difendere la neutralità di uno Stato sovrano dagli interventi esterni.

Ora, dopo l’intervento armato russo in Ucraina con devastazione di tutte le infrastrutture e abitazioni civili interposte e l’uccisione di migliaia di cittadini che ne tentavano la difesa, l’Ucraina ha già perso, per causa dei russi, la posizione neutrale, essendo soffocato il suo potere di autodeterminazione, diventando così a tutti gli effetti un territorio controllato dai russi e quindi, con una interpretazione estensiva del tutto logica, un grave pericolo per tutte le democrazie occidentali europee.

La Nato può intervenire in difesa delle democrazie, senza minacciare direttamente la Russia con la propria aviazione e coi droni, bersagliando, all’interno del territorio ucraino, tutti i reparti armati russi invasori. E dovrebbe farlo urgentemente dando ai russi un ultimatum di 48 ore per uscire dai confini dell’Ucraina. Lo scontro tra i due eserciti rimarrebbe limitato al territorio dell’Ucraina. Se vorrà resistere Putin dovrà rischiare un allargamento del conflitto anche sul suo stesso territorio e con molte vittime anche nella sua stessa popolazione (che non ci risulta lo ami infinitamente fino a dare la vita per le sue ambizioni imperialiste).