Cultura

Gergiev, il sindaco Sala: “Allontanato da 8 teatri europei, sbagliano tutti?”. Franceschini: “Scelte coerenti con quelle prese in tutto il mondo”

Interviene anche il sovrintendente della Scala Dominique Meyer. Prima spiega: "Con il sindaco Sala abbiamo parlato molto e siamo sulla stessa linea, prima di mandare la lettera a Gergiev abbiamo concordato tutto”. Dopo però dettaglia meglio la sua posizione sugli artisti russi: “Io sono contro queste black list, lo trovo ridicolo"

Per replicare alle prese di posizione critiche arrivate anche nei suoi confronti, il sindaco di Milano Beppe Sala spiega la sua decisione di non far dirigere l’orchestra della Scala al russo Valery Gergiev.Mi pare siano otto i teatri europei che lo hanno allontanato”, dice il primo cittadino. E si chiede: “Sbagliano tutti, possibile?”. Aggiunge ancora: “Vorrei precisare che non è stata chiesta nessuna abiura a Gergiev, ma di condannare la guerra. E’ uno sbaglio? Non so”. E così, il caso di Valery Gergiev, il direttore d’orchestra amico di Putin allontanato dalla Scala, è il primo di una serie di allontanamenti o dimissioni volontarie (con Gergiev dalla Canergie Hall di New York è stato allontanato anche il pianista russo Denis Matsuev) che sta infuocando il dibattito di questi giorni.

Il tema è il ruolo della cultura russa e dei suoi interpreti in una situazione così difficile e tesa. Infuocata dalle bombe di Putin sull’Ucraina. L’ultima querelle in ordine di tempo è la lezione di Paolo Nori su Dostoevskij. Prima cancellata e poi ripristinata dalla Bicocca di Milano (“solo un malinteso”, ha spiegato l’Università). Arriva anche il commento del ministro della Cultura Dario Franceschini: “Si devono fare scelte coerenti rispetto a quelle che si stanno prendendo in tutto il mondo”. E spiega di condividere anche un’altra decisione che sta facendo discutere: quella della Triennale di Milano che ha ritirato l’invito alla Russia per l’esposizione internazionale in programma dal 20 maggio.

Forte del sostegno di Franceschini, Sala torna a incalzare: “Sto vedendo che i profughi stanno già arrivando a Milano, ci sarà un epocale esodo dall’Ucraina, ci sono vittime. Credo che tutto quello che possiamo fare è far sì che tutti coloro che sono vicini a Putin considerino una possibilità di prenderne le distanze. Credo che questo debba fare l’occidente”. La sua conclusione: “Non voglio convincere nessuno, però penso sia stato giusto prendere questa posizione, perché sono appunto otto i teatri europei che in questo momento stanno rinunciando alla grande arte di Gergiev”.

Interviene anche il sovrintendente della Scala Dominique Meyer. Prima spiega: “Con il sindaco Sala abbiamo parlato molto e siamo sulla stessa linea, prima di mandare la lettera a Gergiev abbiamo concordato tutto”. Dopo però dettaglia meglio la sua posizione sugli artisti russi: “Io sono contro queste black list, lo trovo ridicolo. Sono stato il primo a chiedere a un artista importante di distanziarsi dalla guerra, ma c’è una differenza tra qualcuno che ha una posizione politica e dei doveri, e artisti che fanno il loro lavoro”. Ancora: “Non sono un giudice e non voglio decidere cose è giusto o sbagliato. Noi siamo tutti contro la guerra, contro questi massacri, crediamo al dialogo, al rispetto dei popoli, ma voler cancellare tutti gli artisti perché sono russi? Soffrono, hanno problemi, hanno anche dei parenti lì”. La realtà è molto più complicata, sottolinea Meyer, ricordando che molti interpreti e musicisti “sono legati anche ad altri artisti che vengono dall’Ucraina”. Il sovrintendente Meyer parla in un’occasione molto importante. E’ la presentazione dell’opera “Adriana Lecouvreur” che andrà in scena senza la soprano Anna Netrebko, che ha dato forfait e ha pubblicato una foto insieme al maestro Gergiev.

L’altra polemica caldissima degli ultimi giorni. Anna Netrebko ha detto no alla guerra di Putin ma ha mostrato solidarietà all’artista Gergiev. “Forzare gli artisti o qualsiasi personaggio pubblico a fare sentire le proprie opinioni politiche e a denunciare la sua terra natale non è giusto”. Infine ha abbandonato le scene scaligere e i prossimi impegni al Piermarini. La posizione di Meyer appare molto simile a quella espressa nei giorni scorsi da Davide Livermore, il grande regista delle Prime della Scala. Aveva detto a FQ Magazine: “Non penso che l’arte debba e possa essere lontana dalla politica. L’arte ha sempre una valenza politica. A volte si emancipa dai poteri, altre volte no. In Russia abbiamo visto risposte di artisti molto diverse. Ma c’è differenza fra il singolo artista e un’istituzione che rappresenta un Paese”.

Su Gergiev però non si cambia idea. Dominique Meyer nelle ultime ore gli ha scritto una lettera. Gli ha comunicato che la Scala affiderà a un nuovo direttore le rappresentazioni dell’opera “La dama di picche” di Ciajkovskij in programma da sabato 5 marzo. Il testo: “Nella mattinata del 24 febbraio, in seguito all’invasione del territorio ucraino da parte dell’esercito russo avvenuta nella notte, il Sovrintendente, d’intesa con il Sindaco e Presidente della Fondazione, aveva scritto al Maestro una lettera invitandolo a pronunciarsi in favore della risoluzione pacifica delle controversie, in linea con il dettato della nostra Costituzione. Non avendo ricevuto risposta a sei giorni di distanza, e a tre dalla prossima rappresentazione, risulta inevitabile una diversa soluzione”.

Le prossime recite saranno dirette da Timur Zangiev, assistente di Gergiev e anche lui russo, che ha già diretto parte delle prove “ottenendo un forte apprezzamento da parte dell’Orchestra”. Conclude la Scala: “Il Teatro ribadisce la sua vicinanza ai cittadini ucraini vittime dell’aggressione e ai tanti cittadini russi che in questi giorni hanno coraggiosamente espresso la loro condanna della guerra. Il nostro Teatro resterà sempre un luogo di confronto e di dibattito tra diverse tradizioni e culture”. La polemica imperversa e non cesserà certo con il perdurare della guerra. Ma l’eccellenza degli artisti e interpreti russi nell’arte è qualcosa di cui il mondo si è pregiato da secoli. Non si può cancellare con un semplice annullamento di impegno e revisione di contratto. Torniamo al corso del professore delle Bicocca Nori in merito al corso poi ripristinato su Dostoevskij. Dice nel video che ha diffuso sui social: “Non solo essere un russo vivente oggi è una colpa, anche essere un russo morto”.

E proprio in relazione a Dostoevskij, un macigno della cultura europea, e a quanto accade oggi l’intellettuale Gulia Kristeva (arrivata a Parigi negli anni ’60 dalla Bulgaria comunista) parla di frattura storica e afferma che la diplomazia potrà fermare questa frattura solo se farà affidamento ai nostri legami culturali perché siano ripristinati, sviluppati, rinnovati. Scrive in un post del 2 marzo sul suo sito: “I demoni nichilisti di Dostoevskij sono il volto intimo del Putinismo imperialista e devastante. Il romanziere, e tanti altri, fanno parte della cultura europea, che chiarisce e attraversa la pulsione di morte. L’unica Europa percorribile va dall’Atlantico agli Urali. Tuttavia, sotto i bombardamenti, questo orizzonte sembra oggi chimerico, inaccessibile”. E posta la foto di dei luoghi bombardati in Ucraina.