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Valery Gergiev, il direttore d’orchestra non prende le distanze da Putin: la Wiener Philharmoniker lo silura, attesa per la decisione della Scala

La decisione è arrivata dopo le minacce di proteste per la sua presenza: sarà sostituito da Yannick Nézet-Séguin, direttore musicale del Metropolitan di New York

Il sindaco di Milano Beppe Sala attende dal direttore d’orchestra russo Valery Gergiev, amico di Vladimir Putin, una secca abiura dell’invasione dell’Ucraina prima di tornare a dirigere alla Scala. Ma intanto Gergiev è già stato sostituito a New York. Non dirigerà i Wiener Philharmoniker nella tournée negli Usa che vede l’orchestra austriaca in programma alla Carnagie Hall per tre date. La decisione è arrivata dopo le minacce di proteste per la sua presenza: sarà sostituito da Yannick Nézet-Séguin, direttore musicale del Metropolitan.

Il 5 marzo Gergiev, il direttore musicale del Mariinskij dovrebbe dirigere l’orchestra della Scala nelle recite de “La dama di picche” che seguono alla del 23 febbraio. Ma il rischio che mette in allarme il tempio della musica e della lirica milanese è l’annullamento delle prossime date. E in prospettiva il congelamento di tutti i rapporti con il teatro Mariiskij di San Pietroburgo. Se non arrivasse, la questione non si limiterebbe alla semplice sostituzione della bacchetta per “La dama di picche” di Ciaikovskij. Tutto il cast, prevalentemente russo potrebbe abbandonare il palcoscenico. Cosa fare? Il teatro alla Scala non può certo chiedere certificati di “purezza” a tutti gli artisti russi. Ma una presa di posizione netta contro l’’invasione di Vladimir Putin dell’Ucraina deve arrivare a breve. Prima della prossima recita del 5 marzo. La impongono il senso del rifiuto della guerra, ma anche questioni di realpolitik.

Non ci si può permettere di far saltare tutto. Perciò il direttore generale e musicale del Mariinskij di San Pietroburgo deve prendere posizione alla svelta. Il teatro alla Scala ha relazioni molto strette, storiche, con i templi della musica e del balletto russi che rappresentano l’eccellenza internazionale. Il Bolshoi di Mosca e il Mariinskij di San Pietroburgo. Nel 2018 è arrivato al Piermarini proprio il corpo di ballo del Bolshoi di Mosca. La compagnia, che, con quella del Kirov poi ribattezzato Mariinskij, rappresenta il grande virtuosismo che ogni ballettomane vorrebbe vedere almeno una volta nella vita. Assistere al capolavori del repertorio classico di Ciaikovskij-Petipa, lago dei cigni, bella Addormentata, Schiaccianoci, con i ballerini di queste grandi compagnie che negli anni ‘50 hanno prodotto i primi fenomeni internazionali noti al grande pubblico: Vladimir Vassiliev e Rudolf Nureyev.

Ma non solo. Le tournée delle produzioni scaligere in Russia, soprattutto al Bolshoi ma anche al Mariinskij, sono una tradizione consolidata. Dagli anni ’60 il sipario del Bolshoi di Mosca si è aperto decine di volte sulle opere i balletti e i concerti scaligeri. Ora il sipario si dovrà aprire anche su un dialogo culturale. La funzione dell’arte e la sua indipendenza o meno dalle questioni politiche internazionali. Le prossime ora saranno cruciali.