Giustizia & Impunità

Open, la procura di Genova chiede subito di archiviare la denuncia di Renzi ai pm di Firenze: “Il reato evidentemente non sussiste”

Per il procuratore Pinto e l’aggiunto Miniati, i colleghi fiorentini non hanno commesso illeciti penali durante l'indagine. "Deve ritenersi esclusa ogni ipotesi di reato in relazione alle condotte dei magistrati inquirenti (...), trattandosi invece di questione endoprocessuale": l'accusa di abuso d'ufficio è infondata "sia sotto il profilo materiale, sia, e a maggior ragione, sotto quello psicologico". La nota polemica dell'ex premier: "Ci hanno messo solo dieci giorni, mi congratulo per l'efficienza"

Contestualmente all’iscrizione nel registro degli indagati, la Procura di Genova ha chiesto l’archiviazione del fascicolo nei confronti del procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo (in via di trasferimento a Reggio Calabria), del procuratore aggiunto Luca Turco e del sostituto Antonino Nastasi. Dopo aver firmato la richiesta di rinvio a giudizio a carico di Matteo Renzi e altri dieci imputati nell’inchiesta sulla fondazione Open – con le accuse, a vario titolo, di finanziamento illecito ai partiti, corruzione, riciclaggio e traffico di influenze illecitei tre magistrati erano stati denunciati dal leader di Italia Viva per abuso d’ufficio e violazione della legge 140/2003, attuativa dell’articolo 68 della Costituzione. Renzi accusa la Procura fiorentina di aver effettuato sequestri della sua “corrispondenza” – cioè di suoi messaggi Whatsapp rinvenuti sul telefono di terzi, nonché del suo estratto conto bancario – senza la preventiva autorizzazione del Senato: tesi accolta dal Senato stesso, che approvando la relazione della Giunta per le immunità ha votato per sollevare un conflitto di attribuzioni con i pm di fronte alla Consulta.

“Esclusa ogni ipotesi di reato” – Per il procuratore facente funzioni di Genova Francesco Pinto e l’aggiunto Vittorio Ranieri Miniati, però, i colleghi di Firenze non hanno commesso illeciti penali durante l’indagine. “Il problema valutativo che il caso pone non è quello dell’illiceità delle acquisizioni probatorie, che evidentemente non sussiste (…), ma dell’utilizzabilità degli elementi probatori acquisiti nei confronti dei parlamentare”, si legge nella richiesta. “Deve quindi ritenersi esclusa ogni ipotesi di reato in relazione alle condotte dei magistrati inquirenti (…), trattandosi invece di questione endoprocessuale, che appartiene alla esclusiva competenza del giudice penale di Firenze e che ovviamente in questa sede non può essere valutata“. L’ipotesi di abuso d’ufficio, scrivono i pm, non è fondata “sia sotto il profilo materiale, sia, e a maggior ragione, sotto quello psicologico“: perché si configuri il reato, infatti, sarebbe necessario provare l’intenzione di Turco, Creazzo e Nastasi di procurare “a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale” oppure arrecare “ad altri un danno ingiusto”. Non è stato ritenuto opportuno nemmeno ascoltare Renzi, come il senatore stesso aveva detto (a mezzo stampa) di aver chiesto: fonti inquirenti spiegano al fattoquotidiano.it che la richiesta non è mai arrivata e che comunque la palese infondatezza dell’esposto avrebbe reso del tutto superfluo il colloquio.

I sequestri a Manes e Carrai? “Non puntavano a Renzi” – Per quanto riguarda il sequestro dell’estratto conto, si legge nell’atto, “si è trattato di acquisizioni documentali che riproducevano dati estratti dalla memoria informatica dell’istituto bancario e che non rientravano quindi nella nozione di corrispondenza, per cui potevano, così come ha anche precisato la Suprema Corte, essere oggetto di sequestro senza la preventiva autorizzazione della Camera di appartenenza. Passando poi all’esame delle altre questioni”, cioè i sequestri delle chat con Renzi trovate nei dispositivi degli imprenditori Vincenzo Manes e Marco Carrai, “non si ravvisano evenienze dalle quali si possa desumere che ci si trovi in presenza di acquisizioni cosiddette “mirate””, cioè effettuate su Manes e Carrai allo scopo di arrivare a Renzi: emergono anzi, secondo i pm di Genova, “elementi di segno opposto“. Infatti “i sequestri sono stati eseguiti nei confronti di soggetti non legati da rapporto di parentela con l’esponente, direttamente sottoposti a indagine (Carrai) o ai quali erano comunque riferibili contributi (Manes) a favore della fondazione, rispetto alla quale lo stesso querelante ha sempre precisato non rivestire cariche formali“. In sostanza: se Renzi dice che Open non era riferibile a lui, non si capisce perché i sequestri ai suoi finanziatori dovrebbero essere un modo surrettizio per intercettarlo.

I “complimenti” (polemici) del leader Iv – La richiesta di archiviazione è stata inviata ai pm querelati e anche all’ex premier, che, in quanto parte (presunta) offesa, ha già annunciato di voler presentare opposizione. Lo ha fatto con una nota diffusa nel pomeriggio dall’ufficio stampa di Italia Viva: “Mi congratulo con la procura di Genova che in poco più di una settimana ha trovato il tempo di leggere le novanta pagine della denuncia e ha dato risposta tempestiva come sempre dovrebbe essere fatto davanti alle istanze dei cittadini”, scrive Renzi. “Anche a me è capitato di essere iscritto nel registro degli indagati – proprio a Firenze – e poi archiviato, ma dopo ben 17 mesi di tempo. Se Genova impiega solo dieci giorni significa che ha una straordinaria efficienza della quale non posso che rallegrarmi formulando molti complimenti. Sono certo che sia sempre così per tutti e non solo quando gli indagati sono colleghi magistrati”. “Non commento le affermazioni del senatore Renzi, mi limito a dire che la procura di Genova è in effetti molto efficiente“, dice il procuratore Pinto raggiunto dal fattoquotidiano.it.

L’ex premier annuncia opposizione – “Chiederò al giudice competente di essere interrogato nell’udienza che dovrà decidere sull’archiviazione degli indagati”, conclude la nota di Renzi. L’opposizione alla richiesta di archiviazione, infatti, obbligherà a tenere un’udienza di fronte al giudice per le indagini preliminari, che dovrà decidere se confermare l’archiviazione, disporre altre indagini od ordinare alla Procura di chiedere il rinvio a giudizio formulando l’imputazione. Presentando la denuncia a Genova – competente per le indagini sui magistrati fiorentini – Renzi aveva attaccato mediaticamente i tre pm Creazzo, Turco e Nastasi, tentando di delegittimarli sul piano personale. “È utile ricordare che la richiesta (di rinvio a giudizio, ndr) è stata firmata dal procuratore Creazzo, sanzionato per molestie sessuali dal Csm; dal procuratore aggiunto Turco, che volle l’arresto dei genitori di Renzi poi annullato dal Tribunale della Libertà e dal sostituto procuratore Nastasi, accusato da un ufficiale dell’Arma dei Carabinieri di aver inquinato la scena criminis nell’ambito della morte del dirigente Mps David Rossi“, scriveva l’ufficio stampa di Iv.