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Migranti, Draghi: “Serve gestione condivisa, equilibrata e umana. Non basta contrastare i flussi, bisogna curare anche l’accoglienza”

Il mar Mediterraneo, ha chiarito il premier all'incontro dei vescovi dell'area, "ci ricorda che ciò che accade nell’Egeo riguarda anche il Tirreno, ciò che avviene al largo della Tunisia o della Libia si ripercuote sulle coste della Sicilia. Oltre alle scarse opportunità lavorative, anche l’instabilità politica contribuisce a indurre centinaia di migliaia di persone a emigrare non solo per opportunità, ma soprattutto per necessità. Non possiamo essere indifferenti alle loro sofferenze"

“In momenti di crisi dobbiamo ancor più difendere i valori in cui crediamo e che ci guidano. La convivenza, la fratellanza, la tolleranza che celebriamo in questo incontro devono realizzarsi anche oltre i confini della regione in cui viviamo. Gli eventi in Ucraina ci portano a ribadire che le prevaricazioni e i soprusi non devono essere tollerati“. Così il presidente del Consiglio Mario Draghi intervenendo a Firenze, al teatro del Maggio fiorentino, all’apertura del secondo incontro dei vescovi del Mediterraneo, in cui 58 prelati incontreranno 65 sindaci provenienti da trenta Paesi dell’area. “Avete scelto di mettere la vostra spiritualità, la vostra profondità di pensiero, al servizio dei più deboli. Possa il vostro messaggio di pace diventare anche il nostro e risuonare forte laddove si cerca lo scontro e si rischia la guerra”, ha detto rivolgendosi ai vescovi.

Nel proprio intervento, incentrato sul Mediterraneo, il premier ha affrontato anche i temi dell’ambiente e del mercato del lavoro, ma soprattutto quello dei migranti. “Più volte in passato ho ribadito l’importanza di una gestione condivisa, equilibrata e umana delle migrazioni. Condivisa perché, senza un’assunzione di responsabilità collettiva, l’azione europea non potrà mai essere giusta ed efficace. Equilibrata, perché non basta contrastare i flussi illegali, ma serve curare con attenzione l’accoglienza. E umana, perché non possiamo essere indifferenti rispetto alle sofferenze dei migranti. Oltre alle scarse opportunità lavorative, anche l’instabilità politica contribuisce a indurre decine di migliaia, centinaia di migliaia di persone, tra cui molti giovani, a emigrare non solo per opportunità, ma soprattutto per necessità. Un fenomeno che attualmente porta con sé enormi rischi per chi arriva in Europa dal Nord Africa o dai Balcani. E che al momento rappresenta un problema per i Paesi di origine, che perdono energie vitali, e per i Paesi di arrivo, che spesso faticano a integrare i nuovi arrivi, ad accoglierli con dignità”. Il Mediterraneo, ha chiarito, “ci ricorda che ciò che accade nell’Egeo riguarda anche il Tirreno, ciò che avviene al largo della Tunisia o della Libia si ripercuote sulle coste della Sicilia”.

“L’emergenza climatica”, ha detto, “ci impone di accelerare nella transizione ecologica in modo rapido ma sostenibile per cittadini e imprese. Dobbiamo aiutare in particolare i più deboli a sostenerne i costi”. La transizione, ha aggiunto, “presenta grandi opportunità per chi ha il coraggio di investire: i Paesi del Mediterraneo devono coglierle per proteggere il pianeta e avviare i giovani verso le professioni del futuro”. Il nostro mare, ha ricordato, “è particolarmente vulnerabile agli effetti dei cambiamenti climatici, come la siccità, l’aumento dei livelli del mare, le ondate di calore. Le città si affacciano su un mare che in molti casi conserva la sua meraviglia antica, ma è anche inquinato da plastiche e rifiuti. Il rischio di incendi e la loro pericolosità è in aumento: penso, per esempio, ai boschi bruciati nell’agosto dello scorso anno, dalla Spagna alla Grecia, in Sicilia e in Sardegna. Un’estate con picchi di temperature mai registrati prima, in un’area dove l’aumento è destinato a essere superiore alla media globale”.

“Quando parliamo di diritti nel Mediterraneo”, ha aggiunto, “dobbiamo riferirci soprattutto ai giovani. La proporzione di ragazze e ragazzi con meno di 15 anni sul totale della popolazione in Medio Oriente e nel Nord Africa è circa il doppio rispetto alla media dell’Unione Europea. Quella di over 65 è appena un quarto. Tutti i giovani”, ha sottolineato, “hanno la legittima aspirazione di realizzare a pieno il proprio potenziale. Tuttavia, si scontrano con un mercato del lavoro che li lascia spesso ai margini. Il tasso di disoccupazione giovanile nella regione è il più alto al mondo e in alcuni Paesi supera il 40% per le ragazze. Occuparsi del Mediterraneo vuol dire prima di tutto occuparsi delle nuove generazioni. Investire nella scuola, nella formazione e creare le condizioni per investimenti e posti di lavoro“, ha avvertito.