Fatti a motore

Mercato auto Europa, il gennaio peggiore di sempre: -6%. E in Italia spunta il fondo da un miliardo per gli incentivi

E' il primo mese dell'anno peggiore che si sia mai visto per le vendite di automobili nel vecchio continente, secondo le stime dell'associazione continentale dei costruttori ACEA. Le cause? Pandemia, crisi dei semiconduttori e inflazione secondo il Centro Studi Promotor, che pone l'accento sulla necessità del sostegno statale. Mentre il ministro per lo Sviluppo Economico Giorgetti annuncia "un Fondo unico per il rifinanziamento dell'eco-bonus e per interventi che favoriscano la riconversione della filiera, con una durata che potrebbe essere almeno triennale". L'entità del fondo sarebbe di un miliardo di euro all'anno

Un gennaio complicato per le quattro ruote. Al punto da far registrare “un nuovo minimo storico nelle vendite di auto dell’Unione Europea per il primo mese dell’anno”, come ha reso noto l’associazione continentale dei costruttori (ACEA). Il mese scorso infatti ci sono state 682.596 nuove immatricolazioni: il 6% in meno rispetto a gennaio 2021. Un calo che diventa del 2,4% (822.423 auto), se come riferimento si prendono tutti i paesi dell’Europa occidentale (Ue+Efta+Regno Unito).

Un trend negativo che persiste, dunque, dopo che il 2021 per l’auto europea si era chiuso con un -1,5% rispetto al 2020. Ma soprattutto un confronto che diventa sempre più impietoso se fatto con l’ultima stagione pre-pandemia, ovvero il 2019: in questo caso, nel 2021 sono mancate all’appello 3,3 milioni di vetture, circa una su quattro. Anche in questo caso l’andamento è confermato, anzi aggravato, dai numeri del primo mese del 2022: rispetto a gennaio 2019, il calo delle vendite è di ben il 32,9%.

L’ACEA rende noto che a performare male sono stati parecchi mercati del vecchio continente, a partire da piazze importanti come Italia (-19,7%) e Francia (-18,6%), mentre al contrario la Germania ha fatto registrare una crescita dell’8,5%. Sostanzialmente stabile la Spagna, con un +1%.

Le cause sono da ricercare nell’emergenza sanitaria legata alla pandemia, come pure alla crisi nelle forniture dei semiconduttori e alle preoccupazioni per il ritorno dell’inflazione, spiega il Centro Studi Promotor. Che pone anche l’accento sulla necessità di misure di sostegno da parte del governo italiano, “per favorire la transizione all’elettrico e l’acquisto di auto tradizionali, ma con emissioni comunque contenute”.

Appello che sembra trovare una sponda nelle parole del ministro per lo Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti, che in un’intervista al Sole 24 Ore ha dichiarato: “l’impianto dell’intervento per l’automotive è pronto: un Fondo unico per il rifinanziamento dell’eco-bonus e per interventi che favoriscano la riconversione della filiera, con una durata che potrebbe essere almeno triennale. L’idea è varare nel consiglio dei ministri di venerdì un Fondo unico per l’automotive che poi sarà declinato dai ministeri sia sotto il profilo degli incentivi sia sull’altro corno del problema industriale che abbiamo di fronte, cioè l’aiuto alla riconversione della nostra catena produttiva”. Riguardo all’entità di tale Fondo, il ministro Giorgetti ha precisato che le valutazioni sono “sulla base di circa 1 miliardo l’anno”.