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Eurovision Song Contest, 600 volontari a supporto della manifestazione: la protesta dell’associazione ‘Bauli in piazza’

"Nel mirino dell’associazione finiscono proprio le mansioni alle quali sarebbero chiamati i volontari in questione, “non ritenute consone analizzata la questione all’interno del Comitato Tecnico Sicurezza: si tratta di mansioni che hanno a che fare con l’ordine pubblico e la sicurezza, l'accoglienza e i contatti con il pubblico le quali prevedono per legge una riserva a favore di soggetti autorizzati e qualificati"

Viva l’Eurovision, attenzione all’Eurovision. Soffiano venti di tempesta sull’Eurovision Song Contest in programma a Torino a maggio: l’associazione Bauli in Piazza chiama infatti a rapporto il Comune del capoluogo piemontese e le istituzioni per l’arruolamento di 600 volontari a supporto della manifestazione, sollevando un doppio problema di sicurezza da una parte ed “etico” dall’altra. Tutto è iniziato lo scorso 26 gennaio, quando il Comune di Torino ha diramato un annuncio per la ricerca di 600 volontari da impiegare in mansioni di supporto all’organizzazione dell’Eurovision Song Contest, la manifestazione canora europea che si svolgerà appunto a Torino i prossimi 10, 12 e 14 maggio.

Nell’annuncio viene esplicitato che le 600 figure ricercate si occuperanno di attività come “gestione flussi e servizi al pubblico interni alle sedi e nelle aree esterne, informazioni sulle sedi e turistiche, accoglienza delegazioni, presidi sala stampa e delegation area, accrediti, trasporti, collaborazione in segreteria volontari, attaché che prevede di entrare in contatto con una delegazione designata”. “Partecipare come Volontaria/o ad Eurovision Song Contest significa rendersi disponibile sulla base delle necessità che si presenteranno e contribuire a fornire un’immagine della città e dell’evento positiva e indimenticabile per i partecipanti e gli ospiti” chiosa l’annuncio. La replica dell’APS Bauli in Piazza non si è fatta attendere: già il 1° febbraio l’associazione ha inviato in forma ufficiale una missiva firmata dalla presidente Silvia Comand e dal Coordinatore del Comitato Tecnico Sicurezza APS Bauli In Piazza Fabio Marsili al Comune di Torino (nella persona del sindaco Stefano Lo Russo e al Servizio Politiche Giovanili), alla sede RAI di viale Mazzini, al Ministero dell’Interno, alla Prefettura e alla Questura di Torino e alla direzione regionale piemontese dell’Inail. Non avendo ricevuto nessuna risposta, l’APS ha rialzato la voce, inviando in data 9 febbraio una seconda missiva ufficiale alle predette istituzioni, ribadendo i propri concetti. Nel mirino dell’associazione finiscono proprio le mansioni alle quali sarebbero chiamati i volontari in questione, “non ritenute consone – sostiene Bauli in Piazza nella sua lettera – analizzata la questione all’interno del Comitato Tecnico Sicurezza dell’Associazione”.

Bauli in Piazza è una associazione di promozione sociale (APS) nata dopo la prima protesta dei lavoratori del mondo dello spettacolo il 10 ottobre 2020 in piazza Duomo a Milano, da cui emerse, si legge sul loro sito, “la necessità di creare un luogo che accolga le istanze di tutti i soggetti parte della filiera degli eventi, delle fiere, dei congressi e degli spettacoli dal vivo”. Sul proprio sito web Bauli in Piazza ha attivato anche una bacheca in costante aggiornamento dove trovare annunci di lavoro inerenti al settore, tra i più falcidiati dalla pandemia e dalle conseguenti misure di contenimento del contagio.
Si legge nella lettera ufficiale di Bauli in Piazza alle istituzioni: “Tali mansioni non ci sembrano compatibili con l’impiego di volontari; si tratta di mansioni che hanno a che fare con l’ordine pubblico e la sicurezza, l’accoglienza e i contatti con il pubblico le quali prevedono per legge una riserva a favore di soggetti autorizzati e qualificati. Non a caso i nostri soci e le loro aziende (…) vantano quel “know-how” che pochissime imprese in Italia possono mettere in campo, frutto di decenni di esperienza e aggiornamento anche tramite il continuo e proficuo confronto che avviene, ogni qualvolta le stesse realizzano un evento, con le Autorità preposte”.

Non solo, viene sottolineato anche come “se uno dei nostri soci e delle loro aziende nello svolgimento delle mansioni indicate pensasse di avvalersi dell’opera di volontari, verrebbe certamente gravemente sanzionato dalle autorità competenti”. Il doppio riflettore che accende Bauli in Piazza va dunque a fare luce da una parte al rischio, secondo l’associazione, di affidare a persone non adeguatamente formate compiti delicatissimi in un evento di tale portata, e dall’altra a disincentivare se non a penalizzare una categoria di lavoratori in ginocchio dall’inizio della pandemia. Si legge ancora nella lettera: “Il rischio che ci pare di vedere è che si miri a sostituire il lavoro retribuito con l’opera di volontari in tal modo ottenendo un duplice risultato negativo, da un lato penalizzare gravemente la professionalità delle aziende del settore, già fortemente provate e dall’altro non garantire la sicurezza dell’evento”.

Cosa chiede, dunque, l’APS Bauli in Piazza al Comune di Torino e alle istituzioni? “Maggiori chiarimenti e informazioni in merito all’utilizzo che si intenda fare dei volontari e quale ruolo si intenda riservare alle aziende che operano nel settore” si legge ancora nella lettera, e ancora “in base a quale atto sia stato deliberato il ricorso a detti volontari e chi e con quale atto abbia determinato le mansioni che si vorrebbero affidare a detti volontari”. L’associazione auspica inoltre che si vigili “sulla regolarità e rispondenza della procedura a tutte le norme di pubblica sicurezza e a tutte le norme sulla regolarità del lavoro e della relativa sicurezza” rendendosi tuttavia disponibile “fin da subito a un confronto in merito ai punti esposti”. Con una riflessione finale interessante non solo per gli addetti del settore: “Se è plausibile l’utilizzo di volontari in mansioni adeguate, lo stesso non può sostituire il lavoro retribuito”.