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Generali, Consob spaccata e Paolo Savona contrattacca (su Twitter): “Non sono io che tengo in scacco l’authority, è il contrario”

L'85enne presidente della commissione scrive: "E' la vecchia Consob a tenere in scacco Savona. E’ in corso l’eterna lotta tra la conservazione e l’innovazione sui cui si va giocando il futuro dell’Italia". Il Foglio aveva scritto che è stato finora "un arbitro incerto" in una partita decisiva. Intanto il governo nomina Comporti al posto di Di Noia

La vicenda Generali spacca la Consob. Che si appresta ora a varare le versione finale della raccomandazione sulle liste dei cda dopo aver raccolto e rielaborato quello che è emerso dalla “consultazione” col mercato avviata a valle dei quesiti posti dal gruppo Caltagirone, che riguardavano anche il prestito titoli Generali effettuato da Mediobanca. Al più tardi sabato o lunedì il documento sarà pronto. Intanto le diverse posizioni in seno alla Commissione e fra l’organo di cinque componenti e i suoi uffici, di cui ha scritto Il Foglio in un articolo intitolato Non solo Generali. Così Savona tiene in ostaggio la Consob, hanno spinto l’85enne presidente Paolo Savona a un’inedita autodifesa via Twitter. Intanto il Consiglio dei ministri ha nominato Carlo Comporti a componente della Commissione in sostituzione di Carmine Di Noia che dal 16 febbraio guiderà la Direzione per gli affari finanziari e delle imprese presso l’Ocse.

“Non sono io a tenere in scacco la Consob, ma è la vecchia Consob a tenere in scacco Savona. E’ in corso l’eterna lotta tra la conservazione e l’innovazione sui cui si va giocando il futuro dell’Italia”, ha scritto il numero uno della Commissione ex ministro degli Affari europei in risposta al quotidiano secondo cui è stato finora “un arbitro incerto” in una partita decisiva come quella che si sta giocando su Generali e il suo umore “è diventato – progressivamente – sempre più mutevole. E quindi sempre meno decifrabile. Cosa pericolosa se si guida l’autorità che sorveglia il mercato e tutela gli investitori“.

Sul tavolo dell’authority, per quanto riguarda il dossier del Leone di Trieste, in particolare due questioni: la legittimità di una lista del cda uscente e il prestito titoli con cui Mediobanca è arrivata al 17,2% dei diritti di voto delle Generali per l’assemblea del 29 aprile (tema quest’ultimo rimasto senza risposta). Temi portati all’attenzione dell’autorità di vigilanza dal patto stretto tra Francesco Gaetano Caltagirone, Leonardo Del Vecchio e Fondazione Crt, ma su cui Consob non si esprimerà a stretto giro.

Nella riunione di mercoledì la Consob ha invece esaminato il lavoro fatto sulla lista del cda dalla propria Divisione corporate governance che ha raccolto le prese di posizione del mercato, fatto le proprie osservazioni e proposto cosa recepire e cosa no. Si tratta ora di aggiustare alcune raccomandazioni contenute nella bozza che valorizzava i consiglieri indipendenti e imponeva regole per la procedura da seguire nello stilare la lista. La considerazione di fondo era che 52 società quotate in Italia hanno statuti che contemplano la lista del cda e 11 ne hanno già fatto uso: si tratta dunque di una pratica non vietata.

A livello dell’azionariato di Generali c’è da registrate intanto una nuova cessione di azioni da De Agostini nell’ambito del disimpegno annunciato lo scorso novembre che non impedirà tuttavia al gruppo di votare in assemblea a fianco di Mediobanca con l’iniziale quota. De Agostini, che ha intanto annunciato il passaggio del testimone dall’ad Lorenzo Pellicioli, che diventerà presidente, a Marco Sala, aveva l’1,44% del Leone ed è scesa allo 0,91% dopo una nuova vendita di azioni realizzata il 17 gennaio.