Camorra

Lucca, confiscati beni per 7 milioni di euro tra Toscana, Campania e Abruzzo a un gruppo criminale legato al clan dei Casalesi

Confiscate dalla Guardia di finanza 6 conti correnti, 2 autovetture, 8 società, 18 locali ad uso commerciale, 32 abitazioni, 7 autorimesse e 4 terreni. Le indagini hanno portato alla luce l'esistenza di un'organizzazione criminale, attiva dal 2013 e vicina al clan dei Casalesi, che riciclava in una società immobiliare con sede a Lucca gli illeciti provenienti soprattutto da appalti illegali con la Asl 3 di Napoli

Confiscati a soggetti vicini al clan dei casalesi beni per circa 7 milioni di euro: 6 conti correnti, 2 autovetture, 8 società, 18 locali ad uso commerciale, 32 abitazioni, 7 autorimesse e 4 terreni. L’operazione, condotta dalla Guardia di finanza di Lucca, Caserta e L’Aquila, dà esecuzione a un provvedimento di confisca del Tribunale di Firenze, che aveva già posto parte dei beni sotto sequestro nel 2020. L’indagine, avviata delle fiamme gialle e del Nucleo distrettuale antimafia (Dda) di Firenze, ha portato alla luce l’esistenza di un’organizzazione a delinquere attiva almeno dal 2013, attigua al clan camorristico dei Casalesi e con sede a Lucca. Il processo seguito all’inchiesta aveva portato nel 2018 all’esecuzione di 5 misure di custodia cautelare in carcere.

La struttura criminale, si legge nella nota delle forze dell’ordine, “ruotava attorno ad imprenditori edili residenti in Provincia di Lucca e Caserta i quali, utilizzando prestanome e società compiacenti, molte delle quali apri e chiudi, si aggiudicavano decine di appalti della Azienda sanitaria locale Napoli 3 (Asl Napoli Sud) per milioni di euro”. Le indagini, attraverso intercettazioni telefoniche, ambientali e accertamenti bancari, ha confermato i rapporti corruttivi con un dirigente della Asl, il quale “non solo aveva aggiudicato gli appalti in violazione delle norme di trasparenza, correttezza e imparzialità, ma aveva anche consentito al sodalizio di incassare i pagamenti pur senza l’esecuzione dei lavori”. Secondo quanto emerso dalla fase dibattimentale del processo, i ricavi illeciti venivano poi, per buona parte, “riciclati in una società immobiliare, con sede a Lucca, considerata la cassaforte del sodalizio, attraverso operazioni di acquisto, ristrutturazione o costruzione di edifici da parte di società riconducibili all’organizzazione criminale”, si legge ancora nella nota.

È stato l’esito delle varie udienze che, a partire da ottobre 2020, hanno portato alla luce una serie di reati commessi “sia al fine agevolare l’attività dell’associazione mafiosa dei Casalesi che di trarre i propri mezzi di sostentamento da delitti a sfondo patrimoniale”. Nel corso del processo è stato anche ricostruito l’intero patrimonio in possesso, direttamente o indirettamente, dell’associazione, dimostrando la sproporzione rispetto al reddito da loro dichiarato, con riferimento al periodo temporale 2013-2019.