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Misure Covid, il cdm vara all’unanimità nuovo decreto: obbligo vaccinale per gli over 50. Giravolta sul Super Green pass per andare in banca e dal parrucchiere: stop per accontentare i ministri leghisti

Alta tensione tra le forze di maggioranza. E alla fine nessuna conferenza stampa per spiegare le decisioni: Draghi ancora una volta fa parlare solo i ministri. Per chi ha oltre 50 anni l'obbligo di Super green pass per lavorare, pena sanzioni. Chi non ha un'occupazione e ha superato quell'età dovrà comunque vaccinarsi. Stando alla prima bozza la certificazione che richiede il vaccino doveva servire anche per accedere a negozi e servizi alla persona. Ma i ministri del Carroccio minacciavano di votare contro e hanno avuto la meglio. Caotiche le regole sulla scuola: in superiori e medie la Dad per tutti scatterebbe solo al quarto caso in classe, mentre con tre casi solo i vaccinati resterebbero in presenza. Alle elementari dad già con due contagi

Obbligo vaccinale per tutti dai 50 anni in su. Ma niente Super Green Pass per l’accesso ai servizi alla persona, ai negozi, alle banche e gli uffici pubblici: basterà il certificato base, quello che si ottiene anche con il tampone: su questo il governo Draghi ha fatto una precipitosa retromarcia. La prima riunione del consiglio dei ministri del 2022, durata due ore, è stata tesissima. I leghisti Massimo Garavaglia ed Erika Stefani si sono detti pronti a votare contro. Tra litigi e mediazioni, alle 20:30 l’ennesimo decreto Covid per tentare di frenare i contagi è stato approvato all’unanimità, ma poco prima il governo nei fatti si era spaccato. E non è un caso se – per la terza volta dopo un cambio di regole in corsa – il premier non si è fatto vedere né ha commentato le decisioni prese se non attraverso veline affidate alle agenzie di stampa. Nessuna comunicazione ai cittadini, nessuna spiegazione sul perché il vaccino diventi obbligo solo oltre un certo compleanno. Silente anche la Lega. Le uniche dichiarazioni sono state affidate ai ministri Renato Brunetta, Roberto Speranza e Patrizio Bianchi che hanno parlato parlato per pochi minuti con i giornalisti fuori da Palazzo Chigi. Brunetta esulta: “E’ un risultato straordinario, sull’obbligo del vaccino agli over 50 siamo i primi in Ue, siamo stati i primi sul green pass, non siamo secondi a nessuno in Europa, possiamo avere grande soddisfazione”, sostiene. Per Bianchi “sono state prese decisioni all’unanimità nello spirito di tenere la scuola aperta, con tutte le cautele differenziate in base ai gradi di istruzione”. I 5 Stelle però, pur avendo votato il decreto, sono contrari alla dad per i non vaccinati.

Il provvedimento stando alle anticipazioni dei giorni scorsi avrebbe dovuto introdurre l’imposizione del Super green pass a tutti i lavoratori, ma il proposito del premier Mario Draghi è naufragato di fronte alla contrarietà della Lega, ai dubbi del M5s e in parte anche del Pd. Dopo un confronto di circa un’ora e mezza in cabina di regia, la trattativa nel governo ha partorito un piano B: l’obbligo vaccinale per chi ha più di 50 anni fino al 15 giugno. “Vogliamo frenare la crescita della curva dei contagi e spingere gli italiani che ancora non si sono vaccinati a farlo. Interveniamo in particolare sulle classi di età che sono più a rischio di ospedalizzazione per ridurre la pressione sugli ospedali e salvare vite”, ha detto Draghi all’inizio del cdm stando alle veline passate alle agenzie. Il Carroccio resta contrario. I ministri Giancarlo Giorgetti, Massimo Garavaglia ed Erika Stefani durante la riunione di governo – a cui Giorgetti non ha partecipato – hanno diffuso una nota in cui si definivano “responsabilmente al governo ma non acquiescenti a misure come gli obblighi che incidono profondamente sulla libertà al lavoro che è tutelata dalla Costituzione o a misure senza fondamento scientifico visto che la maggioranza assoluta dei ricoverati Covid ha ben più di 60 anni. Inoltre, manca l’assunzione esplicita di responsabilità dello Stato quando si introduce un obbligo vaccinale”. Poi però il voto della Lega è stato a favore. Nel mezzo, Garavaglia ha ottenuto che sia consentito l’accesso ai servizi alla persona, agli uffici pubblici, le banche e i negozi con il Green pass semplice. La bozza iniziale imponeva quello “super”, di cui sono in possesso solo vaccinati e guariti.

Le divisioni nella maggioranza – La Lega spingeva per l’obbligo vaccinale solo per gli over 60, mentre il Partito democratico lo voleva per tutti “come via maestra per affrontare il tema della crescita di contagi in corso”. I partiti di centrosinistra però hanno accettato la mediazione del premier. Anche il Movimento 5 Stelle, che era contrario sull’asticella a 50 anni, ha accettato la nuova stretta a patto “che ci siano ristori sul piatto, come sempre fatto col precedente governo” ha spiegato Giuseppe Conte intercettato dall’Adnkronos. Il leader M5s avrebbe sentito Draghi prima del cdm. Un braccio di ferro è andato in scena poi tra Lega e M5S: i pentastellati si sono opposti alla richiesta dei leghisti di consentire l’anticipo del tfr a chi resta senza stipendio perché sospeso dal lavoro in quanto non vaccinato. Forza Italia ha accolto positivamente la proposta di Draghi, ma chiedendo che “non sia prevista alcuna sanzione pecuniaria per i pensionati“.

Il confronto con le Regioni – La road map dell’esecutivo, dopo la cabina di regia e prima del Cdm, ha previsto anche un incontro con le Regioni. Il confronto è stato più serrato del previsto, in particolare sul tema delle nuove regole per la scuola. Tra le richieste, i presidenti di Regione hanno ribadito la necessità che il Cts si esprima sulla data di ripresa delle scuole. Alcune Regioni hanno rilanciato la richiesta di tenerle chiuse almeno altri 15 giorni. Le proteste più accese hanno riguardato le difficoltà legate al sistema di tracciamento: i governatori hanno contestato l’utilità dei tamponi agli asintomatici, che – dicono – sottraggono risorse per le vaccinazioni e attività ordinaria. Su questo punto il governo ha manifestato la sua apertura e ha assicurato che chiederà un parere al Cts.

L’obbligo vaccinale – Per “tutelare la salute pubblica e mantenere adeguate condizioni di sicurezza nell’erogazione delle prestazioni di cura e assistenza, l’obbligo vaccinale” anti Covid si applica a tutti i residenti in Italia, anche cittadini europei e stranieri, che “abbiano compiuto il cinquantesimo anno di età”. Lo si legge nella bozza, che l’Ansa ha potuto visionare, di dl Covid attesa in Cdm. L’obbligo vale “fino al 15 giugno“, ma la data sarebbe in discussione. Sono esentati i casi di “accertato pericolo per la salute, in relazione a specifiche condizioni cliniche documentate, attestate dal medico di medicina generale o dal medico vaccinatore”. L’avvenuta immunizzazione a seguito di malattia naturale, comprovata dalla notifica effettuata dal medico curante, “determina il differimento della vaccinazione. L’obbligo sussiste fino al 15 giugno 2022”. La bozza di decreto non prevede però al momento sanzioni per chi violi l’obbligo, mentre per le violazioni sul Super green pass per i lavoratori over 50 “la sanzione amministrativa 0 è stabilita nel pagamento di una somma da euro 600 a euro 1.500 e restano ferme le conseguenze disciplinari secondo i rispettivi ordinamenti di settore”.

La sostituzione dei lavoratori – Tutte le imprese potranno sostituire i lavoratori sospesi perché sprovvisti di certificazione verde Covid. Lo prevede la bozza del nuovo decreto che estende la misura inizialmente prevista per le Pmi fino a 15 dipendenti. La sostituzione rimane di “10 giorni rinnovabili fino al 31 marzo 2022, senza conseguenze disciplinari e con diritto alla conservazione del posto di lavoro per il lavoratore sospeso”.

Il lavoro da casa – La maggioranza si è divisa anche sullo smart working, con Brunetta sempre inamovibile e il M5s invece favorevole al lavoro a distanza. Alla fine, dopo la discussione in cabina di regia, dovrebbe arrivare solo un’indicazione generale: incentivare il ricorso allo smart working, ma nella cornice delle regole vigenti, e questo sia nel settore pubblico che in quello privato. Una mossa che si dovrebbe tradurre in una circolare del ministero che ribadisca l’obbligo dell’accordo individuale nel settore pubblico per il ricorso allo smart working, fissando il tetto al 49%. Un invito alle amministrazioni, affinché ricorrano a questo strumento sulla base di rotazioni del personale, settimanale o mensile.

Il rientro a scuola – L’altro capitolo sul quale è aperta la discussione è la scuola, vista l’ascesa dei contagi tra i ragazzi e l’ormai imminente ritorno nelle aule dopo le vacanze. La bozza del decreto messa a punto dal governo ripristina la distinzione tra vaccinati e non, contestata dai sindacati e da tutto il mondo scolastico. Alle scuole elementari, con un solo contagio, la classe resta in presenza con testing di verifica, ma con due va tutta in Dad. Alle scuole superiori e alle medie la Dad per tutti scatterebbe solo al quarto caso in classe, mentre con tre casi solo i vaccinati resterebbero in presenza e comunque monitorati, mentre scatterebbe la didattica a distanza per i non vaccinati. Anche alle superiori, con fino a due casi è prevista autosorveglianza per tutti e utilizzo Ffp2.

Un nuovo decreto Ristori – Nella cabina di regia di oggi pomeriggio si è discusso anche di ristori. “Ci sarà un decreto per il sostegno alle attività in crisi”, spiegano fonti presenti all’incontro. Ma non subito, “tra 10 giorni dopo attenta valutazione di quali necessitano di intervento”. Italia viva e Lega hanno hanno chiesto che tra queste vi sia il turismo.