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Scuola, il Gruppo di Firenze scrive al ministro dell’Istruzione Bianchi: “Alla maturità siano ripristinati gli scritti. È messaggio di serietà”

Fra i firmatari anche Gustavo Zagrebelsky, Giulio Ferroni, Alessandro Barbero, Donatella Di Cesare, Chiara Frugoni, Giovanni Orsina, Renato Mannheimer. I maturandi dovranno aspettare ancora un mese, quando è prevista l'uscita dell'ordinanza firmata

Il Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità chiede al ministro dell’Istruzione Patrizio Bianco un esame di maturità che dia la priorità alle prove scritte. Lo fa con il sostegno di nome autorevoli, da Gustavo Zagrebelsky a Anna Oliverio Ferraris a Elsa Fornero a Carlo Cottarelli e altri ancora. Il dibattito in merito sull’esame di Stato 2022 è in corso da settimane: dopo due anni in cui gli scritti sono spariti, ora sono in molti a fare pressing perché vengano ripristinati. I maturandi dovranno aspettare ancora un po’: fra un mese dovrebbe uscire l’ordinanza firmata da Bianchi che finora ha solo assicurato che sarà un “esame vero e completo, che farà tesoro di tutto quello che abbiamo vissuto finora e consentirà alle ragazze e ai ragazzi di poter dimostrare il loro percorso al meglio”.

In attesa della decisione finale scesi in campo autorevoli professori che hanno firmato la lettera del gruppo di Firenze: “A quanto abbiamo letto, lei sarebbe orientato – cita la missiva rivolta a Bianchi – a riproporre un esame di maturità senza gli scritti come lo scorso anno, quando molti degli stessi studenti, interpellati dai giornali, l’hanno giudicato più o meno una burletta.  Nonostante i problemi causati dalla pandemia, per far svolgere gli scritti in sicurezza a fine anno molte aule sono libere per ospitare piccoli gruppi di candidati. E che l’esame debba essere una verifica seria e impegnativa è nell’interesse di tutti. In quello dei ragazzi – per cui deve costituire anche una porta di ingresso nell’età adulta – perché li spinge a esercitarsi e a studiare, anche affrontando quel tanto di ansia che conferma l’importanza di questo passaggio. Solo così potranno uscirne con soddisfazione”. Fra i firmatari anche Gustavo Zagrebelsky, Giulio Ferroni, Alessandro Barbero, Donatella Di Cesare, Chiara Frugoni, Giovanni Orsina, Renato Mannheimer. Proseguono: “Non si tratta solo della reintroduzione delle prove scritte, per molte ragioni indispensabile (insieme alla garanzia che non si copi e non si faccia copiare, come accade massicciamente ogni anno); ma di trasmettere agli studenti il messaggio di serietà e di autorevolezza che in fondo si aspettano da parte degli adulti”.

Una posizione sostenuta da persone come Anna Oliverio Ferraris, psicologa e psicoterapeuta, che al Ilfattoquotidiano.it dice: “Ci sono ragazzi che nell’orale sono più timidi e emotivi. La scrittura è molto importante: saper scrivere significa saper ragionare. Certo gli scritti non devono essere a quiz”. Secondo la docente di psicologia dello sviluppo all’ Università La Sapienza “la maturità è anche un rito di passaggio e superarlo fornisce autostima e sicurezza. Si va verso un impoverimento culturale, si è perso molto in questi due anni. Bisogna tornare al livello precedente. Incoraggerei i ragazzi ad impegnarsi, non si possono perdere troppe opportunità. È importante fare degli sforzi, questi giovani non vanno trattati da malati e da sfigati”. L’esame di Stato ha perciò ancora un valore: “Che sia utile o meno per accedere all’Università è un altro discorso ma il rito ha fine a se stesso, prepara alla vita”.

Ancora più duro e ironico Paolo Crepet, psichiatra, sociologo: “A questo punto se l’esame dev’essere così mandiamogli il diploma via mail all’atto dell’iscrizione. Il problema non è il tema di italiano o no ma è il futuro di questo Paese. Si deve mantenere lo scritto in coerenza di una scuola meritocratica che rischia di sparire. Nessuno è mai morto per l’esame di maturità. Cancellare gli scritti è nelle corde di questa cultura che vuole rendere tutto più facile. Non ce l’ho con Bianchi ma c’è un aspetto cinico in questa vicenda: prima o poi i nodi arrivano al pettine magari a quarant’anni”.