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Mentana: “No vax in tv? Bisogna porsi limiti, no al ‘Bar Sport’ quando si parla di salute. La trasmissione del ’97 sul cancro non la rifarei”

Dopo il post in cui sottolineava di non aver mai invitato no vax nel suo telegiornale, il direttore del TgLa7 spiega il suo punto di vista in un'intervista a Repubblica: "Non si può far dialogare un super esperto, che ha studiato per vent’anni, con un fenomeno da baraccone che ha letto quattro cose online"

Dopo il post pubblicato sui social per far sapere di “non aver mai ospitato nel tg che dirigo nessun esponente dei no vax”, Enrico Mentana ha parlato con Repubblica dello spazio concesso nei programmi informativi a chi crede poco al Covid.

Non ce l’ho con nessuno dei miei colleghi in particolare – fa sapere Mentana al quotidiano – Non sono l’arbitro della partita, sono un giocatore anche io, e queste sono semplicemente le regole che mi sono dato nel telegiornale che dirigo”. In quel post, quindi, non c’era nessuna particolare frecciatina, ma solo la rivendicazione di una posizione, non condivisa, evidentemente, da molti colleghi.

Ma perché questi continui inviti a chi ammicca al complottismo? Per il giornalista “secondo chi li invita dovrebbero rappresentare un diverso parere. Ma sulle modalità del loro impiego ognuno risponde della propria professionalità”. Tuttavia, nonostante oggi la tv sia “il campo di contrapposizione delle idee”, secondo Mentana “bisogna porsi dei limiti”, come ad esempio evitare di invitare l’ex pugile di Trieste, Fabio Tuiach, che lui, dice “non avrebbe mai ospitato”. Il limite invalicabile, spiega Mentana, è “la messa a confronto“. “Non si può far dialogare un super esperto, che ha studiato per vent’anni, con un fenomeno da baraccone che ha letto quattro cose online”. Per il giornalista, infatti, è “un’ovvietà non dare spazio a un terrapiattista o a chi associa i vaccini al 5G“. “Nel 1997 con Maurizio Costanzo feci una trasmissione in prima serata in cui mettevo a confronto il metodo tradizionale di lotta al cancro con quello del professor Di Bella – racconta – Fu un successo. Ma fu anche una cosa estremamente sbagliata, che non rifarei”. Insomma, quando si parla di salute, per Mentana, “non si può ragionare come al Bar Sport con davanti la vaschetta delle noccioline”.

Nella lunga intervista a Repubblica, il giornalista conclude indicando quella che è la sua “bussola morale”: “Ho sempre presente le immagini di Bergamo dell’inizio. Ridiamo di quel tizio col braccio in silicone che voleva ottenere così il Green Pass. Ma senza il vaccino rischia di ammalarsi o di infettare gli altri – chiosa – Sono convinti che ci sia un disegno mondiale della pandemia. Non credono al disegno di Dio, ma a quello di Soros e di Gates”.