Cronaca

Covid, Iss: “Protezione vaccinale dal contagio scende al 44% dopo 5 mesi, resta alta contro la malattia grave. Un caso su 4 in età scolare”

"L’efficacia per i vaccinati con ciclo completo da meno di cinque mesi è pari al 93% rispetto ai non vaccinati, mentre risulta pari all’85% per i vaccinati con ciclo completo da oltre cinque mesi rispetto ai non vaccinati", scrive l'Iss. Tra 6-11 anni si evidenzia, a partire dalla seconda settimana di ottobre, una maggiore crescita dell’incidenza rispetto al resto della popolazione in età scolare, con un’impennata nelle ultime due settimane

L’efficacia del vaccino nel prevenire l’infezione scende sotto il 50% già a 5 mesi dal completamento del primo ciclo. L’ultimo bollettino dell’Istituto Superiore di Sanità ‘anticipa’ di un mese il forte calo della preventivo delle due dosi. Fino a 7 giorni fa, infatti, il report esteso dell’Iss parlava del calo al 40% a sei mesi dalla seconda dose. Adesso invece l’aggiornamento dei dati ha portato a calcolare che l’efficacia “scende dal 75% al 44%” dopo cinque mesi, mentre “rimane elevata” nel prevenire casi di malattia severa: “L’efficacia per i vaccinati con ciclo completo da meno di cinque mesi è pari al 93% rispetto ai non vaccinati, mentre risulta pari all’85% per i vaccinati con ciclo completo da oltre cinque mesi rispetto ai non vaccinati”, scrive l’Iss. Ne discende, si legge nel bollettino integrale, che per un non vaccinato il rischio rispetto a un vaccinato da meno di 5 mesi è 10 volte maggiore di ricovero, 16 volte maggiore di terapia intensiva e 9 volte maggiore di morte.

Tra il 15 ottobre e il 14 novembre, periodo in cui i dati sono ormai consolidati, sono finiti in ospedale 3.733 non vaccinati, 1.435 pazienti vaccinati da meno di 5 mesi e 2.336 vaccinati da più di 5 mesi. Ancora più evidente la differenza, se si considerano i ricoverati in terapia intensiva nello stesso periodo: 546 non vaccinati, 132 vaccinati con ciclo completo da meno di 5 mesi e 150 vaccinati da più di 5 mesi. La differenza di rischio tra vaccinati e non vaccinati diviene ancora più chiara ricordando che la popolazione non vaccinata è composta da 7,4 milioni di persone, mentre i vaccinati sono oltre 42 milioni, undici dei quali da più di 5 mesi. Pur essendo un “insieme” molto più limitato di persone, quindi, i non vaccinati producono numeri molto più alti di ospedalizzazioni e ricoveri in terapia intensiva.

L’analisi dei casi diagnosticati nell’ultima settimana conferma anche l’andamento già registrato in quella precedente, con un ‘serbatoio’ di casi importante in “età scolare”, spiega. Il 27% dei casi totali diagnosticati sotto i 20 anni: “Il 51% dei casi in età scolare è stato diagnosticato nella fascia d’età 6-11 anni, il 33% nella fascia 12-19 anni e solo l’11% e il 5% sono stati diagnosticati, rispettivamente tra i 3 e i 5 anni e sotto i 3 anni”. Numeri che spiegano come il virus si muova prevalentemente nella fascia di popolazione al momento non vaccinabile e che fotografa da un punto di vista dei dati le difficoltà di tracciamento a scuola emerse negli ultimi giorni, con il governo costretto a una tripla marcia indietro tra il 3 novembre e mercoledì. In particolare, nel periodo 15-28 novembre, in questa popolazione sono stati segnalati 40.529 nuovi casi, di cui 161 ospedalizzati e zero ricoverati in terapia intensiva. Inoltre, si sottolinea nel report Iss, nella classe di età 6-11 anni si evidenzia, a partire dalla seconda settimana di ottobre, una maggiore crescita dell’incidenza rispetto al resto della popolazione in età scolare, con un’impennata nelle ultime due settimane.

Quattordici giorni in cui l’incidenza – certifica l’Iss – è aumentata in 20 Regioni e Province autonome su 21: tutte ad eccezione della Calabria, dove si sottolinea il dato risente di un “ritardo di notifica” dei casi. “Il Friuli-Venezia Giulia, la Provincia Autonoma di Bolzano e la Valle d’Aosta registrano un’incidenza a 14 giorni superiore ai 500 casi per 100.000 abitanti, i valori più alti attualmente registrati in Italia”, si legge nel report che analizza anche l’incidenza nell’ultima settimana su base provinciale. Trieste, Gorizia e Bolzano sono le tre aree con “valori particolarmente elevati” e condividono, sottolinea il bollettino, l’essere “province di confine caratterizzate da flussi giornalieri di lavoratori in ingresso e in uscita” in particolare da Austria e Slovenia, due Stati caratterizzati da “alta incidenza (2.034 e 1.833 casi per 100.000 abitanti, rispettivamente) e da bassa copertura vaccinale (65,6% e 54,7%, rispettivamente)”. Altre sei province – Forlì-Cesena, Padova, Rimini, Treviso, Venezia e Vicenza – hanno “300 casi per 100.000 abitanti”, aggiunge l’Iss.