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Renzi in Arabia, i suoi speech pagati 2300 euro al minuto. Nessuna critica al regime o riferimento ai diritti umani: ecco di cosa ha parlato il senatore davanti ai sauditi – video

Quanto vale un discorso di Renzi durante un convegno in Arabia Saudita? Circa 2mila e 300 euro al minuto. Il Fatto Quotidiano ha già raccontato che l’ex premier ha incassato complessivamente 43mila e 807 euro dal Ministero delle Finanze del Regno dell’Arabia Saudita per partecipare il 25 aprile del 2019 alla “Financial Sector Conference” a Riyadh. Abbiamo già scritto anche che i 43mila e 800 euro incassati sono compensi leciti e Matteo Renzi ha pagato le imposte sui redditi. La legge Spazzacorrotti, entrata in vigore nel 2019, non vieta a un senatore di percepire un compenso da un ministero estero per la partecipazione a un evento. Vieta solo a un partito di percepire un contributo da un Governo o da un soggetto estero. Resta un tema di opportunità grande come una casa. In questa ottica è interessante il video integrale della sua partecipazione all’evento saudita. Renzi ha parlato meno di 19 minuti in tutto in due conferenze durate all’incirca un’ora e 45 minuti. La domanda che resta sul tavolo è se sia stato opportuno prendere quei soldi da un Governo straniero visto che Renzi è pur sempre un Senatore della Repubblica, membro della commissione Esteri, leader di Italia Viva, ex premier d’Italia nonché fautore della nascita degli ultimi due Governi, sponsor della nomina dell’attuale presidente della Repubblica e probabilmente del prossimo.

La seconda domanda (connessa alla prima) è questa: ma Renzi è pagato così tanto perché parla bene di cose interessanti per il pubblico saudita e per il consesso internazionale o perché è uno dei pochi leader occidentali che in qualità di ex-premier e senatore in carica parla bene del Regno Saudita davanti ai regnanti e sotto gli occhi del mondo intero? Il Regno saudita non è l’unico a pagare lautamente l’ex premier italiano. Però, anche per gli altri committenti, resta il dubbio che Renzi sia pagato così tanto (guadagna circa un milione di euro all’anno dalle conferenze) non tanto per il contenuto delle sue orazioni quanto per la sua stessa presenza.

Un premier del passato (tuttora leader decisivo) che si siede sul medesimo palco o che partecipa alla medesima cena con un determinato soggetto pubblico o privato, nazionale o straniero, per ciò stesso lo legittima e in qualche modo lo rende più forte agli occhi dell’opinione pubblica. Solo il ministero delle Finanze Saudita sa se Renzi sarebbe stato invitato e pagato ugualmente anche se avesse criticato l’Arabia Saudita sull’uccisione di Khashoggi. Per fortuna l’amico di Mohammed Bin Salman ha preferito non irritare il principe considerato dall’intelligence Usa il mandante di quell’operazione tesa a rapire e uccidere un giornalista che scriveva sul Washington Post.

La performance di Renzi al ‘Financial Sector Conference 2019‘ si svolge circa sei mesi dopo l’omicidio barbaro di Jamal Khashoggi a Istanbul. Renzi è apprezzato dai sauditi per quel che dice sui rischi del populismo in Europa o per quel che non dice sui rischi del ‘sovranismo’ in Arabia? Renzi è pagato perché offre i suoi consigli ai sauditi in vista del G20 o perché quelle cose le dice a Riyahd davanti a centinaia di persone, collegato in streaming con il mondo, seduto sorridente e senza imbarazzo alcuno accanto a principi o ministri sauditi? Dopo quell’incontro certamente il conto corrente di Renzi registra un aumento del saldo di 43mila e 800 euro. Ma, in termini di onore e dignità pubblica, l’Italia, intesa come nazione, ci ha guadagnato o ci ha perso?

Chiunque può farsi da solo un’idea guardando il video, di cui pubblichiamo una parte e che è disponibile nella versione integrale su Youtube, dove ha totalizzato fino a ieri solo 2208 visualizzazioni, forse perché i contenuti del dibattito non hanno scosso il mondo. Il 25 aprile 2019, il senatore, allora ancora in forze al Pd di Zingaretti, partecipa a due panel. Il primo è su “La gestione dei rischi geo-strategici che derivano dalla slowbalization (orrendo neologismo che indica il rallentamento della globalizzazione, mdr) e dalla regionalizzazione”. Con Renzi sul palco ci sono il ministro dell’economia saudita Mohammed Bin Mazyad Al Tuwaijri, l’economista Nouriel Roubini e l’amministratore delegato di Societé Generale Frederic Oudéa. Renzi è presentato dalla moderatrice Florence Eid Oakden (CEO and Chief Economist del centro studi Arabia Monitor) come “Primo ministro Renzi”, senza un ex prima della carica. Per fortuna la scritta sottopancia sul sito web dell’evento lo indica come “ex primo ministro e senatore per Firenze, Italia”. Sono integralmente ripresi entrambi i dibattiti a cui partecipa Renzi, come gli altri ai quali non è presente.

Renzi interviene due volte nel primo talk. Dal minuto 35 parla per sette minuti del rischio populismo in Europa e formula profezie ottimistiche sulle prossime elezioni europee. Poi la moderatrice gli gira una domanda del pubblico sul debito italiano e lui sostiene che il nostro vero problema è la stabilità, tanto che il suo Governo, durato appena 1000 giorni è il quarto della storia repubblicana per longevità. Lo si può ascoltare da minuto 59 e 30 secondi per circa 3 minuti. Poi Renzi va a pranzo e ricompare nel pomeriggio in un altro dibattito. Stavolta la moderatrice è la donna d’affari saudita Lubna Suliman Olayan. Con lei c’è il ministro di Stato saudita Fahad Almubarak e l’amministratore di Sabic, la più grande impresa di Stato dei sauditi e del Medio Oriente, Yousef Al Benyan. Unici occidentali sul palco sono Renzi e il banchiere John Flint, allora amministratore delegato della HSBC. La Olayan presenta Renzi come “unico politico” sul palco aggiungendo con un sorriso che per lei Almubarak resta più un imprenditore. Effettivamente, nominato ministro nel 2018, Almubarak è il titolare della maggiore banca di investimento saudita anche se, dal 2011 al maggio 2016 è stato anche Governatore della Banca Centrale. Nella registrazione di Youtube si vede Renzi che interviene due volte. Parla per tre minuti e mezzo dopo 7 ore e 10 minuti dall’inizio del video. Qui Renzi spiega con il suo inglese basico l’importanza del prossimo G20 organizzato in Arabia Saudita. Prevede, un po’ scherzando, che nel 2020 ci sarà un cambio in Europa e che cambierà anche il Governo in Italia, come poi effettivamente accadrà, da Conte1 a Conte2.

Ai sauditi, richiesto dalla moderatrice, fornisce i suoi suggerimenti da esperto ex-premier: meglio focalizzarsi su 3 punti chiari per ottenere risultati chiari alla fine del G20. Poi riparla per altri 5 minuti dopo 7 ore e 31 minuti dall’inizio della videoregistrazione. In vista del G20 chiede al Regno (sei mesi dopo l’omicidio e lo smembramento di Jamal Khashoggi nel consolato saudita di Istanbul) di mostrare l’anima. Segue paragone tra l’Arabia Saudita e l’Italia. Nazioni con lo stesso problema: una storia meravigliosa alle spalle e una capacità di restare protagonisti nel futuro tutta da dimostrare. La conclusione è renziana: “Good luck my friends”.

In entrambi i dibattiti, sia al mattino sia al pomeriggio, Matteo Renzi coglie l’occasione per lodare en passant Mario Draghi, allora serenamente in pensione, per la sua azione alla Bce. Complessivamente nel primo panel Renzi parla dieci minuti. Nel secondo meno di 9 minuti. In totale fanno meno di 19 minuti. Se calcoliamo il compenso tenendo presente solo gli interventi, la tariffa del ‘public speaker’ Matteo Renzi è pari a 2mila e 300 euro circa al minuto. Se contiamo anche le pause di ascolto da parte di Renzi nei due dibattiti, che durano in tutto un’ora e 45 minuti circa, la tariffa scende a poco più di 415 euro al minuto.