Economia & Lobby

Bce: “Inflazione sopra al 2% più a lungo del previsto. Pronti ad intervenire”. Il falco Holzmann: “Anticipare stop acquisto titoli”

Diffuso oggi il bollettino economico della Bce in cui la banca centrale ammette un problema di inflazione più persistente del previsto. Ieri la Germania ha registrato il balzo dei prezzi più forte dal 1993. Crescono le pressioni su Francoforte per una revisione delle sue politiche monetarie

Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea “è pronto ad adeguare tutti i suoi strumenti, ove opportuno, per assicurare che l’inflazione si stabilizzi sull’obiettivo fissato dalla Bce del 2% nel medio termine”. È quanto si legge nel bollettino economico diffuso oggi da Francoforte in cui la banca centrale osserva che l’inflazione dovrebbe continuare ad accelerare nel corso del 2021, e che “l’attuale fase di rialzo durerà più a lungo di quanto inizialmente atteso, ma si prevede che nel corso del prossimo anno l’inflazione si riduca”.

Ieri Robert Holzmann, membro austriaco del consiglio direttivo della Bce annoverato tra i “falchi” ha affermato che la Banca centrale europea potrebbe interrompere l’acquisto di obbligazioni già dal settembre 2022 se l’inflazione dovesse continuare a discostarsi dai valori ritenuti ottimali. Un invito alla revisione delle politiche monetarie è giunto anche dal consiglio degli economisti che suggeriscono al governo tedesco. In Germania l’inflazione di ottobre ha raggiunto il 4,5% registrando il balzo più forte dal 1993. Nelle previsioni economiche di autunno diffuse oggi dalla Commissione Ue si prevede un lieve calo dell’inflazione nel 2022 e una più decisa riduzione nel corso del 2023. Nell’area euro il carovita dovrebbe passare dal 2,4% del 2021 al 2,2% dell’anno prossimo per poi scendere all’1,4% nel successivo, quindi al di sotto della soglia massima stabilita dalla Bce.

Comprando titoli di Stato dalle banche nell’ambito del suo programma di “quantitative easing” la Bce di fatto immette moneta nel sistema economico. La quantità di moneta presente in un sistema è uno degli elementi che può contribuire a risollevare l’inflazione. Peraltro i recenti aumenti dei prezzi sembrano essere principalmente riconducibili ai forti rincari dei beni energetici e a problemi che affliggono le catene logistiche internazionali che hanno anche l’effetto di rendere i prodotti più rari e costosi.

Nel bollettino Bce si legge anche come “Dopo due trimestri di calo del prodotto, il Prodotto interno lordo in termini reali (ossia al netto dell’effetto inflazione, ndr) ell’area dell’euro ha segnato una ripresa nel secondo trimestre del 2021 e si stima un ulteriore rafforzamento nel terzo. La crescita del prodotto dovrebbe mantenersi dinamica nel prossimo futuro, sebbene in rallentamento verso la fine dell’anno”. Tuttavia – si legge ancora – “le incertezze legate alla pandemia restano elevate”. La Bce vede rischi “bilanciati”: le strozzature all’offerta e il caro-energia potrebbero rallentare il Pil, mentre una ripresa dei consumi più vigorosa potrebbe accelerarlo.

Con l’attenuarsi dell’emergenza sanitaria e le riaperture, l’attività nei servizi a maggiore intensità di contatti – come i servizi di ristorazione, ospitalità e intrattenimento – “dovrebbe continuare a segnare un’espansione, ma le prospettive a medio termine si confermano incerte”, scrive la Bce nel suo bollettino economico, osservando che “nel caso di una lunga permanenza in vigore delle misure di contenimento o di un’improvvisa revoca dei provvedimenti di sostegno, potrebbe registrarsi un aumento delle insolvenze“. Due giorni fa la presidente della Bce Christine Lagarde ha affermato che il pieno impatto della pandemia sui bilanci bancari “sarà visibile sono gradualmente” con le misure di sostegno pubblico e di allentamento delle regole che “potrebbero aver offuscato il reale merito creditizio“: la qualità degli attivi potrebbe risentire del ritiro delle misure di sostegno e il venire alla luce del reale stato di salute imprese.

Nel bollettino si nota poi che cambiamenti delle preferenze, come il passaggio da viaggi d’affari e turismo verso mete lontane a soluzioni di lavoro ibrido e vacanze in destinazioni prossime, “potrebbero determinare variazioni permanenti dei modelli di consumo che richiederebbero la riallocazione settoriale dell’attività”. La Bce cita anche uno studio di Banca d’Italia secondo cui la pandemia non ha inciso in misura significativa sul numero di imprese italiane nel settore turistico, ma “il loro ricorso al credito bancario, relativamente superiore rispetto al periodo precedente la pandemia, ne comprometterà la ripresa quando le misure di sostegno saranno da ultimo revocate”.