Cronaca

Non avete vergogna a paragonarvi ai prigionieri dei lager?

Voi, con pettorine a righe bianche e grigie e un numero messo sopra, voi che per rendere meglio l’idea dei lager nazisti camminavate a due a due tenendo in mano una corda che nella vostra stupida ignoranza doveva richiamare il filo spinato, voi No Vax e No Green Pass che vi paragonate ai prigionieri di Auschwitz, come fate a guardare in faccia i vostri figli, i vostri amici senza provare un minimo di vergogna? Come fate a guardarvi allo specchio senza rendervi conto di come ogni vostro atto, ultimamente, non faccia che mettere in risalto la vostra ignoranza?

Basta guardare le immagini o leggere le assurde giustificazioni che non stanno né in cielo né in terra: “Concentramento nel senso di concentrazione: noi ci siamo concentrati in uno spazio per manifestare il nostro dissenso” oppure il filo spinato che diventa “una protezione, si mette per proteggere, per noi aveva quel significato”. Voi che continuate a inneggiare alla dittatura sanitaria non vi rendete conto di come, sotto una dittatura, non avreste potuto neanche manifestare tanto liberamente il vostro dissenso così come state facendo adesso? Non vi rendete conto che voi vittime del sistema siete poi i primi a picchiare giornalisti e reporter che stanno cercando di fare il loro lavoro e che, paradossalmente, stanno cercando di darvi voce?

Voi del “giù le mani dai bambini”, non vi siete ancora resi conto dell’esempio che state dando ai vostri figli? Cosa potranno mai pensare di voi quando vi vedono su tutti i telegiornali con pettorine e filo spinato mentre vi paragonate alla condizione degli ebrei sotto un regime che, possibilmente a differenza vostra, sanno che ha provocato tra i 15 e i 17 milioni di morti tra cui 5-6 milioni di bambini? Dietro quel filo spinato, che per alcuni di voi “è una protezione”, erano costretti a vivere milioni di famiglie strappate brutalmente alla loro vita quotidiana e umiliate giornalmente in ogni modo possibile: dalle condizioni di vita disumane in cui, come raccontava Primo Levi, “lavarsi tutti i giorni nell’acqua torbida del lavandino immondo è praticamente inutile ai fini della pulizia e della salute; è invece importantissimo come sintomo di residua vitalità e necessario come strumento di sopravvivenza morale” fino all’atto più estremo di disumanità dove molti erano costretti anche a trasportare i corpi esanimi dei loro amici o figli uccisi all’interno delle camere a gas.

Quel filo spinato, che per voi “si mette per proteggere”, sappiate che non ha protetto nessuno di loro ma anzi li separava dagli altri in quanto considerati reietti della società, persone inferiori che andavano eliminate. Dietro quel filo spinato cercavano di giocare anche tantissimi bambini della stessa età dei vostri figli, ma che spesso venivano separati dalle madri, dietro quel filo spinato però non si sentivano urla di gioia, allegria, ma un solo grande silenzio.

Dietro quel filo spinato e con addosso quei quattro stracci che voi avete indossato, si è spenta anche la vita del piccolo Sergio Di Simone deportato ad Auschwitz a soli sei anni, innocente, solo perché desiderava andare a trovare la sua mamma. Il dottor Joseph Mengele, il medico che condusse esperimenti sugli esseri umani ad Auschwitz torturando e uccidendo almeno tremila persone tra cui bambini, moltissime donne gravide e 850 gemelli, si presentò alla sua baracca chiedendo ai bambini di farsi avanti se volevano andare a trovare la mamma. Sergio purtroppo si fece avanti e insieme ad altri 19 bambini fu una delle tante cavie umane per gli esperimenti sulla tubercolosi. Ecco le cavie umane innocenti e costrette a sperimentare sulla loro pelle farmaci e medicine, ecco chi furono quelle cavie umane la cui vita, per i medici nazisti, valeva quasi nulla e la cui morte veniva considerata un semplice incidente di percorso a cui non dare neanche la minima importanza.

Davvero oggi alcuni hanno l’ardire di considerarsi cavie umane quando volontariamente si sottopongono alla vaccinazione per cercare di diminuire il rischio di contagiarsi e la probabilità di finire intubati dentro i reparti di terapia intensiva degli ospedali?

Ma torniamo a Sergio entrato vivo il giorno del suo settimo compleanno, il 29 novembre del 1944, nel campo di concentramento di Neuengamme e ucciso nella notte tra il 20 e il 21 aprile 1945 nella scuola amburghese di Bullenhuser Damm, dove a lui e ad altri bambini venne iniettata una dose di morfina prima di essere impiccati alle pareti della stanza. La storia di Sergio si intreccia con quella di migliaia di bambini e di persone che hanno fatto la stessa fine, migliaia di persone che “non furono protette da quel filo spinato” e che entrarono vivi dentro quei campi di concentramento, “che non servivano per concentrarsi”, e ne uscirono solamente attraverso il fumo dei forni crematori. Adesso, non provate vergogna per esservi paragonati alla condizione che ha portato alla morte milioni di persone?