Società

Al green pass opponiamo una critica ecopacifista. Ecco le ragioni del nostro appello

Un gruppo di persone, che si riconosce nei valori della nonviolenza e dell’ecologia, un giorno di metà ottobre 2021 si è messa a pensare e a scrivere. È venuta fuori una lettera aperta per un cammino non violento ed ecologista.

Ci siamo chiesti perché diavolo in questo periodo così surreale non si possa coltivare un pensiero critico che metta la salute (nel suo aspetto globale), il rispetto e la nonviolenza al centro del dibattito. Ci siamo chiesti il perché di questa narrazione “bellica” che tende a mettere in un angolo anche il semplice diritto al dubbio e il perché del green pass, come misura di controllo spinta all’estremo, che colpisce studentesse e studenti, lavoratori e lavoratrici, spaccando la società e dando luogo a discriminazioni.

Essere dipendenti da un Qr code per entrare in ogni luogo, ed esercitare ogni basilare diritto, è piuttosto straniante. Pensate ad esempio ad un lavoratore straniero, vaccinato con altri vaccini riconosciuti dall’Oms ma non dall’Europa, che non può ottenere il green pass e rischia di perdere il lavoro. Situazioni gravissime, eppure da sinistra un silenzio tombale.

Allora ci siamo fatti sentire noi, dal basso, una piccola massa critica ecopacifista. In questi giorni ho parlato con tante persone, tantissimi ci hanno ringraziati, definendo la lettera “una boccata di aria fresca” altri ci hanno detto che erano d’accordo col contenuto della lettera, ma non volevano esporsi, visti “i tempi che corrono”. La stampa per ora ha dato poco spazio alle voci critiche (non a caso viviamo in un paese che secondo il World Press Freedom Index, è al 41° posto, ultimo fra i paesi europei).

Dobbiamo invece esporci, metterci la faccia, perché altrimenti lasceremmo la “piazza” del dissenso a personaggi eversivi, neofascisti, e al complottismo più folle (stile Monsignor Viganò).

Questa lettera è stata sottoscritta da donne e uomini di tutta Italia, poeti come Franco Arminio, camminatori come Paolo Piacentini, giornalisti ecopacifisti come Marinella Correggia, ma anche sindaci di piccoli borghi (Domenico Finiguerra), insegnanti, attivisti, educatori…

A chi ci contesta che la scienza non si discute noi rispondiamo che sul green pass e sulla gestione della pandemia la differenza tra i singoli Stati, anche all’interno dell’Unione Europea, è molto forte, e nessuno ha un green pass così repressivo come quello italiano. Perché quindi non si può discutere e criticare apertamente questa misura, che è meramente “politica”?

Valentina, firmataria della lettera dice: “Viviamo in un paese dove multinazionali e mafie inquinano quotidianamente in totale impunità minacciando la salute pubblica, in un paese che per 20 anni ha tagliato le spese della sanità pubblica. Uno stato che aumenta le spese militari e che usa fondi pubblici e perfino europei per respingere gli immigrati (parliamo di 1 miliardo e 322 milioni di euro). Come possiamo credere che questo Stato voglia davvero tutelare la salute pubblica?”.

Non è complottismo, è solo vedere la realtà, quello che accade ogni giorno. E quello che vediamo è una pericolosa polarizzazione e radicalizzazione del conflitto: da una parte i gruppi più violenti ed eversivi che cavalcano il malessere sociale, dall’altra il blocco di potere politico-industriale-mediatico che governa il paese e che impone il suo programma liberista, continuando a devastare l’ambiente, senza alcun “lasciapassare”. Siamo schiacciati da modelli socio-economici e stili di vita insostenibili che nessuno ha realmente intenzione di cambiare.

Eppure in questi due anni di pandemia abbiamo visto scatenarsi guerre all’untore e ai pericoli della salute pubblica che sono stati, nell’ordine, mamme e bambini che provavano a passeggiare al parco, poi i runners solitari catturati dai droni, a seguire la guerra all’untore era diretta a chi abbassava la mascherina all’aperto, poi ai non vaccinati o ai vaccinati con vaccini non occidentali, e ora è untore chi sciopera contro il governo. Tutta questa gente, anche dalla sinistra, è stata considerata “gentaglia”, non degna di rispetto.

Tutto questo è un grave problema politico, culturale, non tanto sanitario. Abbiamo ascoltato interminabili hate speech, linguaggi violenti, umilianti, disumanizzanti verso chi non la pensa allo stesso modo (da ambo le parti ma la potenza di fuoco era soprattutto governativa). Abbiamo ascoltato noiose spiegazioni di psicologia delle masse e imbarazzanti comizi in cui i politici illustravano i modellini comportamentali (ma qualcosa deve essere andato storto nello “strumento geniale” di Renato Brunetta). Abbiamo sussultato alla malaugurata proposta di un sistema sanitario dove chi non è vaccinato (colpevole senza appello) debba pagarsi le cure (quindi anche chi fuma e mangia troppo?).

Il continuo martellamento di messaggi ansiogeni, repressivi e colpevolizzanti ha contribuito ad aumentare il malessere psicologico e psichiatrico, a creare personalità deviate, ossessionate e sempre più assuefatte agli ordini, incapaci di reagire e pensare criticamente. E la situazione andrà peggiorando se non stoppiamo questo fiume in piena. La scuola, benché in presenza, è sempre più “ingessata” e chiusa in sé, con progetti e realtà educative innovative (ricordiamo ad es. Bimbisvegli), bloccate da regole senza senso.

La lettera vuole essere un appello a riscoprire un equilibrio perduto, un’armonia nel cammino. Anche perché il cammino che ci aspetta è lungo, ed è ora (forse già tardi) di fronteggiare seriamente l’emergenza climatica ed ambientale (da cui dipende la salute pubblica).