Diritti

Referendum cannabis, il decongestionamento delle carceri deve partire da qui

Il referendum sulla legalizzazione della cannabis, promosso dall’Associazione Luca Coscioni e supportato da un nutrito cartello di organizzazioni tra cui Antigone, ha superato da tempo la soglia delle firme da raccogliere, con un evidente entusiasmo specialmente da parte delle nuove generazioni. Il tema riguarda molti ambiti diversi, tra cui quello di cui Antigone si occupa. Racconto alcuni fatti, non a tutti noti.

Alla fine dello scorso anno erano 12.143 le persone in carcere per violazione dell’articolo 73 del Testo Unico sulle droghe (dalla coltivazione, alla detenzione, allo spaccio di sostanze stupefacenti), mentre erano 938 i detenuti per violazione dell’articolo 74, ovvero per il reato associativo. Coloro che si trovavano in carcere con entrambe le imputazioni erano 5.616. Parliamo in totale di 18.697 persone, ben il 35% della popolazione detenuta complessiva. Nel corso dell’anno gli ingressi in carcere per motivi di droga sono stati 10.852, il 30,8% del totale.

Al 30 giugno di quest’anno le cose non andavano meglio. Erano 19.260 le persone detenute per violazione del Testo Unico (il 15,1% sul totale delle imputazioni). Di queste, 658 erano donne e 18.602 uomini e il 33% era composto da stranieri. Al di là del reato commesso, oltre un detenuto su quattro è tossicodipendente (erano 14.148, il 26,5% del totale, alla fine dello scorso anno). Nel momento storico attuale il dato è ancor più preoccupante, se si pensa alla maggiore esposizione a malattie infettive cui sono soggetti.

Nel corso del 2020, il 38,6% delle persone che hanno fatto ingresso in carcere era costituito da tossicodipendenti. Negli ultimi quindici anni, tra il 2005 e il 2020, vi è stata un’enorme crescita – pari a 10 punti percentuali – nella presenza in carcere di detenuti tossicodipendenti.

Il decongestionamento delle carceri deve partire da qui. E questo deve accadere tanto per motivi etici (le scelte individuali non lesive del prossimo non vanno punite ma orientate culturalmente e socialmente), quanto per motivi giuridici (deve essere reato solo ciò che davvero offende un bene costituzionalmente protetto, non devono esistere reati senza vittime) e per motivi di politica criminale (la war on drugs ha fallito in tutto il mondo, tranne che nel favorire gli imperi economici delle organizzazioni criminali).

Oggi le carceri italiane, se teniamo conto dei posti letto di fatto inagibili seppur conteggiati nelle statistiche ufficiali, ospitano circa 7-8 mila persone in più rispetto alla loro capienza. Il sovraffollamento, causa a propria volta di diritti negati, sarebbe risolto da una diversa normativa sulle droghe. Se un detenuto costa in media a tutti noi 130 euro al giorno, una persone ospitata in Comunità costa almeno quattro volte di meno.

Il referendum sulla cannabis legale è un primo e fondamentale passo nella direzione eticamente più giusta e politicamente più razionale. Ci auguriamo che si possa dare presto la parola ai cittadini.