Diritti

Cannabis, governo approva la proroga che salva il referendum: Lega si astiene. La norma riguarda anche le firme contro il green pass

La raccolta firme per la consultazione rischiava di saltare per via dei ritardi burocratici dei Comuni sulle certificazioni. Cappato su Twitter: "È importante la pubblicazione immediata in Gazzetta ufficiale, perché alle 13 domani (giovedì, ndr) ci sarebbe la scadenza in Cassazione"

Il consiglio dei ministri ha dato il via libera al decreto legge che proroga di un mese i termini in scadenza per i referendum, l’assegno unico e l’Irap. La norma salva la raccolta firme per la consultazione sulla cannabis, che rischiava di saltare per via dei ritardi burocratici dei Comuni sulle certificazioni dei nominativi. La Lega non ha partecipato al voto: i ministri del Carroccio hanno espresso dissenso sulla scelta di prorogare i termini. Eppure la proroga si applicherebbe anche al referendum contro il Green pass.

“Il governo ha approvato la proroga”, festeggia su Twitter Marco Cappato, uno dei promotori del referendum sulla cannabis. Poi sottolinea l’astensione della Lega: “Preferivano il sabotaggio“. La battaglia però non è ancora finita: “È importante la pubblicazione immediata in Gazzetta ufficiale, perché alle 13 domani (giovedì, ndr) ci sarebbe la scadenza in Cassazione”, rimarca Cappato, rivolgendosi a Palazzo Chigi.

Martedì sera i promotori del referendum hanno organizzato un presidio davanti a Montecitorio per chiedere la proroga, resasi necessaria per via dei ritardi dei Comuni che non hanno rispettato i tempi previsti per far arrivare le firme certificate. Inadempienze che hanno reso impossibile la presentazione dei nominativi entro la scadenza del 30 settembre, ultimo giorno per la consegna delle sottoscrizioni in Corte di Cassazione. Anche grazie alla possibilità della sottoscrizione online, infatti, la raccolta si è conclusa in tempi record e i promotori spiegano di aver fatto pervenire i nominativi ai Comuni già lo scorso 22 settembre. Poi lo stesso Comitato ha dovuto diffidare 1.400 amministrazione locali “perché rispondessero nelle 48 ore previste dalla legge”.