Diritti

Cannabis legale, tutto quello che c’è da sapere sul referendum: dalla coltivazione per uso personale alle condotte che restano reato

Dall'abolizione del reato di coltivazione all'eliminazione della sospensione della patente di guida. Ecco cosa chiede il referendum sulla cannabis legale e quali effetti avrà

In una settimana – era l’11 di settembre quando è stata avviata – la raccolta firme per il referendum sulla cannabis legale ha superato le 500mile adesioni necessarie per indire la consultazione. Complice la possibilità di sottoscrivere la proposta in modo digitale (grazie allo Spid), decine di migliaia di persone, in tutta Italia, hanno firmato per sostenere l’iniziativa promossa, tra gli altri, dall’Associazione Luca Coscioni, Meglio Legale e dai Radicali italiani. Il tutto nel trasversale silenzio che ha percorso i grandi partiti che siedono in Parlamento. Finché non si è arrivati al 24 di settembre, giorno in cui Marco Cappato e Riccardo Magi (+Europa), insieme ai promotori (con in testa il presidente Marco Perduca), hanno denunciato il rischio di un fallimento: i Comuni hanno dichiarato di non riuscire a inviare al comitato referendario i certificati elettorali (collegati alle firme) in tempo. Ma cosa prevede, esattamente, il referendum?

Referendum cannabis legale: tutto ciò che c’è da sapere – Il quesito referendario, già pubblicato in Gazzetta Ufficiale, si compone essenzialmente di tre punti. Eccoli: 1) abolisce il reato di coltivazione di cannabis (eliminando la parola “coltiva” dall’elenco di ciò che è vietato fare); 2) cancella le pene detentive collegate alla coltivazione (attualmente, da due a sei anni) 3) elimina la sospensione e il ritiro della patente di guida per chi coltiva cannabis (ma non per chi si mette alla guida sotto l’uso di tale sostanza). Nel quesito, che inizierà con la classica domanda “Volete voi abrogare”, questi tre aspetti saranno inglobati in un’unica domanda. Dunque non sarà possibile votare in modo disgiunto (a meno che la Corte Costituzionale non ne respinga uno o più di uno, e a quel punto il quesito verràriformulato).

Cosa succede se vince il sì al referendum – Grazie ai punti 1) e 2), che abbiamo descritto sopra, il delitto di coltivazione illecita viene eliminato, e con esso le relative pene detentive. Ciò significa che chi coltiverà cannabis non andrà in carcere. Qui c’è un punto tanto fondamentale quanto evidente: potrà farlo unicamente per sé, perché la coltivazione di marijuana ai fini dello spaccio resta punibile. Grazie al punto 3), invece, sul versante amministrativo, viene cancellata la sanzione accessoria della sospensione della patente per chi detiene cannabis. Anche qui, è importante sottolineare: per il proprio consumo e non per la vendita e/o cessione ad altre persone. È escluso il caso, come anticipato, di guida sotto l’effetto di tale sostanza. Per sintentizzare, perciò, non si commetterà alcun reato se, in casa, si avrà una piccola coltivazione di cannabis. Al contrario, continuerà a essere punito chi possiede una grande coltivazione che non giustifica l’uso personale.

In quali casi la coltivazione di cannabis rimane un reato – Come anticipato, il referendum non tocca la norma del Testo unico sugli stupefacenti che dispone il divieto di fabbricazione o produzione illecita di stupefacenti non destinati all’uso personale senza autorizzazione (quella che può essere rilasciata, per esempio, nel caso della cannabis terapeutica, che infatti è già legale). Naturalmente, rimarrà reato l’associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di cannabis, perché la relativa norma penale non è toccata dal referendum. Per ricapitolare, dunque, in base al referendum, la coltivazione non sarà più reato soltanto quando il suo fine è il consumo del coltivatore stesso.