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Caricatore universale, l’Ue svela il cavo unico per tutti i dispositivi: “Riduce gli sprechi”. La minaccia di Apple : “Rincari sui prezzi”

La Commissione ha avanzato una proposta legislativa che impone ai produttori di armonizzare dal 2024 le porte di ricarica per ridurre i rifiuti elettronici. Infuriata l'azienda californiana, che per proteggere il suo standard promette un aumento della spesa per i consumatori di 1,5 miliardi

Un caricabatterie universale utilizzabile per qualsiasi dispositivo mobile. È questa la proposta legislativa al 2024 che la Commissione europea ha presentato oggi, giovedì 23 settembre, a Bruxelles. Una mossa pensata per ridurre di 980 tonnellate la quantità annua di rifiuti elettronici prodotti nel Continente ma che potrebbe costringere alcuni produttori a modificare le proprie linee con ripercussioni sui consumatori.

Finalizzata dal commissario europeo per il Mercato interno, Thierry Breton, la richiesta agli operatori prevede in particolare di armonizzare le porte di ricarica utilizzando quelle di tipo Usb-C, attualmente presenti in quasi tutti i dispositivi Android con tassi di diffusione che superano l’80%, e di rendere i relativi protocolli software interoperabili tra marchi. Non solo: nell’ottica di contenere gli scarti e favorire la transizione digitale, le aziende dovranno anche smettere di vendere caricatori nuovi, dando agli utenti la possibilità di usare i loro vecchi cavi per gli smartphone, i tablet, le cuffie e gli altoparlanti appena acquistati.

Tutte misure dall’impatto non irrilevante sui costi delle società interessate e in particolare di Apple, l’unica a non utilizzare ancora lo standard che invece altri colossi come Samsung, Xiaomi e Huawei hanno condiviso già da qualche anno. Non a caso, il colosso di Cupertino si era messo sulle difensive già nel 2020, quando il Parlamento europeo aveva invitato la Commissione ad avanzare sul progetto. Per l’azienda fondata da Steve Jobs, la standardizzazione dei cavi rappresenterebbe “un ostacolo all’innovazione” oltre che una minaccia alla sua tecnologia proprietaria, il sistema Lightning. Da qui, l’annuncio dai toni minacciosi di qualche giorno fa sul fatto che la conversione provocherà rincari pari 1,5 miliardi di dollari: si tratta di una cifra non indifferente per i potenziali acquirenti, che per un caricatore originale già pagano in media 35 euro. Resta comunque il fatto che Apple, così come gli altri marchi sul mercato si stanno ormai orientando verso i sistemi di ricarica wireless.

Abbiamo dato all’industria tutto il tempo per trovare le proprie soluzioni, ora i tempi sono maturi per un’azione legislativa per un caricabatterie comune. Questa è una vittoria importante per i nostri consumatori e per l’ambiente e in linea con le nostre ambizioni verdi e digitali“, ha dichiarato la vicepresidente esecutiva per un’Europa pronta per l’era digitale, Margrethe Vestager. Le ha fatto eco anche Breton, secondo cui la misura rappresenta “un passo importante per aumentare la praticità e ridurre gli sprechi“. “Non è contro qualcuno, Apple o altri”, ha aggiunto il commissario, spiegando di aver avuto contatti con l’amministratore delegato dell’azienda americana, Tim Cook, anche se su argomenti diversi.

“Se la proposta verrà attuata, produrrà innegabili vantaggi sul fronte ambientale, considerato che sono ben 51 mila le tonnellate di rifiuti derivanti dai soli caricatori e che ogni cittadino Ue produce ogni anno circa 16,6 kg di rifiuti elettronici”, ha commentato il presidente di Consumerismo No profit, Luigi Gabriele. Che però avverte: “Si tratta tuttavia di un vantaggio solo apparente, perché i produttori di telefonini potrebbero rifarsi dei minori guadagni derivanti dalla decisione dell’Ue aumentando i prezzi al dettaglio dei propri prodotti e rivalendosi quindi sui consumatori”.