Calcio

Ti ricordi… Il sindaco Marco Osio, primo (e unico) italiano ad aver giocato in Brasile dopo i fasti col Parma di Scala

Madeleine: una data, un ricordo, un personaggio - La rubrica del venerdì de ilfattoquotidiano.it: tra cronaca e racconto, i fatti più o meno indimenticabili delle domeniche sportive degli italiani

Parliamoci chiaro: “Andare in Brasile con Roberto” va bene in Holly e Benji. In un cartone giapponese può starci come il campo in pendenza e lungo una ventina di chilometri, come la catapulta infernale e tutto il resto. Nella realtà ad andare a giocare a pallone in Brasile ci pensano in pochi, specie se europei, specie se italiani a cavallo tra gli anni ’80 e ’90: vengono i brasiliani, se forti, a giocare in Italia, non il contrario. Non ci pensa ad andare a giocare in Brasile uno che non solo fa il calciatore in A, ma che è pure “il Sindaco” della città dove gioca. Un sindaco pensa ad altro: a prendersi delle responsabilità, a mettere la firma su cose importanti, tipo un gol al 90esimo alla prima di campionato, 30 anni fa, pareggiando una partita cominciata male, con la Lazio in vantaggio. Un sindaco fa questo: Marco Osio da Ancona, ma nel 1991 sindaco di Parma già da qualche tempo, fa questo. Fa gol pesanti: non molti, ma pesanti, e scelte importanti. E quello alla Lazio di 30 anni fa non è certo il più importante. La sua avventura tra i professionisti era partita col Toro: cresciuto nelle giovanili granata sognava di imitare Zaccarelli ma insomma, troppo giovane, colleziona solo sei presenze e viene mandato all’Empoli, appena promosso in A.

Ai sindaci, si sa, le inaugurazioni piacciono e contro l’Inter il giovane Osio segna il suo primo gol in A, che è pure il primo dell’Empoli in A, in una vittoria storica. Un bel tipo Osio: un look particolare, coi capelli lunghi e arruffati, i baffi e la barba, un modo di giocare atipico, con un fisico importante, da centravanti, ma coi piedi delicati e la mente del trequartista, la lingua e le idee svelte, da leader. Lo prende il Parma, che è in rampa di lancio: prima con Zeman, poi con Scala, per arrivare in Serie A assieme ai compagni Alessandro Melli, Lorenzo Minotti, Daniele Zoratto. Il primo gol nella partita decisiva per andare in B? Suo, contro la Reggiana, in una gara finita 2 a 0 col secondo firmato da Melli. E il gol della prima storica vittoria in Serie A alla terza di campionato contro il Napoli di Zola e Careca? Di Marco Osio, naturalmente. E a questo punto il baffuto anconetano non è più solo e banalmente “parmense d’adozione” no, per i tifosi è proprio “il Sindaco” di Parma, tanto più se tra la piazza gialloblù e la sindaca dell’epoca, Mara Colla, i rapporti sono burrascosi per via dello stadio Tardini. All’esordio in A, gli emiliani sono a tutti gli effetti una sorpresa: vincono e scalano posti in classifica, arrivando al sesto posto finale, che garantisce loro l’accesso in Europa.

La nuova stagione non parte bene: 2 vittorie in 11 partite in campionato, la Coppa Uefa salutata subito, con l’eliminazione ad opera del Cska di Sofia mentre in Coppa Italia la squadra di Scala sembra avere una marcia in più. I ducali superano la Fiorentina agli ottavi, il Genoa a quarti e in semifinale hanno la meglio anche sulla Samp campione d’Italia: la finale contro la Juve parte male, con la sconfitta al Delle Alpi ad opera di Roby Baggio, ma al ritorno al Tardini Melli rimette la situazione in parità…e poi arriva il 2 a 0 che regala al Parma il primo storico trofeo. Autore del gol? Osio, ovviamente. Ed era in campo, il Sindaco, anche a Wembley, l’anno dopo: quando il Parma vince contro l’Anversa la Coppa delle Coppe. Tanzi sogna in grande, e porta al Parma campioni come Hristo Stoichkov e altri: per Osio lo spazio è poco e dunque fa una scelta di cuore, torna lì dove tutto era iniziato, al Toro. Ma cominciano i problemi fisici e il Torino ha serie difficoltà: restare è impossibile e il rientro al Parma pure e allora ecco la scelta di vita. Il patron Tanzi è proprietario anche del Palmeiras, attraverso la Parmalat: e allora perché non andare a giocare in Brasile?

Dall’Italia al Brasile per giocare a pallone non s’era mai visto, e davvero nel 1995 l’unico che sognava di andarci era Oliver Hutton, per seguire il suo allenatore e mentore, Roberto Sedinho. Ma è un cartone animato, Marco Osio invece lo fa nella realtà: va al Palmeiras, peraltro indesiderato dal Roberto Sedinho di turno, il mister Carlos Alberto Silva che dirà di aver chiesto Dino Baggio, non Osio. La musica però cambia: Silva va via e arriva Luxemburgo, che per i giocatori dai piedi buoni ha un debole. Ha già in squadra Cafu, Rivaldo, Djalminha, Flavio Conceicao, manda dentro anche Osio, 20 volte, che ricambia con un gol e diversi assist: il Palmeiras è troppo forte rispetto alle avversarie e vince il campionato a mani basse. Il sindaco festeggia e saluta: aspetta un bimbo, meglio farlo nascere in Italia. Qui le porte del grande calcio per lui sono chiuse ormai: va in C a Saronno, poi a Pistoia e infine a Faenza per poi chiudere la carriera. È ancora oggi l’unico italiano ad aver giocato in Brasile…e naturalmente è ancora oggi il sindaco di Parma, perché si sa, i sindaci passano, Il Sindaco resta.