Lavoro & Precari

Green pass, Landini conferma la linea: “Non deve discriminare”. Ma Sbarra (Cisl) rompe gli indugi: “Prevedere obbligo di vaccinazione”

Il leader Cgil ripete di non voler strizzare l'occhio ai no vax ma al tempo stesso evoca rischi di discriminazione nel caso sia richiesto per andare in mensa. Tridico (Inps): "Favorevole all'obbligo per entrare nei luoghi di lavoro". Protesta contro la decisione della Suba Seeds di imporre il tampone ogni 72 ore a un costo di 25 euro a chi non è vaccinato

In vista della ripresa di tutte le attività produttive dopo la pausa ferragostana, continua il dibattito sul green pass per accedere alle mense e non solo. Il presidente dell’Inps Pasquale Tridico intervistato da Repubblica si dice – a titolo personale – del tutto favorevole all’obbligo anche per entrare nei posti di lavoro. “Come professore universitario mi farebbe piacere che il mio rettore mi dicesse: senza il Green pass non puoi entrare in aula perché rischi di contagiare gli studenti”, spiega. Mentre i sindacati si dividono: se il segretario generale della Cgil Maurizio Landini continua a fare distinguo, chiedendo “una strategia complessiva” e limitandosi a dire che “è responsabilità del governo e del Parlamento di rendere per legge obbligatoria la vaccinazione. Se lo fanno, noi siamo d’accordo”, il leader della Cisl Luigi Sbarra dal Meeting di Rimini rompe gli indugi e chiede esplicitamente che si “approvi subito una legge che preveda l’obbligo alla vaccinazione per tutti i cittadini“.

Landini afferma in premessa che vaccinarsi “contro il Covid è anche un dovere sociale. Noi non siamo mai stati No vax“, rimarca, e “siamo per la sospensione dei brevetti affinché tutti nel mondo si possano gratuitamente vaccinare, solo così si possono sconfiggere le varianti e quindi il virus”. Ma “è responsabilità del governo e del Parlamento di rendere per legge obbligatoria la vaccinazione. Se lo fanno, noi siamo d’accordo. Non è il momento delle divisioni e delle strumentalizzazioni”. Per il momento però – in assenza di una legge – la parola d’ordine resta “no alle discriminazioni”. Quindi no al green pass per pranzare: “Le mense aziendali non sono un ristorante. I lavoratori sono già tracciati e da un anno e mezzo, le mense sono organizzate secondo i protocolli di sicurezza: mascherine obbligatorie, separatori di plexiglass e turni”. Con Cisl e Uil è stato chiesto “un incontro ai ministri della Salute e del Lavoro Roberto Speranza e Andrea Orlando con l’obiettivo di mantenere il diritto del servizio mensa per tutti i dipendenti”.

Intanto, mentre Federmeccanica chiede l’obbligatorietà del pass per entrare in azienda e Fipe Confcommercio promuove il certificato, ogni gruppo si regola a modo suo. La Suba Seeds, eccellenza romagnola che a luglio è passata sotto il controllo del colosso svizzero dei fertilizzanti Syngenta, a sua volta controllata da ChemChina, impone da lunedì 23 agosto il tampone a chi non ha il Green pass. Da ripetere ogni 72 ore a un costo di 25 euro “addebitato nella paga mensile del dipendente”. Immediata la reazione di Cgil, Cisl e Uil dell’Emilia-Romagna secondo cui “non c’è alcuna norma che autorizzi i datori di lavoro a prendere provvedimenti su questioni di salute pubblica, che devono rifarsi esclusivamente a leggi dello Stato e non a regolamenti interni”. I sindacati ribadiscono che senza regole precise si rischia il caos. “Per evitare il Far West nelle aziende, è necessario che governo e Parlamento decidano se rendere obbligatoria per legge la vaccinazione anti Covid e sanare così nei luoghi di lavoro situazioni al di fuori di ogni regola”.