Politica

M5s, nel nuovo statuto la stella della Giustizia Sociale

Ci sono significativi cambiamenti che stiamo realizzando. Cambiamenti che hanno da sempre trovato ostacoli nei governi precedenti al 2018. Tra i più importanti c’è la realizzazione dei Lep (Livelli Essenziali delle Prestazioni) che possiamo chiamare semplicemente Diritti dei cittadini. Una misura che trova la sua concretezza nell’ultima legge di bilancio, quando abbiamo aumentato le risorse per i comuni e le loro politiche sociali con 215,9 milioni per il 2021 per arrivare a 650,9 milioni nel 2030, definiti nuovi criteri per contrastare le disuguaglianze tra cittadini e territori, cancellato il principio della spesa storica che penalizzava il sud e inserito un monitoraggio capace di spingere i comuni a fare bene e a non sprecare risorse, pena la restituzione delle risorse allo stato nazionale.

La nuova Carta dei Principi e dei Valori che l’Assemblea nazionale degli iscritti del Movimento 5 Stelle voterà questa settimana (www.movimento5stelle.eu) nel nuovo statuto spinge in modo deciso in questa direzione, con la terza stella della Giustizia Sociale e il “principio di sussidiarietà”. Una presa di posizione forte, che vuole affermare che “la buona politica deve combattere e annullare le disuguaglianze economiche e sociali, di genere, territoriali, affinché ciascuno possa avere le stesse opportunità” e “i bisogni dei cittadini possono essere soddisfatti grazie agli enti territoriali più vicini o dalle iniziative degli stessi cittadini”.

Per questo l’ampliamento dell’offerta culturale destinata ai ragazzi fragili e introdotta con la Card Cultura per l’acquisto di libri, e a breve la fruizione di musei, concerti e teatri è uno degli strumenti cardine che il M5s ha scelto per richiamare tutti all’impegno e al coinvolgimento verso le fragilità del paese, così come ha scelto di investire nelle comunità educanti in grado di creare la rete che manca a supporto delle azioni eroiche di tante scuole e docenti nei territori più complessi.

Il nuovo Piano nazionale infanzia e adolescenza ha lo scopo di tutelare i diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva e di ridefinire integralmente i temi di Lea e Lep. Tale progetto coinvolge tutti i soggetti utili: terzo settore, società civile, soggetti pubblici e territori, soggetti privati, università e ricerca e ha come focus 3 assi principali: educazione, equità, empowerment. I suoi obiettivi si integrano con i diritti e le strategie internazionali ed europee, a partire dalla Convenzione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo del 1989, l’Agenda 2030 e l’European Child Guarantee.

Rispetto a quest’ultimo punto, è bene menzionare che nell’ambito del progetto europeo Child Guarantee, l’Italia è stata scelta dall’Europa per sviluppare uno tra i progetti pilota tesi al contrasto delle diseguaglianze e al riconoscimento ai bambini che vivono nelle famiglie più vulnerabili i diritti elementari come la salute, la corretta alimentazione, un’istruzione e un’abitazione adeguata. Un riconoscimento al lavoro del nostro Paese durante la pandemia nel tutelare i minori fragili. Un lavoro che si inserisce in tutta una serie di progetti avviati dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, come ad esempio il Reddito di Cittadinanza, che ha coinvolto 800mila minori beneficiari ed è stato strumento fondamentale di lotta all’indigenza durante il lockdown.

Ed è proprio a partire dalle evidenze emerse della crisi sanitaria, che ha acuito le già forti disuguaglianze nel Paese, che nel Pnrr sono presenti cospicue risorse destinate all’infanzia e all’istruzione, con l’obiettivo di sostenere la natalità e investire nell’educazione dei bambini, incoraggiando al tempo stesso il lavoro femminile. Mi riferisco ai 4,6 miliardi stanziati per i servizi educativi di prima infanzia e la creazione di 228mila nuovi posti per asili nido e scuola dell’infanzia, al miliardo per le mense e la diffusione del tempo pieno nelle scuole, ai 3,9 miliardi destinati all’edilizia scolastica e al miliardo dedicato alla riduzione del divario territoriale per quei progetti utili a intervenire sulle competenze di base.

Il Family act si pone, infine, anche l’obiettivo di contrastare la povertà minorile supportando le famiglie per le spese educative, sportive e culturali e istituendo un assegno universale mensile per ogni figlio a carico fino all’età adulta, attivo già con l’assegno ponte votato dal Parlamento a luglio. Un beneficio che arriva per la prima volta ad autonomi, disoccupati e anche percettori di reddito con importi legati all’Isee: si passa da 167 euro con nuclei familiari con Isee inferiore a 10mila euro annui mensili (48% dei minori) a 30 euro per le famiglie con i redditi più alti.