Cronaca

Voghera, le testimonianze: “Adriatici? Si atteggiava a sceriffo”. “Quando era poliziotto scendeva con la pistola se fumavamo in giro”

“Lo chiamavamo sceriffo per l’atteggiamento, che non era quello di un assessore. Il primo atto che ha fatto in comune è stato il Daspo a una persona che chiedeva l’elemosina”. Così il coordinatore del partito “La buona destra” di Voghera, Giampiero Santamaria, descrive Massimo Adriatici, l’assessore leghista alla Sicurezza arrestato per aver sparato e ucciso un uomo di origine straniera, Youns El Boussetaoui, in seguito a una lite. Santamaria parla apertamente di “far west”. “La vittima? Non era certo un delinquente, non era pericoloso. Era seguito dai servizi sociali e dalla Caritas”. Versione confermata anche da un altro cittadino che conosceva il 39enne. “Era una persona problematica, non un aggressore. Era più da manicomio”. Mentre un altro abitante racconta: “Quando era ancora poliziotto Adriatici scendeva spesso giù con la pistola perché noi ragazzi ci fumavamo le canne. Era un po’ esaltato”. La dinamica dell’accaduto non è ancora chiara. Secondo le prime ricostruzioni dei Carabinieri e le dichiarazioni dello stesso Adriatici, l’assessore ha esploso un colpo di pistola accidentalmente a causa di una caduta. “Stavo passeggiando in piazza Meardi quando ho notato quell’uomo infastidire i clienti di un bar”, ha dichiarato Adriatici, ex funzionario di polizia, parlando al magistrato. “Mi sono avvicinato, l’ho redarguito invitandolo ad andarsene e a quel punto ho chiamato la polizia. Sentendo la mia telefonata, mi ha spinto facendomi cadere. È stato a quel punto che dalla pistola già impugnata è partito il colpo”.