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Salvini, Renzi e Meloni ‘immuni’ al vaccino: potrebbero farlo da mesi ma lo rimandano strizzando l’occhio alla galassia dei contrari

Hanno tutti l'età per prenotare la loro dose ma si guadano bene dal farlo o dal pubblicizzarlo. Di loro sappiamo se mangiano la Nutella, quando donano il sangue e come esultano per la Nazionale. Ma ancora oggi i tre leader si tengono lontani dai centri vaccinali con le scuse più strane. Le seconde file dei loro partiti invece corrono a farsi immunizzare pubblicizzando la scelta per senso civico. Ecco tutte le scuse e le risposte con cui hanno dribblato la questione

Milioni di italiani hanno aspettato il vaccino come la salvezza, altri l’hanno accettato come un obbligo. Alcuni leader politici invece lo scansano ancora oggi come la peste, quasi fosse il virus e non la cura. Sono Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Matteo Renzi, i leader “senza immunità”. Il primo da maggio va ripetendo “aspetto il mio turno”. Quando poi arriva – fatalmente – non si presenta. Salvini ha compiuto 48 anni e nella sua regione poteva essere vaccinato dal 20 maggio scorso. Lui stesso aveva annunciato di aver prenotato la somministrazione per il 28 giugno. All’appuntamento però non si è presentato per asseriti impegni in tribunale. Così il 29 giugno, davanti alle telecamere in quel di Gallarate, dove era per un comizio a sostegno del candidato sindaco della Lega, a precisa domanda rispondeva: “ Purtroppo neppure ieri sono riuscito a farlo, ero impegnato per un processo. Mi sono riprenotato, adesso quando mi chiamano vado”. Poco tempo prima aveva sviato così la domanda della conduttrice di Otto e mezzo, Lilli Gruber. “Mi sono prenotato e spero di farlo entro giugno. Non ho ancora ricevuto la data”. “Ma gliela danno subito”, aveva replicato la giornalista. Il leader della Lega aveva poi sottolineato di non voler mostrare sui social il momento in cui gli verrà iniettata la dose. Insomma: va bene condividere pizza, nutella, festini da spiaggia ed esultanze per la nazionale italiana, foto delle proprie donazioni di sangue e via dicendo, ma la puntura di vaccino quella no. Di fatto, la partita di Salvini con l’ago pare rimandata ad agosto, a sfregio anche dell’imperitura immagine di efficienza che la “sua” regione continua a pubblicizzare.

La Meloni però non è da meno. Parlando di vaccini, li magnificava sui social come una vera benedizione, soprattutto in polemica contro il governo Conte Bis e Arcuri accusati di imperdonabili ritardi nella pianificazione. Erano allora “una delle più grandi conquiste”. Ebbene, dopo aver annunciato di aver prenotato la prima dose 35 giorni fa, è calato il silenzio. Ospite a “L’Aria che tira” su La7 il 10 giugno la Meloni è costretta a rispondere a Mirta Merlino: “Allora, si vaccina?”. La leader di Fratelli d’Italia annunciava solo allora di essersi “prenotata”, precisando che non sarebbe stato AstraZeneca. Sarà stato poi Pfizer, Moderna e Johnson & Johnson? Nessuno lo sa, perché non ne ha più parlato. Il tema si è come eclissato, lo stesso post pro-vaccini è stato rimosso. La polemica si è spostata semmai sul Green Pass, che ai suoi occhi rappresenta una pericolosa deriva verso una “società orwelliana”.

Stiamo parlando dei leader del primo e del secondo partito d’Italia, quello che stando ai sondaggi sarà maggioritario nel prossimo Parlamento. Allora tocca chiedersi perché il vaccino che viene brandito a favor di polemiche non trovi mai la vena giusta. Il sospetto, perché dichiarazioni chiare in questo ambito non ce ne sono, è che sulle fiale stiano giocando una partita politica sotterranea che punta a carezzare il diffuso malcontento di chi lo deve fare contro voglia, inclusi no vax e complottisti vari, ma senza darlo troppo a vedere. In una forma di resistenza passiva. Insomma, che sia ancora una volta e solo una questione di consenso. Magari decisa a tavolino, in forza di sondaggi come quello della Ghisleri secondo cui il 25% degli italiani si dice contrario al passaporto vaccinale.

Del resto si ricordano le corse di altri leader e personalità del mondo politico a farsi immortalare nei centri vaccinali di tutto il mondo al solo fine di dare l’esempio, Mattarella, Draghi e Papa compresi. Non così Salvini e Meloni, che intorno ai vaccini riescono a fare un rumore inversamente proporzionale al silenzio che tributano al proprio: ora evocando la “sovranità vaccinale”, ora contestando il Green Pass modello francese, sempre surfando sullo slogan “il vaccino sia scelta consapevole, non un obbligo”.

La cosa singolare è che i due sono anche i leader-influencer più presenti sui social, sui giornali e nelle librerie. Si premurano di far sapere di tutto su twitter e Fb: quando e cosa mangiano, dove sono e con chi, se guardano la partita o il tramonto sul mare. Mentre evitano in tutti i modi di garantire a chi li incontrasse sulla spiaggia, a un comizio o al bar – contrariamente agli italiani che non hanno la speciale immunità di vaccino – se possano costituire un pericolo per gli altri.

La situazione inizia farsi imbarazzante anche per la singolare solitudine che li circonda. Nel frattempo, infatti, le prime e seconde file dei partiti capeggiati da Salvini e Meloni sono corse a farsi vaccinare. In casa Lega i governatori che per mesi sono stati alle prese con drammatici problemi di salute pubblica e gli ospedali prossimi al collasso non hanno divagato: Attilio Fontana, Luca Zaia, Massimiliano Fedriga e Donatella Tesei si sono vaccinati da tempo e lo hanno anche comunicato pubblicamente attraverso i canali ufficiali proprio per invitare i cittadini a seguire l’esempio. Così ha fatto anche il ministro Giancarlo Giorgetti non è stato da meno (due dosi di Moderna).

Anche in Fdi in diversi hanno optato per la vaccinazione: tra gli altri, il capogruppo alla Camera Francesco Lollobrigida (ha avuto anche il covid), il capo della delegazione europea Carlo Fidanza, l’ex leghista ora a Bruxelles Vincenzo Sofo. Nessuna remora né atteggiamenti capziosi in Forza Italia. Silvio Berlusconi in persona, che poco meno di un anno fa rischiò la vita per il covid, si è vaccinato; idem hanno fatto Antonio Tajani e i ministri Mara Carfagna e Renato Brunetta. Tutti animati da amor proprio e da un certo qual senso civico. Quello che sembra mancare ai due leader che si candidano a governare d’Italia.

C’è poi un terzo leader di partito che sul vaccino nuota “controcorrente”. Ed è Matteo Renzi. “Vaccinarsi serve” aveva scandito quando si era scoperto che la moglie Agnese, insegnante, era risultata positiva nonostante il vaccino. E lui? “E’ in corso il procedimento, conto di finire entro il mese di agosto”, ha detto due giorni fa nell’aula dei gruppi parlamentari, durante la conferenza stampa di presentazione della sua ultima fatica lettaria (“Controcorente”). Renzi non ha fornito altri dettagli se non la frase che va per la maggiore: “rispettando le regole e non saltando la fila”. Peccato che di fila ai centri vaccinali non ce ne sia affatto, tanto che la sua musa ispiratrice di Italia Viva Maria Elena Boschi, di sei anni più giovane, il vaccino l’ha fatto il 9 luglio con tanto di foto “a tutela della mia salute e di tutta la comunità”. Cosa che sta molto a cuore alla presidente dei deputati di Italia Viva. Ancora si aspetta di capire quanto stia a cuore al leader dello stesso partito.