Calcio

Mancini e Vialli, i gemelli del gol dallo scudetto con la Samp alla finale di Euro 2020: Wembley è sempre una questione di storia

Diversissimi in campo e fuori. Vialli muscolare, potente, trascinatore a suon di gol al volo. Il Mancio invece più elegante, il fantasista che ogni attaccante vorrebbe al suo fianco. Uno esuberante, l'altro pacato. Insieme sono stati i leggendari gemelli del gol, fiore all'occhiello della Samp di Boskov e dello scudetto. E quella finale persa a Wembley che oggi chiede vendetta

Compagni di squadra in campo con la Sampdoria e adesso insieme al timone della Nazionale italiana. Roberto Mancini e Gianluca Vialli. Amici da una vita, come fratelli. Anzi gemelli: i gemelli del gol, come venivano chiamati negli anni dello scudetto e di quella Coppa dei campioni mancata per un soffio. Si trovano alla Sampdoria nel 1984, quando Vialli a 20 anni arriva dalla squadra della sua città natale, la Cremonese. Mancini, anche lui ventenne, è lì già da due anni: era stato fortemente voluto dall’allora presidente Paolo Mantovani, che lo preleva dal Bologna per la cifra esorbitante di quattro miliardi di lire. Attaccanti diversissimi, i due: Vialli muscolare, potente, trascinatore a suon di gol al volo. Il Mancio invece più elegante, il fantasista che ogni attaccante vorrebbe al suo fianco. Come il giorno e la notte anche fuori dal campo, con Gianluca estroverso e goliardico e Roberto più introverso e pacato.

Ma i due opposti si incastrano alla perfezione, si completano. Sul terreno di gioco tra Mancini e Vialli si crea un’alchimia incredibile e soprattutto vincente. I risultati arrivano subito, nella stagione 1984-1985 con la prima Coppa Italia vinta contro il Milan. Dopo la vittoria nel match di andata, la Samp mette in cassaforte vincendo 2 a 1. A segno i suoi gemelli prodigio, con un gol a testa. Nel 1986 l’arrivo Vujadin Boskov è il tassello che mancava per iniziare il periodo più importante e vincente della storia del club genovese. Con l’allenatore serbo, Mancini e Vialli trovano la figura paterna che saprà farli crescere come nessun altro. Arriva un’altra Coppa Italia, nell’88. Ma la Samp comincia ad aver voglia di Europa, di Coppa delle coppe in particolare. La vince nel 1990, surclassando l‘Anderlecht per 2 a 0. A siglare il gol del trionfo è naturalmente la coppia Vialli-Mancini: il Mancio scocca verso l’area del club belga un cross coi contagiri che trova la potente incornata del suo gemello. I due riescono a vendicare la sconfitta subita l’anno precedente nella finale di Berna contro il Barcellona, match in cui i due attaccanti erano entrambi indisponibili per infortunio.

I successi cementificano il sodalizio. I tifosi della Samp e non solo impazziscono per loro, i due attaccanti diventano un vero cult e ospiti immancabili di interviste doppie e speciali sportivi. Roberto e Gianluca, sempre più amici, si fanno riprendere dalle telecamere mentre si punzecchiano a vicenda: “Vialli è fortunato a giocare con me, gli faccio fare gol” dice uno; e l’altro di rimando: “Sono io che trasformo in gol i passaggi imprecisi che fa”.

La squadra sembra sempre più fresca e giovane, rinvigorita dai suoi due campioni. Capisce che con loro può sognare ancora più in grande, che si può aspirare allo Scudetto. Con Vialli e Mancini che continuano a seminare il panico in area avversaria sarebbe uno sbaglio non provarci. Ma a concorrere per il campionato 1990-1991 c’è anche il Napoli di Maradona campione uscente, e si temono anche le due milanesi, il Milan di Sacchi e l’Inter allenato da Trapattoni. La Samp rovescia il Napoli in un memorabile match vinto 4 a 1 (con due gol di Vialli), e il campionato diventa una corsa a due tra la Sampdoria e i nerazzurri. Un testa a testa che si protrae fino all’ultima giornata, quando la squadra di Genova domina a Lecce per 3 a 0 aggiudicandosi matematicamente il titolo di Campionessa d’Italia per la prima e unica volta fino a oggi.

Mancini e Vialli vengono così proclamati eroi della Lanterna, i due condottieri che hanno guidato la Sampdoria a una vittoria storica e leggendaria. E anche se in Nazionale la coppia non funziona bene come ci si aspetterebbe – Gianluca qualche gol lo segna, il Mancio invece trova poco spazio –, l’entusiasmo che si crea intorno a loro non accenna a fermarsi. Ma si fermerà, quasi all’improvviso, come il risveglio da un sogno. Arriva il 1992, un altro anno storico ma di segno opposto rispetto ai precedenti. La Sampdoria giunge in finale di Coppa dei campioni a Wembley, contro il Barcellona. Il match si disputa il 20 maggio. La squadra si trova a Londra ed è tesissima, i due attaccanti sono di umore pesto. È come se presagissero la sconfitta che poi avviene il giorno successivo, con il match perso per 0 a 1 con un gol beffardo al 118esimo minuto. La sconfitta sancisce la fine dell’era d’oro della Samp dei gemelli del gol. Vialli lascerà Genova alla fine di quella stagione, passando alla Juventus. Mancini rimarrà fino al 1997, prima di diventare un giocatore della Lazio.

Ieri in campo e oggi sulla panchina della Nazionale italiana. Lo scopo è sempre lo stesso: uniti per vincere una finale. In mezzo, sempre Wembley. Nel giorno del suo compleanno, Mancini twitta gli auguri a Vialli: “Un giorno ideale per il compleanno, tanti auguri bomber e fratellino”. Che possa essere anche un buon augurio per tutti noi in vista della finale europea di domenica, anche quella sotto il segno – stavolta azzurro – dei gemelli del gol.