Diritti

Zan: “I termini ‘omofobia’ e ‘transfobia’ del testo Scalfarotto non si possono usare in una legge. Servono parole neutre, lo spiegano i giuristi”

Nel corso di una diretta trasmessa su Facebook, il deputato Pd, Alessandro Zan ha ripercorso l’iter del disegno di legge contro l’omotransfobia che porta il suo nome, spiegando come il ddl, che ora i renziani chiedono di modificare per andare incontro alla destra, sia già “frutto di una mediazione che ha visto tutti i partiti coinvolti e protagonisti nel dare un contributo positivo”. Non solo. La stessa Italia Viva che ora mette in discussione il testo con il risultato di affossarlo è stata ” azionista di maggioranza e ha dato tantissimi suggerimenti”. “L’iter del ddl è iniziato nell’ottobre del 2019. Abbiamo preso tutte le proposte di legge, anche la Scalfarotto, e tutte sono convogliate, dopo un lavoro durato quasi un anno, in un testo base condiviso che fosse la più alta sintesi tra tutte le proposte”, ha spiegato il deputato del Pd. “L’articolo 2 l’ha proposto Lucia Annibali e oggi Iv lo vuole togliere. Le definizioni sono state volute e concordate con la ministra Bonetti, è stato fatto lavoro un condiviso anche sull’articolo 4, anche sulla scuola. È stato accolto l’emendamento Noja contro l’abilismo, per estendere legge anche all’abilismo”. Entrando nel dettaglio della legge, il deputato dem ha spiegato perché è indispensabile mantenere il concetto dell’identità di genere, che invece i renziani e la Lega vorrebbero cancellare. “La locuzione ‘contro tutte le discriminazioni motivate da omofobia e transfobia‘ del testo Scalfarotto non si può utilizzare da un punto di vista giuridico. Perché in una proposta di legge si devono inserire termini neutri, per garantire la tassatività dell’azione penale. Per questo abbiamo usato ‘identità di genere’, ‘orientamento sessuale’ e ‘sesso’, che sono parole che comprendono tutti”