'ndrangheta

Al processo Rinascita Scott il caso del perito del tribunale che lavora pure per i legali degli imputati. La procura: “Sospenderli”

La storia era stata denunciata dal procuratore Nicola Gratteri, che aveva raccontato pure l’episodio di un perito “beccato” a conversare al bar dell’aula bunker con un imputato agli arresti domiciliari. Oggi in aula il consulente ha detto di essere stato avvicinato da una persona che non conosceva. Un altro perito del tribunale, invece, ha ammesso di aver avuto degli incarichi da parte dei difensori degli imputati del maxi processo alla 'ndrangheta, ma in procedimenti diversi

Il sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Antonio De Bernardo ha chiesto la “sospensione dei periti Nardone e Vercillo”. L’udienza del processo Rinascita-Scott alla cosca Mancuso è stata dedicata alla vicenda dei consulenti tecnici nominati dal tribunale di Vibo Valentia, denunciata dal procuratore Nicola Gratteri. Il capo della Dda aveva raccontato l’episodio di un perito “beccato” a conversare al bar dell’aula bunker con un imputato agli arresti domiciliari. Ma non solo. Gratteri ha pure parlato di un altro consulente che ha prima chiesto al giudice una proroga di 24 mesi per portare a termine il suo lavoro, ma poi ha assunto nuovi incarichi, in altri processi, da difensori degli stessi imputati di “Rinascita-Scott”.

I periti Walter Vercillo, Vittorio Scullari e Francesco Maria Nardone, oggi si sono presentati in aula per essere sentiti dal giudice Brigida Cavasino e hanno fornito la propria versione dei fatti. In merito alla tempistica della perizia, il consulente Scullari ha sostenuto di avere già specificato, nell’accettare l’incarico, di avere pregressi lavori da terminare. Ha detto, inoltre, di avere consegnato il 30 giugno, due giorni dopo l’intervento di Gratteri, 1300 pagine, circa 16 ore di intercettazione e oltre 30 ore già trascritte e in fase di revisione.

Vercillo, invece, ha cercato di spiegare il post su facebook di Antonello Elia, un consulente informativo che lo scorso 4 giugno ha pubblicato una “fotografia scattata all’interno dei corridoi della procura di Catanzaro”. “Il post – aveva affermato il procuratore Gratteri il 28 giugno in aula bunker – recava il commento: ‘La collaborazione tra professionisti garantisce la giusta soluzione. Buon weekend’. La foto ritrae Elia Antonio Francesco, l’avvocato De Nicolò Gigliotti Antonietta, difensore dell’imputato Onofrio D’Urso, Vercillo Walter, perito trascrittore delle intercettazioni, incaricato dal Tribunale di Vibo Valentia”.

Per la Procura, quelli erano atteggiamenti che lascerebbero presagire conferimenti di incarichi da parte delle difese impegnate anche nel processo “Rinascita-Scott” dove il perito Vercillo, invece, è stato incaricato dal Tribunale di Vibo. Era proprio così e lo ha ammesso lo stesso Vercillo oggi in udienza. Il perito ha spiegato di avere accettato solo un incarico da un avvocato non relativo al processo “Rinascita” e in concomitanza con il collega Antonio Elia. Riguardo alla foto ha poi riferito di essersi fatto accompagnare da Elia perché impossibilitato a guidare a causa di una forte sciatalgia. Elia, secondo Vercillo, “ha la mania dei selfie ma non solo con gli avvocati, anche con le forze dell’ordine, i carabinieri”.

Sui tempi della consulenza, però, il perito non è riuscito a fornire una data di deposito delle intercettazioni a causa di difficoltà logistiche legate al materiale acquisito: “Se ci avessero fornito i file richiesti, se gli elenchi forniti fossero stati ordinati, se non vi fossero stati centinaia di progressivi ripetuti, oggi potrei dare una risposta. La Procura poteva fornire materiale più ordinato”. Per quanto riguarda, infine, l’incontro al bar dell’aula bunker con l’imputato Mario Artusa, il perito Nardone era stato sorpreso dal sostituto procuratore Annamaria Frustaci durante una pausa del processo. Oggi in aula il consulente del Tribunale ha detto di essere stato avvicinato da una persona che non conosceva. “Sono stato fermato dal pm che mi ha informato su chi fosse colui con cui avevo parlato. – ha sostenuto Nardone – È stata una leggerezza ma non mi sono alzato di scatto e non sono fuggito. Il nome di Artusa l’ho saputo dal pm”.

Una versione che non ha convinto il pm De Bernardo secondo il quale, invece, ci sono “discrasie tra quanto relazionato da un ufficiale della polizia giudiziaria e dal pm Frustaci e quanto riferito dal perito”. Proprio per questo, la Dda di Catanzaro ha chiesto al Tribunale “la sospensione dei periti”. Qualche minuto dopo, anche gli stessi consulenti Nardone e Vercillo hanno chiesto di astenersi dall’incarico. Il Tribunale deciderà nelle prossime udienze.