Scuola

Scuola, a settembre vogliamo davvero ripetere gli errori di un anno fa?

Lettera aperta del comitato “A scuola!” alle istituzioni

A meno di tre mesi dall’inizio del nuovo anno scolastico, giungono notizie contradditorie e preoccupanti sulla ripartenza delle lezioni. Da una parte il Sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, propone il ritiro dell’obbligo di indossare la mascherina in classe, in nome di un necessario ritorno alla normalità garantito dai vaccini. Dall’altra il prefetto di Milano, Renato Saccone, esorta i sindaci a reperire eventuali spazi aggiuntivi per quelle scuole che non potranno garantire il metro di distanza.

Ci paiono due indicazioni di segno opposto, che tradiscono – ancora una volta – la mancanza di un progetto sulla scuola incentrato sul ritorno delle lezioni in presenza al 100%. Siamo di nuovo di fronte a un’estate da cicale, con aperture incondizionate (di nuovo le discoteche!), senza una minima progettualità per il ritorno degli studenti in classe. Questo film l’abbiamo già visto e non ci è piaciuto.

Preoccupati che la ripresa scolastica a settembre riproponga gli errori e le modalità dell’anno passato, i genitori, gli insegnanti e gli studenti del Comitato “A scuola!” esortano le istituzioni competenti a una chiara presa di posizione sulla scuola.

Chiediamo:

1. La ripresa delle lezioni in presenza al 100% a settembre senza se e senza ma

La campagna vaccinale, che ha già raggiunto in maniera completa il 35% della popolazione nazionale vaccinabile e viene proposta anche agli adolescenti, dovrebbe riuscire a coprire l’80% della popolazione per metà settembre (dati GEDI), garantendo l’immunità di gregge. Perché quindi imporre nuovamente il distanziamento agli studenti? Se, nonostante i vaccini, il metro di distanza in classe sarà di nuovo obbligatorio, è matematico che molti istituti saranno costretti a ricorrere necessariamente alla Didattica a Distanza (Dad), dal momento che nulla si è fatto sul fronte dell’edilizia scolastica o del reperimento di spazi alternativi.

Nel caso si decidesse che i vaccini non fossero sufficienti a garantire un pieno ritorno alla normalità, perché non proporre semplicemente la mascherina – dispositivo di sicurezza ormai già ampiamente testato – in alternativa al distanziamento? Alla luce dei gravi danni psicologici causati dall’uso prolungato della Dad, non possiamo imporre ai nostri ragazzi nuove rinunce sul piano della socialità.

2. La rimodulazione delle quarantene scolastiche

Durante l’ultimo anno scolastico gli alunni frequentanti una stessa classe sono stati sempre considerati “contatti stretti”. Questo in palese contraddizione con la definizione di “contatto stretto” stilata dal Ministero della Salute. In base a questa definizione, infatti, è contatto stretto solo chi ha condiviso uno spazio al chiuso per più di 15 minuti e in assenza di mascherine. Gli studenti, però, in classe le mascherine le hanno sempre portate.

Ha senso mantenere questa discriminazione nei confronti della popolazione studentesca? A settembre la popolazione insegnante avrà completato la doppia vaccinazione, le famiglie e gli anziani saranno per lo più vaccinati e anche una parte degli stessi ragazzi lo sarà. In Francia, in piena seconda ondata, a scuole sempre aperte (con negozi e ristoranti chiusi), ci volevano tre casi positivi per chiudere una classe. In Italia, soprattutto al Sud, è bastato un singolo caso per chiudere interi istituti.

Basta imporre quarantene arbitrarie solo agli studenti! In una situazione della pandemia diversa da quella dell’anno scorso, sono necessari strumenti differenti: meglio potenziare l’uso dei tamponi salivari per un monitoraggio più attento e meno invasivo della popolazione scolastica.

3. Una chiara presa di posizione a favore del rientro in classe in presenza come priorità per il Paese

I danni che quasi due anni di lezioni online e isolamento hanno prodotto sugli adolescenti sono sotto gli occhi di tutti: abbandoni scolastici, difficoltà psicologiche e relazionali, gravi casi di autolesionismo continuano, purtroppo, ad essere denunciati ogni giorno.

Di fronte a questa situazione, vogliamo davvero ripetere lo stesso errore di un anno fa, nonostante i vaccini?