Economia

Ex Ilva Cornigliano, confermata la cassa integrazione. Il ministro Orlando, contestato, replica: “Risponderemo con i fatti”

Da oggi è scattata la Cig per i quasi mille dipendenti dello stabilimento di Cornigliano e per 4mila di quello tarantino. Il ministro del lavoro è stato contestato all'ingresso e all'uscita dell'acciaieria genovese. ntro i prossimi due giorni Acciaierie d'Italia deve approvare il bilancio 2020 dopo di che diventerà operativamente più concreta la presenza del nuovo socio pubblico. Intanto però la commissione Ue dice no ai finanziamenti con i soldi del Recovery fund europeo per la conversione a gas dell'ex Ilva di Taranto.

Il ritardo per il traffico, i fischi dei lavoratori, la porta sbattuta in faccia dall’azienda. Giornata no per il ministro del Lavoro Andrea Orlando che in mattinata si è recato all’ex Ilva di Cornigliano in provincia di Genova. Da oggi nell’impianto siderurgico è scattata la cassa integrazione ordinaria decisa da Acciaierie d’ Italia (nuovo nome del gruppo dopo che, lo scorso 15 aprile, la società pubblica Invitalia è entrata nel capitale con il 38% a fianco di ArcelorMittal, ndr) che riguarderà tutti i quasi 1000 dipendenti di Cornigliano e 4mila a Taranto. La Cig durerà 13 settimane.

Orlando ha prima preso parte ad un incontro con l’azienda presso la prefettura di Genova, chiedendo tra l’altro di “soprassedere” alla cassa integrazione. L’azienda ha risposto picche: “La richiesta non è stata accolta”, ha detto lo stesso ministro. “Siamo nell’ambito del galateo istituzionale – ha spiegato -, quando si passerà ad esaminare la congruità del provvedimento, cosa che il ministro può fare solo quando la cassa è stata attivata con le risorse proprie, vedremo se ci sono gli strumenti per contestare quella scelta”. L’incontro dell’8 luglio al ministero dello Sviluppo economico “ci può dare strumenti in più, eventualmente, per contestare la scelta della cassa integrazione se risulterà, come a prima impressione, mi pare risulti in contrasto con l’ambizione di conquistare le quote di mercato”.

Quando si è poi recato a Cornigliano, Orlando è stato accolto dai fischi e dal grido “Vergogna, vergogna, dove eravate?” Ad attenderlo una ventina di lavoratori. Presente anche un nutrito schieramento di forze dell’ordine. A questi cori, ha detto il ministro interpellato dai giornalisti, “bisogna rispondere con i fatti”. Orlando ha detto di aver “spiegato la nostra posizione ai lavoratori” e di aver “ascoltato le loro ragioni”. Orlando ha poche responsabilità dirette nella vicenda Ilva che so trascina da decenni rimpallata da un governo all’altro. Qualcosa potrebbe muoversi già nelle prossime ore. Acciaierie d’Italia deve approvare il bilancio entro il 30 giugno, dopo di che si procederà anche alla ridefinizione dei vertici con Franco Bernabè, espressione del socio pubblico, che assumerà la carica di presidento. Il tempo è denaro. La più grande siderurgia d’Italia e d’Europa rischia di “bucare” l’appuntamento con un mercato surriscaldato con il prezzo dell’acciaio più che raddoppiato nell’ultimo anno.

Oggi il ministro Orlando ha anche ribadito che “C’è la volontà del governo di investire sull’acciaio. Lo stabilimento di Genova mantiene una dimensione strategica, saremo impegnati a mantenere questa dimensione strategica”. “La missione che dobbiamo promuovere è quella di realizzare una ristrutturazione della filiera dell’acciaio che consenta di conquistare quante più quote di mercato possibile. Mentre arriviamo a quell’obiettivo dobbiamo batterci per conquistare le quote disponibili in questa fase. Quindi tutto quello che è in contrasto con questo disegno, a mio avviso, se ci sono gli strumenti di legge, va messo in discussione”. Tuttavia la commissione Ue ha depennato i fondi assegnati alla conversione dell’Ilva di Taranto verso un’alimentazione a gas. Il gas, spiega Bruxelles, non risulta tra le fonti compatibili con una transizione verde.