Ambiente & Veleni

Discarica abusiva in Salento, nelle intercettazioni spiegato come funzionava lo smaltimento illegale tra minacce e collusioni

Qualunque luogo potesse ospitare monnezza era una manna dal cielo. Chi faceva troppe domande, veniva escluso dal "giro" che garantiva lauti profitti. Frequente anche il ricorso alle minacce con chi avanzava dubbi su pratiche devastanti per l'ambiente

“La mettono nella terra… Un’altra cava diciamo tutta arata con le buche, buttano tutto là dentro e coprono subito”. Il 25 settembre 2019, Roberto Scarcia, è al telefono. Il capo dell’associazione a delinquere che secondo l’Antimafia di Lecce trafficava rifiuti, sta ricevendo informazioni dai suoi complici sui nuovi siti da “riempire”. Ignari di essere ascoltati dai finanzieri di Taranto che insieme ai carabinieri stanno portando avanti l’inchiesta, Scarcia non usa mezzi termini e quando comprende che anche questa operazione di scarico sarà svolta in un sito “a schifo” cerca solo di trovare precauzioni per non perdere i clienti. “ah! va bene. Ma mica possiamo far vedere all’ingegnere sto fatto…”.

Nelle quasi 500 pagine che compongono l’ordinanza di custodia cautelare dell’operazione “all black”, sono tante, tantissime le intercettazioni che spiegano il business del gruppo salentino che con “metodi operativi perfettamente oliati” ha seppellito circa 600 tonnellate di rifiuti nelle campagne tra Taranto e Lecce. Qualunque luogo potesse ospitare monnezza, per Scarcia e i suoi complici era una manna dal cielo. “Il gruppo criminoso – scrive il gip Alcide Maritati – non disponendo di siti autorizzati per lo stoccaggio e il trattamento dei rifiuti, era altresì collegato ad una rete di persone sparse sui territori delle province salentine che hanno procurato (dietro compenso) la disponibilità di cave, capannoni o aree non altrimenti utilizzate (a volte anche di ignari proprietari) da adibire a discarica abusiva”.

Qualunque luogo incustodito, insomma, era potenzialmente un obiettivo del sodalizio. Avvelenando la terra, infatti, riducevano i costi di smaltimento del 90 percento e riuscivano chiaramente, a sgominare la concorrenza. Il giudice Maritati, ha infatti parlato di “uno spirito spiccatamente rivolto all’accaparramento, senza alcuno scrupolo, di profitti economici” che ha spinto gli indagati “senza il benché minimo sussulto di coscienza” a inquinare “la terra e la natura, financo quella nella quale alcuni di essi vivono”. E dalle intercettazioni raccolte dai finanzieri guidati dal tenente colonnello Marco Antonucci emergono con chiarezza i grandi margini di profitto che consentivano sconti significativi: “ha detto io mi tengo 90… ma 80 si può fare… togliamo la 10 ma basta che iniziamo… va bene va bene… me lo tengo io questo… 90 eh… sto dicendo a schifo ci dividiamo tutte e due… che ci fotte a noi… lo facciamo da Vincenzo là… che 600 euro vuole Vincenzo… guadagniamo 400 euro a macchina (a camion, ndr)… buttali”.

Ma il sistema illegale ha bisogno di altra illegalità per andare avanti. E così broker, autotrasportatori, imprese, proprietari di siti trasformati in discarica, tutti sceglievano il risparmio a scapito della legalità. Chi faceva troppe domande, veniva escluso. Come il camionista che ad agosto 2019 chiede spiegazioni su uno scarico: “questa ditta ha detto mio figlio… ci ha mandato il numero di iscrizione per email e mio figlio e andato a vedere sulla cosa ambientale ad una parte dove si vedono se sono iscritte le ditte… e non c’è, non esiste lì… non esiste questa ditta… perché la cosa mi puzza un po’ perché dove devono scaricare ha visto mio figlio ed è un capannone”. La risposta, non lascia spazio a dubbi o interpretazioni: “allora stammi a sentire se è una cosa che non ti conviene non la fare capito?”.

E anche per le aziende che si mostravano titubanti, non c’era scampo. “tu mi devi dare i soldi… perché se tu non m dai i soldi, io ti faccio prendere paura veramente, io ti faccio cacare sotto veramente, perché io ti faccio chiudere l’impianto in due ore, va bene? Come sei testimone e pure tu, perché tu lo sapevi non è che non lo sapevi, allora chiudiamo tutto il circuito, strappiamo tutte cose, mi fai il bonifico e tu non avanzi niente, io non avanzo niente ed è finita”. Dinanzi al denaro, insomma, tutto poteva scomparire. Non solo i rifiuti, ma anche le imprese, le fatture e soprattutto lo stesso denaro. “L’unica cosa noi la dobbiamo vedere bene bene che cosa spetta a me e dobbiamo fare tutte le movimentazioni della banca. Dobbiamo organizzarla bene che come arrivano dobbiamo spostarli. Appena arrivano. dobbiamo spostarli”.