Politica

Oltre Fontana: per Pd e M5S è tempo di pensare alla ricostruzione della Lombardia

Se persino Vittorio Feltri spara sulla Lombardia con la veemenza vista a L’aria che tira, significa che davvero un ciclo è finito. Lungi dall’avventurarmi in pronostici dai quali chi conosce la politica si astiene volentieri, è certamente un fatto che la partita è tornata ad essere giocabile dopo un quarto di secolo di assoluto “no contest” a favore del centrodestra.

Ne sono davvero successe troppe – e troppe continuano a succederne – per pensare che gli attuali padroni del vapore possano puntare a un’altra corsa. I primi a saperlo sono proprio loro: la scelta di inserire Letizia Moratti come nuova assessora al Welfare nella Giunta Fontana è di fatto la prima mossa della campagna per le elezioni regionali previste nel 2023. Ma ci si arriverà davvero? Non è affatto detto e sarebbe davvero il caso di cominciare a preparare un’alternativa credibile, più che continuare una guerra mediatica già abbondantemente vinta.

Pd e M5S, le principali forze dell’attuale opposizione, devono necessariamente trovare una quadratura del cerchio. A Milano l’ipotesi di una convergenza su Beppe Sala è stata accolta con freddezza, così come a livello regionale la tentazione di puntare sul lombardo Danilo Toninelli, fuori dai giochi del governo, segnerebbe un doloroso strappo con gli alleati. Entri in campo la politica, con la massima urgenza, perché il tempo degli strali è finito.

Diciamo che la “pentolata” di protesta sotto Palazzo Lombardia, convocata per sabato 17, possa rappresentare il fischio finale del primo tempo. Ora deve cominciare il secondo. Cos’è la Lombardia oggi lo hanno capito tutti, anche molti di coloro che hanno in buona fede votato l’attuale maggioranza. Adesso bisogna mettere in campo un progetto credibile per la svolta, che ricostruisca non “solo” una sanità territoriale letteralmente in ginocchio, ma che dia anche prospettive nuove su ambiente, lavoro, socialità, sport e cultura. E, su quest’ultimo punto, la si smetta di considerare la scuola come un noioso “di cui”: una società profondamente segnata dalla crisi sanitaria ha bisogno della formazione come strumento fondamentale per costruire il cambiamento, invece che esserne travolta.

La proposta deve partire dalle idee concrete, da progetti caratterizzati da ambrosiano pragmatismo, ma che poi vengano saldamente incardinati dalla politica in un programma di radicale discontinuità rispetto a quello del centrodestra. Il “fare meglio” che è costato carissimo a Giorgio Gori deve essere soppiantato dal vento del cambiamento: se la proposta sarà credibile, gli eterni dilemmi sulla scelta del candidato capace di sedurre anche gli elettori più diffidenti saranno più semplici da sciogliere. Ma ci vuole coraggio: bisogna crederci davvero e bisogna partire immediatamente.