Cronaca

Ranieri Guerra indagato a Bergamo per false informazioni al pm. Fu sentito come testimone sull’aggiornamento del piano pandemico

Il 5 novembre scorso l'assistente del direttore generale dell'Oms ed ex esponente Cts disse che il piano non doveva essere aggiornato perché non c'erano state “variazioni epidemiologiche” né “indicazioni da parte dell'Oms di variazione”. In realtà c'erano state l'influenza suina nel 2009 e la Mers nel 2012 e soprattutto le nuove linee guida dell'Oms e quelle della Commissione e del Parlamento europeo. Lui: "Ho detto tutto quello che sapevo allora"

Diventa un caso giudiziario internazionale l’inchiesta della Procura di Bergamo sui piani pandemici italiani e sul ritiro da parte dell’Oms, l’Organizzazione mondiale della Sanità, del rapporto “An unprecedented challenge: Italy’s first response to COVID-19”. I magistrati alzano il tiro su Ranieri Guerra, già direttore della Prevenzione al ministero della Salute fino all’autunno 2017, quindi assistente del direttore generale dell’Oms e in tale veste inviato in Italia dal marzo 2020, membro del Comitato tecnico scientifico prima del recente riordino dell’organismo deciso dal governo Draghi.

Guerra è indagato per false informazioni al pm per aver dichiarato, il 5 novembre scorso quando è stato sentito come testimone, che il piano pandemico antinfluenzale italiano – ormai pacificamente risalente al 2006 perché nessuno l’ha mai modificato fino alla riscrittura nel 2021, a differenza di quanto attestato fino a poco tempo fa sullo stesso sito del ministero della Salute – non doveva essere aggiornato perché non c’erano state “variazioni epidemiologiche” né “indicazioni da parte dell’Oms di variazione del piano”. In realtà, osserva l’ufficio guidato dal procuratore Antonio Chiappani e dal procuratore aggiunto Maria Cristina Rota, c’erano state l’influenza suina A(H1N1) nel 2009 e la Mers nel 2012 e soprattutto le nuove linee guida dell’Oms nel 2013 e nel 2017 e quelle della Commissione e del Parlamento europeo nel 2019 e ancora nel 2013.

Non risultano al momento ipotesi di reato per il mancato aggiornamento del piano, né per la mancata applicazione lo scorso anno del piano del 2006, che fu sostituito da un nuovo piano anti-Covid, approvato ai primi di marzo del 2020 dal Comitato tecnico scientifico, quando ormai l’epidemia aveva già iniziato a travolgere il nostro sistema sanitario specie in Lombardia, e tenuto segreto finché non l’ha scoperto Report. Alcuni atti potrebbero essere trasmessi da Bergamo alla Procura di Roma per competenza territoriale. La versione ufficiale confermata anche dal ministro Roberto Speranza ai pm bergamaschi è che il piano del 2006 riguardava l’influenza e pertanto non era applicabile al Covid. Non c’è alcun dubbio sul ritardo italiano nella sorveglianza e nella preparazione degli ospedali, ma non è affatto detto che costituisca reato. Gli altri indagati sono responsabili della sanità bergamasca e lombarda: epidemia colposa e falso ideologico in atto pubblico per la gestione dell’ospedale di Alzano Lombardo (Bergamo).

L’ipotesi di false informazioni al pm è formulata a carico di Guerra anche proposito delle circostanze in cui fu approvato e poi ritirato il rapporto sulla prima ondata del Covid in Italia, realizzato da un gruppo di ricercatori all’epoca facenti capo al dottor Francesco Zambon dell’ufficio Oms di Venezia, stampato, pubblicato e scomparso in poche ore dal web all’inizio di maggio 2020. Il rapporto, molto tempestivo, definiva “caotica, improvvisata e creativa” l’iniziale reazione del sistema sanitario nel primo Paese occidentale che ha fronteggiato la pandemia e che tuttora, anche a causa dei numeri della prima ondata, registra una mortalità ampiamente superiore a quelli di altri Stati membri dell’Unione europei. Non era un rapporto che stroncava l’Italia, però la sua pubblicazione, che sarebbe avvenuta senza alcun confronto con Roma, non è stata gradita al ministero della Salute e all’Istituto superiore di sanità. Certamente il rapporto sarebbe stato utile, nella primavera 2020, ai Paesi che si preparavano all’emergenza. Zambon, nel frattempo, ha lasciato l’Oms.

La Procura di Bergamo ha inoltrato una richiesta di assistenza giudiziaria alla sede centrale dell’Oms di Ginevra, formulando una serie di quesiti sull’aggiornamento dei piani pandemici, sulle incredibili autovalutazioni positive che il governo italiano mandava all’Organizzazione ancora all’inizio del 2020 e sul rapporto Zambon. Guerra sa della rogatoria: “Ho chiesto informazioni all’ufficio legale, ma non ne conosco il contenuto”, ha risposto a ilfattoquotidiano.it. “Quando sono stato convocato – spiega – ho detto tutto quello che sapevo allora, di molte altre cose non avevo conoscenza, compreso il piano pandemico anti-Covid di cui non sapevo e altre informazioni che non conoscevo prima di fare l’accesso agli atti. Sono molto addolorato di questa vicenda. Ho dato pieno mandato ai miei avvocati, ho chiesto ai magistrati di essere riconvocato per rispondere su tutto. Alcuni sono elementi molto tecnici ma le date, le procedure e le linee guida dell’Oms ed europee sono note. C’è una mappatura che viene fatta da Oms e Ecdc (il Centro europeo per il controllo delle malattie, ndr) sulle date dei piani pandemici antinfluenzali e da gennaio c’è un nuovo piano italiano: non vedo contraddizioni con quello che ho detto al pm. Quanto al rapporto Zambon – dice ancora Guerra – ho dato diversi documenti al magistrato comprese le proposte di correzione sulle versioni mai pubblicate. Devono chiedere al direttore regionale dell’Oms Hans Kluge, che ha dichiarato di aver deciso il ritiro: non ho nessuna autorità in questo senso. Scrissi a Kluge dopo aver chiesto al ministro e al presidente dell’Iss Silvio Brusaferro la disponibilità per rimettere a posto i dati e tutto quello che non andava nel rapporto. Brusaferro mi aveva anche indicato i tecnici per fare questo lavoro”. L’ipotesi di emendare il testo è poi saltata.