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Consorzi di bonifica, tutti pagano ma pochi sanno di poter votare: serve trasparenza

Mai sentito parlare dei Consorzi di bonifica? Sono enti di diritto pubblico, con funzioni importanti nella realizzazione e manutenzione di opere, in gran parte idrauliche, e di controllo dell’attività dei privati nei territori di loro competenza. Riscuotono contribuiti obbligatori che i proprietari di immobili sono tenuti a versare – quasi tutti a propria insaputa – e amministrano quindi ingenti risorse. Hanno un grande difetto: pochi contribuenti ne conoscono le attività, tanto meno sanno di avere il diritto di voto per rinnovare la parte elettiva dei Consigli di Amministrazione.

Di questo lato oscuro dei Consorzi di bonifica mi sono occupata recentemente in Assemblea Legislativa Emilia-Romagna: in previsione del rinnovo dei Consigli d’Amministrazione, ho chiesto alla giunta regionale di favorire l’informazione ai contribuenti-elettori, e di organizzare il voto elettronico per facilitare la partecipazione elettorale. Essendo l’affluenza ai seggi storicamente già bassa in tempi normali, con la pandemia in atto c’era da aspettarsi un calo ulteriore. I fatti hanno confermato i miei timori: la partecipazione in Emilia-Romagna è letteralmente crollata: solo lo 0,2% degli aventi diritto si è presentato ai seggi.

Più in dettaglio: per il Consorzio di bonifica Pianura di Ferrara (che riscuote e gestisce ogni anno 34,4 milioni di euro di contributi) hanno votato 260 elettori sui 168mila aventi diritto; il Consorzio della bonifica Parmense (6,9 milioni annui di euro riscossi) ha registrato 700 votanti sui 173mila aventi diritto; con 14,6 milioni di euro di contributi, il Consorzio della bonifica Burana (Mo) ha visto soli 912 votanti sui 162mila aventi diritto; il Consorzio della bonifica Renana (Bo) ha avuto solo 565 votanti sui 262mila aventi diritto, mentre riscuote e gestisce ogni anno 21,5 milioni di euro; il Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale (14,2 milioni di euro l’anno riscossi) ha visto soli 372 votanti sui 134mila aventi diritto; infine, il Consorzio di bonifica della Romagna, che gestisce ogni anno 23,2 milioni di euro di tasse, ha registrato 327 votanti sui 428mila aventi diritto (0,08% di affluenza).

Sono dati che impongono una seria riflessione non solo sulla scelta di indire le elezioni durante la pandemia senza prevedere il voto telematico, ma anche sul sistema di governance di questi enti. Non è accettabile che i contribuenti non vengano adeguatamente informati sul ruolo dei consorzi e sui loro diritti: la maggior parte versa infatti i contributi in automatico, senza esserne consapevole, e tanto meno nulla sa del proprio diritto di voto. Una condizione che favorisce la scalata dei Consorzi da parte di gruppi organizzati di portatori di interesse che prendono decisioni cruciali per la tutela dei territori gestendo grandi risorse senza una minima legittimazione democratica, dal momento che sono gli unici a presentare proprie liste alle elezioni.

Non si può andare avanti così! Facendo mie le preoccupazioni espresse da varie associazioni ambientaliste e di proprietari di immobili, ho chiesto alla Regione Emilia-Romagna un segno di discontinuità, a partire dall’organizzazione del voto elettronico per le elezioni del Consorzio di bonifica di Piacenza previste per aprile, dopo il rinvio disposto da una sentenza del Tribunale motivata dalle attuali limitazioni di spostamento anti-pandemia. L’attivazione del voto elettronico, accompagnata da un serio lavoro di informazione sulle elezioni, faciliterebbe una maggiore partecipazione ed eviterebbe spostamenti di persone in un territorio sempre più rosso per l’elevato numero di casi di Covid.

Un primo passo per rendere più trasparente la governance dei Consorzi e aprire un confronto pubblico sull’entità delle risorse che amministrano e sulle loro attività.