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Cultura

Lo Scaffale dei libri, la nostra rubrica settimanale: diamo i voti a Jim Carrey, Emanuele Trevi, Luciana Boccardi

“Un racconto di formazione irripetibile, tratto da una storia vera”. Leggere La signorina Crovato (Fazi Editore) è un po’ come tornare bambini, quando ora i nonni, ora i genitori, ci raccontavano gli aneddoti di famiglia. Questo libro è infatti a tutti gli effetti la storia di una famiglia, quella dell’autrice, Luciana Crovato, ora signora Boccardi, segnata come tantissime altre in Italia dall’avvento del fascismo prima e dalla Seconda Guerra Mondiale poi. Il racconto delicato, soave, di una grazia dimenticata, che scorre leggerissimo, incredibilmente dolce e poetico, e trasmette al lettore un immediato senso di calore familiare, tanto che, arrivati all’ultima pagina, ci si chiede se la signorina Crovato non sia poi una nostra parente lontana. Sembra di conoscerla quella bambina la cui infanzia è stata segnata dal trauma dell’abbandono dopo la “disgrazia” che ha colpito la sua famiglia, quando lei aveva solo tre anni e mezzo. Dopo aver passato in rassegna il suo albero genealogico dai trisavoli ai genitori, Luciana inizia a raccontare la sua storia, con gli occhi di quella bambina d’altri tempi che, nonostante tutto, non ha perso la gioia di vivere e la curiosità verso il mondo. La casa di Venezia e la spensieratezza delle giornate all’asilo cedono il posto a un esilio forzato in campagna fatto di continui cambi di casa e famiglia, passata di mano in mano come un pacco. Quando finalmente viene richiamata in famiglia, è il 1938, ha sei anni e la guerra è alle porte. Luciana ha perduto ormai l’innocenza, sostituita dallo spirito di sopravvivenza che ha dovuto far suo per affrontare gli anni in campagna. Ma la vita ha ancora molte cose in serbo per lei. Affascinante, emozionante, a tratti anche doloroso, semplicemente coinvolgente e travolgente. La signorina Crovato sa di vita vissuta, di casa, di famiglia, di valori e di affetti ormai dimenticati. Voto (e un abbraccio a quella bimba): 9.