Eco mobilità

UE, nove Paesi vogliono fissare una data per la fine delle vendite di auto diesel e benzina

Diversi Stati membri, capitanati da Olanda e Danimarca, hanno fatto richiesta alla Commissione di stabilire una dead line per il commercio di auto con motori endotermici, con lo scopo di accelerare la diffusione dei veicoli elettrici. Una rivendicazione che, se accolta, andrebbe contro il principio di neutralità tecnologica

Stabilire una data per vietare la vendita in Europa di auto a benzina o gasolio al fine di ridurre le emissioni di gas serra generate dai trasporti: è l’istanza di 9 Paesi membri dell’UE (capitanati da Danimarca e Olanda) che chiedono di sostenere ancor di più la diffusione delle vetture elettriche. “Dobbiamo accelerare la transizione verde del trasporto stradale e, nella veste di legislatori, inviare segnali chiari a produttori di auto e consumatori”, dice il ministro per il clima danese, Dan Jørgensen, che auspica il rafforzamento dell’infrastruttura di ricarica.

La repentina adozione di massa dei veicoli a batteria, tuttavia, non va nella direzione di una maggiore tutela ambientale. Lo ha sottolineato recentemente il ministro Roberto Cingolani, a capo del Dicastero della Transizione ecologica: “Anche una buona tecnologia come l’auto elettrica va usata intelligentemente. Il litio e il cobalto, necessari per la produzione di batterie, sono difficili da trovare e smaltire: se anche volessimo sostituire l’intero parco veicoli globale immediatamente, le riserve di questi due metalli oggi non basterebbero e la produzione elettrica oggi disponibile non sarebbe sufficiente a garantire le ricariche. Questa tecnologia necessita di tempo per essere sviluppata, anche dal punto di vista infrastrutturale”.

Senza contare che buona parte dell’energia elettrica usata per produrre accumulatori a litio nei Paesi asiatici – che fabbricano il 90% delle batterie per veicoli elettrici – viene generata prevalentemente bruciando carbone che, come il petrolio, comporta emissioni inquinanti e provoca ingenti danni all’ecosistema. Si sorvola pure sulla catena estrattiva del litio (l’80% si trova in Cile, Argentina e Bolivia), che causa desertificazione incontrollata dei territori e contaminazione delle falde acquifere, e sulla schiavitù minorile e non legata all’estrazione del cobalto in Congo (cui consegue l’esposizione dei baby lavoratori a polveri tossiche), nazione che ne è più ricca.

Tuttavia, se la richiesta dei suddetti Paesi fosse accolta, a essere violato sarebbe anche il principio di “neutralità tecnologica” dell’UE, che dovrebbe assicurare parità di trattamento a tutte le risorse rinnovabili e low-carbon e dar vita a un’Alleanza per la produzione di carburanti green, prevista dalla Strategia per la mobilità sostenibile lanciata dalla Commissione a fine 2020: l’utilizzo dei carburanti sintetici, peraltro, potrebbe virtualmente abbattere le emissioni di CO2 dei motori termici fino all’85%, consentendo di “riciclare” la catena di distribuzione e stoccaggio esistente. Ma a molti, evidentemente, basta collegare un’auto alla spina per sentirsi ambientalisti.