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Bancarelle, il parere dell’Antitrust alla sindaca Raggi: “Disapplicare la norma nazionale che ha prorogato le concessioni in scadenza”

Per l'Agcm il via libera alla proroga dei permessi fino al 2032 delle licenze in scadenza alla fine del 2020, introdotta con il Dpcm del 25 novembre, è contraria alla disciplina e ai principi di diritto europeo a presidio della concorrenza e quindi "va disapplicata". Il tema è rilevante perché riguarda migliaia di licenze simili in tutta Italia, fra cui quelle degli stabilimenti balneari

“Disapplicare le norme nazionali per contrarietà con la disciplina e i principi di diritto europeo a presidio della concorrenza”. È un invito in piena regola alla disobbedienza amministrativa quello che il presidente dell’Antitrust, Roberto Rustichelli, ha messo nero su bianco in un parere consegnato nelle mani della sindaca di Roma, Virginia Raggi. E che rischia di avere effetti su tutto il territorio nazionale. In sostanza, il numero uno dell’Agcm (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato), nella sua missiva al Campidoglio, si è schierato contro il dpcm del 25 novembre 2020, firmato dall’ex premier Giuseppe Conte, che ha dato il via libera alla proroga fino al 2032 delle licenze in scadenza alla fine del 2020, relative in particolare al commercio ambulante e alle concessioni balneari. Il decreto del Governo Conte, emanato in regime di deroga vista l’emergenza Covid, andava sostanzialmente in contrasto con la direttiva dell’Unione europea 2006/123, nota come ‘Bolkestein’, da anni ormai contestata da tutte le categorie abituate a gestire quasi a vita questo tipo di concessioni. Ma per il capo dell’Authority, il decreto di Conte è una “violazione delle disposizioni costituzionali”.

Scrive Rustichelli: “L’Autorità ritiene che le modifiche apportate al D. Lgs. n. 59/2010, le norme del decreto rilancio e le conseguenti determinazioni ministeriali e regionali sopra citate si pongano in violazione delle disposizioni costituzionali ed euro unitarie, poste a presidio della libertà di iniziativa economica e a tutela della concorrenza, in quanto idonee a restringere indebitamente l’accesso e l’esercizio di un’attività’ economica”. Quindi l’invito alla sindaca Raggi: “L’Autorità ritiene che codesto Comune debba ricorrere allo strumento della disapplicazione delle norme nazionali per contrarietà con la disciplina e i principi di diritto europeo a presidio della concorrenza”, adottando “una disciplina delle procedure di assegnazione delle concessioni di posteggio coerente con i menzionati principi in materia di durata, criteri di selezione e assenza di rinnovi automatici”.

Il tema è rilevante perché riguarda migliaia di licenze simili in tutta Italia, fra cui quelle degli stabilimenti balneari. Il consigliere comunale e deputato di Leu, Stefano Fassina, ha allertato il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, il quale ha annunciato una “interlocuzione con l’Antitrust” per capire “quali iniziative adottare per risolvere la situazione”. Secondo il Mise, l’applicazione della normativa “deve essere uniforme in tutto il territorio nazionale”.

La Giunta capitolina a trazione M5s, che da tempo aveva intrapreso iniziative volte alla disapplicazione dei rinnovi automatici, nei giorni scorsi ha raccolto dunque il parere dell’Agcm, violando di fatto il contenuto del Dpcm di Conte. Scontrandosi non solo con i commercianti infuriati, ma anche con i vertici del Municipio I, quindi il territorio del centro storico della Capitale, dove insistono le postazioni più “preziose”. Il 9 marzo, l’assessore capitolino al Commercio, Andrea Coia, ha scritto una dura missiva al direttore apicale del Municipio I, Carlo Maria L’Occaso, e al comandante del I Gruppo della Polizia Locale, Maurizio Maggi. “Nonostante le ripetute richieste non è pervenuta la documentazione sul procedimento relativo alle istanze presentate dalle concessioni anomale presenti”, scrive Coia, che continua: “Le stesse a tutt’oggi stanno esercitando con titoli scaduti”. Situazione che, secondo l’assessore, “evidenzia che siamo di fronte a una situazione di palese illegittimità e violazione di quanto stabilito dall’Assemblea capitolina”.