Cronaca

Coronavirus, Pregliasco: “Oggi il pericolo maggiore sono asili ed elementari. Ma teniamo aperte le scuole”

Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università di Milano, in un’intervista alla Stampa torna sul tema delle varianti e invita a rafforzare i protocolli nelle scuole affinché rimangano aperte. E pur riconoscendo che "il sistema a colori funziona", sottolinea che ora bisogna intensificare le restrizioni nelle zone gialle

Bisogna tenere alta l’attenzione perché le informazioni che abbiamo finora sulle varianti indicano maggiore contagiosità e mortalità. Dunque le misure vanno rafforzate ma, sebbene la soluzione del lockdown totale sia la più efficace, al momento è anche la meno sostenibile, vista “la rabbia sociale che cresce”. E sebbene oggi asili ed elementari rappresentino il pericolo maggiore, le scuole devono rimanere aperte e devono essere rafforzati i protocolli di sicurezza. Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università di Milano, in un’intervista alla Stampa torna sul tema delle mutazioni del coronavirus, sulle quali è concentrata l’attenzione dell’Europa, Italia inclusa. “Se fossero confermati i dati dell’ultimo studio britannico della London School che stima un rischio di morte più alto del 58% – spiega Pregliasco – assisteremo sicuramente a un aumento anche importante dei contagi, probabilmente anche dei decessi e dei ricoveri. Sono stime ancora approssimative, ma ci dicono che dobbiamo tenere più alta l’attenzione”.

Il virologo ricorda poi che “prima dell’aumento dei decessi arriva sempre quello dei ricoveri. In questo momento nel nostro Paese assistiamo a un calo della mortalità, dopo i picchi raggiunti tra novembre e dicembre. Ma se non facciamo presto ad adottare delle contromisure rischiamo una nuova ondata”. Riconosce che il nostro “sistema a colori” ha funzionato, “perché siamo l’unico paese europeo a essere riuscito a flettere la curva dei contagi pur adottando misure più morbide. Ma ora serve fare di più, soprattutto rafforzando le restrizioni delle zone gialle, che così danno un po’ l’idea del liberi tutti”. Entra nel merito anche del lockdown generalizzato proposto da Ricciardi che, prosegue, “è la soluzione più efficace. Ma anche la meno sostenibile, con la rabbia sociale che cresce. Si potrebbe procedere sia prevedendo parametri più rigorosi per l’accesso alle varie fasce di colore, che misure più rigide. L’altra opzione sono gli interventi chirurgici, come le zone rosse già proclamate a fronte dei focolai di varianti in Umbria ed Abruzzo. Il lockdown generalizzato lo userei solo come ultima ratio”.

Per Pregliasco “il pericolo maggiore è rappresentato in questo momento da asili ed elementari. Però dico: le scuole teniamole aperte, ma rafforziamo i protocolli di sicurezza e i controlli per individuare tempestivamente eventuali focolai. Nel qual caso si fanno chiusure mirate”. Ad esempio, con il sistema dei lockdown ‘stop and go’ piuttosto che ‘a semaforo’: “Sarebbe meglio – sostiene – programmare anticipatamente le chiusure di due, tre settimane sulla base dei modelli previsionali, per poi riaprire con più libertà. Ma già così come sono organizzate le zone di rischio in Italia rischiamo rivolte sociali. Immaginate dire quando non c’è un picco dei contagi a commercianti, imprenditori e ristoratori che si chiude. Sarebbe difficile da far accettare”.

Riguardo la decisione all’ultimo momento di non riaprire gli impianti per lo sci, Pregliasco afferma che “in questo caso la tempistica è stata quanto meno improvvida, perché si sapeva da tempo che la riapertura degli impianti comportava dei rischi. La decisione è stata giusta, ma si poteva prendere prima che i gestori investissero altre risorse per preparare le piste ed assumere personale”.

In ogni caso, secondo il virologo, la vera arma contro il virus resta il vaccino. “Dal punto di vista organizzativo – conclude – oltre ai medici di famiglia bisogna coinvolgere il volontariato della protezione civile. Ma questo non serve se non si aumenta la produzione, anche quella per conto terzi abbattendo la barriera dei brevetti. Ricordiamoci che dovremmo vaccinarci tutti anche il prossimo anno. E che dobbiamo portare il vaccino anche in Africa e in Sudamerica. È un fatto etico, ma anche pratico, se non vogliamo che virus torni dalla finestra dopo averlo cacciato dalla porta”.