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“Rinascita americana”, dai minatori del Kentucky al suprematismo bianco: il futuro degli Usa nelle mani di Biden

Il libro di Giovanna Pancheri, corrispondente dagli Stati Uniti per SkyTg24, racconta attraverso dati e testimonianze 'on the road' il volto degli Stati Uniti di oggi, scossi da enormi turbamenti sociali, scontri razziali e da una pandemia che si è abbattuta sulle minoranze. Storie che raccontano le promesse di Donald Trump e gli umori della più grande democrazia del mondo, che oscilla tra estremi opposti

Comunque la pensiate, lasciatevi prendere per mano. Fidatevi di dati autorevoli e testimonianze ‘on the road’, perché sono quelli che descrivono l’America ereditata da Joe Biden. Un Paese dove bisogna meritarsi anche le cure sanitarie, dove i “mille volti dell’indigenza” si schiantano con il mito del dio denaro e l’abisso di chi è stato travolto dalla globalizzazione. “Rinascita americana. La nazione di Donald Trump e la sfida di Joe Biden” (edito da Società editrice milanese) di Giovanna Pancheri, corrispondente dagli Stati Uniti per SkyTg24, racconta gli Usa negli anni di Donald Trump alla Casa Bianca, scossi da enormi turbamenti sociali, scontri razziali e da una pandemia che si è abbattuta sulle minoranze, flagellate più di altre fasce della popolazione dalla mancanza di una assicurazione sanitaria, redditi bassi e patologie pregresse.

RINASCITA AMERICANA

Delinea le insidie di un mercato del lavoro globale che spreme il futuro anche della più grande economia mondiale. Colpisce lo spaccato del Kentucky, con le speranze evaporate dei suoi minatori. Negli anni Ottanta credevano che la montagna “avrebbe dato da mangiare per altri 50 anni”, ma non è stato così. Travolti dall’automazione, chi non è potuto andarsene è rimasto in villaggi fantasma, senza più lavoro. Delusi da Obama e, a conti fatti, anche da Trump: durante i suoi quattro anni, la produzione del carbone così come i minatori sono ulteriormente scesi. Manca un piano B o, meglio, seri investimenti sulle energie alternative, che saranno uno dei punti su cui dovrà concentrarsi l’amministrazione Biden. Non è andata meglio alle tute blu della Carrier di Indianapolis, azienda di condizionatori, dove gli investimenti sono finiti nell’automazione e la morsa dei dazi contro la Cina ha finito per aumentare i costi rallentando la produzione. Nonostante gli annunci e i proclami di Trump, l’epilogo della situazione arriva da Chuck Jones, a capo del sindacato United Steelworkers-Local 1999, quello che conta più iscritti dentro l’azienda. Il presidente, dice, “è riuscito a salvare meno posti di quelli che aveva detto e ne perderemo presto altri con l’automazione. Quelli che ha tutelato, poi, sono lavori nella supervisione e ha fatto saltare le trattative che stavamo conducendo noi sindacati con l’azienda. Ha speso miliardi per evitare che i lavoratori nei suoi hotel si sindacalizzassero, non mi aspetto nulla da uno come lui”. Si riferisce a Trump, ma quello che eredita Biden è una realtà complessa e ulteriormente piegata dall’aumento dei disoccupati e dei poveri dovuto alla pandemia, a lungo sottovalutata dal governo e in un Paese dove la popolazione, ad agosto 2020, secondo un sondaggio di Brookings Institution, era convinta nel 40% dei casi di non indossare la mascherina “semplicemente perché pensa sia un suo diritto in quanto americano non sottostare a questo tipo di obbligo”, mentre l’11% era ancora convinto che Covid fosse una montatura. Opinioni che riflettono le conseguenze della gestione della crisi sanitaria da parte della Casa Bianca, retta da un presidente al limite del negazionismo, che sponsorizzava la clorochina senza alcuna base scientifica, che suggeriva di iniettarsi disinfettante o di prendere il sole per sconfiggere il coronavirus. E che molto raramente si è fatto vedere in pubblico con la mascherina, prendendo in giro Biden per mostrarsi in ogni occasione con naso e bocca coperti.

Ma “Rinascita americana” si spinge oltre i confini di globalizzazione, crisi del lavoro e pandemia, per addentrarsi nelle strade del Messico e scoprire che il traffico di droga rende di più di quello degli esseri umani, che un Muro sbandierato come panacea contro l’invasione nulla può rispetto ai migliaia di tunnel costruiti per eludere i divieti anche se, guardando i dati, Trump ha mantenuto le promesse rispetto al contenimento dell’immigrazione. Non tanto nei rimpatri forzati, in certi periodi inferiori rispetto all’epoca Obama, quanto negli arresti al confine, nella riduzione della quota di ingressi legali, del numero di regolari visti di studio e lavoro concessi e delle richieste di asilo accettate. Politiche sulle quali Biden ha già annunciato di volere intervenire in direzione opposta rispetto al suo predecessore. Ma l’America che oggi governa è anche quella dove “una delle religioni più praticate nella Silicon Valley è l’elusione fiscale”, dove “il comparto delle armi per bambini è molto fiorente”, e dove il consumo di antidolorifici è una piaga sociale che uccide 60mila persone l’anno, senza una rete adeguata di investimenti in rieducazione e disintossicazione. E dove Trump, negli scorsi 4 anni, ha dato voce alle istanze del suprematismo bianco, a partire dall’abbandono “della classe operaia bianca d’America” e dal superamento del “falso buonismo liberal di cui siamo schiavi dal ’68”. La sintesi è di Thomas Robb, leader del Ku Klux Klan. Che ora non si nasconde più.