Fatti a motore

Stellantis, il top management parla molto francese ma poco italiano. L’organigramma

A chiarire ulteriormente, ove ce ne fosse bisogno, i diversi pesi specifici delle componenti Psa e Fca del nuovo "campione europeo", è stata resa nota la squadra dei dirigenti destinati a guidarlo: la componente d'oltralpe è preponderante. Come peraltro nel cda, dove è rappresentato anche lo Stato francese ma non quello italiano

Semmai ci fossero ancora dei dubbi sul fatto che, perlomeno dal punto di vista contabile, il gruppo Stellantis sia originato dall’acquisizione di FCA da parte di PSA, a chiarire i rapporti di forza all’interno del nuovo soggetto industriale pensa l’organigramma dei manager chiamati a dirigerlo. L’antifona, a dire il vero, si era già intuita dando un’occhiata alla composizione del nuovo consiglio d’amministrazione, con PSA che ha espresso 6 membri, compreso l’amministratore delegato Tavares, e FCA che ne ha espressi 5 (rimarranno in carica quattro anni, cinque nel caso di Tavares). Ieri, a ulteriore riprova del differente peso specifico delle forze in campo, è stato nominato il pool dirigenziale di Stellantis, prevalentemente francese. Eccolo:

Chief Executive Officer Carlos TAVARES

Strategic and performance

Head of Americas: Mike MANLEY
Global Corporate Office: Silvia VERNETTI
Chief Performance Officer: Emmanuel DELAY
Chief Software Officer: Yves BONNEFONT
Chief Affiliates Officer: Philippe de ROVIRA (*)

(*) Sales Finance, Used Cars, Parts and Service, Retail Network

Region Chief Operating Officers

Enlarged Europe: Maxime PICAT
Deputy: Davide MELE
Eurasia: Xavier DUCHEMIN
North America: Mark STEWART
South America: Antonio FILOSA
Middle East & Africa: Samir CHERFAN
China: Grégoire OLIVIER Interim, in charge of DPCA
India and Asia Pacific: Carl SMILEY
Asean Christophe MUSY

Brand Chief Executive Officers

Global SUV
Jeep: Christian MEUNIER Synergies Referent
American Brands
Chrysler: Timothy KUNISKIS Interim
Dodge: Timothy KUNISKIS Synergies Referent
RAM: Mike KOVAL

Core
Citroën: Vincent COBEE
Fiat & Abarth: Olivier FRANCOIS Synergies Referent & Global Chief Marketing Officer

Upper mainstream
Opel & Vauxhall: Michael LOHSCHELLER
Peugeot: Linda JACKSON Synergies Referent

Premium
Alfa Romeo: Jean-Philippe IMPARATO Synergies Referent
DS: Béatrice FOUCHER
Lancia: Luca NAPOLITANO

Luxury
Maserati: Davide GRASSO

MobilityFree2Move: Brigitte COURTEHOUX
Leasys: Giacomo CARELLI

Global Function Chief Officers

Finance: Richard PALMER
Human Resources & Transformation: Xavier CHEREAU
General Counsel: Giorgio FOSSATI
Planning: Olivier BOURGES
Purchasing & Supply Chain: Michelle WEN
Manufacturing: Arnaud DEBOEUF

Design:
Ralph GILLES (CHRYSLER / DODGE / JEEP / RAM / MASERATI / FIAT Latin America)
Jean-Pierre PLOUE (ABARTH / ALFA ROMEO / CITROEN / DS / FIAT Europe / LANCIA/ OPEL /PEUGEOT / VAUXHALL)

Engineering: Harald WESTER

Deputy: Patrice LUCAS Cross car line and project engineering
Deputy: Nicolas MOREL
CTO: da definire
Sales & Marketing: Thierry KOSKAS
Customer Experience: Richard SCHWARZWALD
Deputy: Jean-Christophe QUEMARD
Communication & CSR: Bertrand BLAISE

Appare evidente che la maggior parte degli alti dirigenti di Stellantis sia stata scelta fra le fila di PSA: sono pochi i nomi provenienti dalla fu FCA e ancor meno quelli italiani. Tutto secondo copione. Non è un problema di scarsa capacità italica – come dimostra l’elezione di Luca de Meo alla guida di un’altra realtà transalpina, quella di gruppo Renault – quanto di precisa definizione di quale dei due “coniugi” prenderà le decisioni.

Mike Manley, ex numero uno di FCA, finirà a occuparsi delle attività del gruppo in America. Mentre a dirigere marchi come Fiat e Alfa Romeo, saranno due francesi, rispettivamente Olivier Francois e Jean-Philippe Imparato: una mossa abbastanza furba, perché Francois – che è da tre lustri ai vertici di Lancia, prima, e FCA, poi – è ormai naturalizzato italiano; mentre Imparato, che aveva diretto la filiale di Peugeot nel nostro Paese, è di origine italiana: la sua nomina coincide con la ricollocazione di Tim Kuniskis (che non parlava nemmeno la nostra lingua), finito a coordinare le operazioni di due marchi “calanti” come Chrysler e Dodge.

Luca Napolitano, invece, sembra un po’ “Il re senza reame” (che, nemmeno a farlo apposta, è anche il titolo di fiaba per bambini scritta da Alex Cousseau; francese anche lui, ça va sans dire): gli è stata affidata Lancia, che al momento è un brand con poco peso strategico all’interno di Stellantis, visto che la sua offerta commerciale si basa su un singolo modello, l’inossidabile Ypsilon. A voler vedere il bicchiere mezzo pieno, però, la buona notizia è che Lancia sembra ancora far parte dei piani di Stellantis e, addirittura, è stata catalogata come un marchio premium, al pari di Alfa Romeo e dell’incompiuta DS.

E se è molto positiva la conferma di Davide Grasso al vertice di Maserati, stupiscono in negativo le nomine al Design: nonostante gli italiani siano famosi da sempre e in tutto il mondo per lo stile delle loro automobili, a sovraintendere le scelte stilistiche delle vetture Stellantis – incluse Alfa, Fiat, Lancia, Maserati – saranno un francese e, ancor più sorprendentemente, un americano. Mentre a dirigere le operazioni finanziarie del gruppo sarà Richard Palmer, uomo fidato del defunto Sergio Marchionne. Scompare quasi dai radar, purtroppo, forse il più dotato dei manager torinesi: Pietro Gorlier, ex responsabile area Emea che andrà ad occuparsi dell’after sales a livello mondiale.

Le altre posizioni chiave di Stellantis sono tutte in mano ai cugini d’oltralpe: Maxime Picat, capo europeo di PSA (al posto del succitato Gorlier), mantiene il suo incarico in Stellantis. Michelle Wen, di PSA, sarà la responsabile acquisti e catena fornitori; Arnaud Deboeuf, sempre di PSA, sarà capo della produzione.

Operazioni cinesi? Sotto la guida di Gregoire Olivier che viene sempre da… indovinate un po’. Vale la pena ribadirlo per evitare fraintendimenti: non si stanno mettendo in dubbio le competenze specifiche o le capacità dei vari manager, ci mancherebbe. Ma è davvero curioso che, nell’ambito di una fusione ufficialmente “paritetica”, a sedere nelle stanze dei bottoni siano perlopiù uomini di PSA. E, d’altro canto, è difficile credere che quelli più capaci abbiano quasi sempre passaporto francese.

Le promesse di Tavares su cosa succederà nel nostro Paese, comunque, lasciano ben sperare.“Il nostro impegno nella fusione è non chiudere nessuno stabilimento, voglio ribadirlo”, ha detto poche ore fa il manager portoghese: “Le sinergie non metteranno a repentaglio i posti di lavoro, ma agiranno come uno scudo e permetteranno di tutelarli: Stellantis porterà più efficacia ed efficienza a tutti gli stabilimenti, in Italia e non solo, grazie alle sinergie che renderanno i business plan più sostenibili per alcuni modelli su cui c’erano incertezze. Grazie alle economie di scala e alla possibilità di creare veicoli con costi minori c’è la capacità di creare business model più sicuri per modelli sui cui prima non si potevano prendere decisioni. Quindi, ci saranno più modelli, più attività negli stabilimenti e il personale sarà più tutelato dappertutto e in particolare in Italia”.

Certo è che, qualora fosse necessaria qualche razionalizzazione, fra i posti di lavoro francesi, tedeschi e italiani (ed i pochi presenti oltremanica a fare le Vauxhall, le Opel britanniche), questi ultimi sarebbero quelli più facilmente sacrificabili. Il perché è presto spiegato: tra gli azionisti di peso di Stellantis c’è lo Stato francese, che ha una partecipazione del 6,2%; mentre prima di cederla a PSA, la Merkel e i sindacati tedeschi hanno richiesto e ottenuto specifiche garanzie sulle attività di Opel in Germania (non è casuale che alla guida di un brand teutonico ci sia un tedesco, Michael Lohscheller).

Il Governo italiano, tanto più oggi che si trova impegnato a risolvere le “renzità” del caso, segue da distaccato spettatore: “L’operazione Stellantis coinvolge l’interesse nazionale dal punto di vista occupazionale e industriale”, aveva sottolineato il viceministro dell’Economia, Antonio Misiani, in un’intervista a Repubblica, specificando che “un’eventuale presenza dello Stato italiano nel capitale sociale del nuovo gruppo, analogamente a quella del governo francese, non può e non deve essere un tabù”. Tuttavia, l’impressione è che il treno sia già partito da un pezzo e chi era intenzionato a prenderlo fosse già a bordo da tempo.

“Il rafforzamento delle rispettive capacità di innovazione consentirà al nuovo Campione Europeo di svolgere un ruolo chiave verso la transizione verde al centro della nostra strategia di ripresa economica. Entrambi i Governi, francese e italiano, presteranno attenzione al contributo di Stellantis sull’occupazione industriale in Italia e Francia”, aveva detto il Ministro dell’economia francese, Bruno Le Maire. Ma mentre lo Stato francese potrà esercitare il suo peso sul cda di Stellantis, l’opinione dell’Italia potrebbe contare assai meno nelle decisioni di una multinazionale di diritto societario straniero e con sede fiscale al di fuori dei nostri confini. E che ha avuto un prestito, da restituire, da circa 6,3 miliardi di euro.