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Condannato a due anni e mezzo l’erede del gruppo Samsung: “Ha corrotto la presidente perché appoggiasse una fusione”

Nel 2016 lo scandalo nato intorno alle accuse di corruzione aveva scatenato proteste di piazza sfociate nella rinuncia all’incarico dell’allora presidente Park Geun-hye. Con l’arresto il principale produttore di smartphone e chip di memoria al mondo resta senza guida

Lee Jae-oyong, alla guida del gruppo Samsung dalla morte del padre e fondatore nell’ottobre scorso, è stato riconosciuto colpevole di corruzione e appropriazione indebita per fatti risalenti al 2016, condannato a due anni e mezzo di prigione e immediatamente arrestato. Lo scrive l’agenzia sudcoreana Yonhap. Con l’arresto di Jae-Yong, l’impero tecnologico della Samsung, principale produttore di smartphone e chip di memoria al mondo, resta senza guida.

Nel 2016 lo scandalo nato intorno alle accuse di corruzione aveva scatenato proteste di piazza sfociate nella rinuncia all’incarico dell’allora presidente Park Geun-hye.
L’Alta corte di Seul ha oggi ritenuto Lee colpevole di aver corrotto la allora presidente e il suo consigliere per ottenere il sostegno del governo per una fusione tra due affiliate della Samsung nel 2015 che ha contribuito a rafforzare il controllo sul più grande gruppo imprenditoriale del Paese.

Gli avvocati di Lee, 52 anni, lo hanno definito vittima dell’abuso di potere presidenziale e hanno descritto l’accordo del 2015 come parte della “normale attività commerciale”. L’accusa aveva chiesto una pena di nove anni di carcere. Non è chiaro se l’imprenditore ricorrerà in appello.