Giustizia & Impunità

Luca Palamara, pendenti 100 pratiche di magistrati che chattavano con ex pm. Cantone chiede tutela del suo ufficio

Al vaglio del Consiglio superiore della magistratura ci sono le chat che si scambiamo l'ex presidente dell'Anm e altre toghe. Già a processo il deputato di Italia Viva e magistrato in aspettativa Cosimo Ferri che ha ricusato per tre volte i suoi giudici

Il caso Luca Palamara non finisce mai. L’ex pm, radiato dalla magistratura dopo il coinvolgimento in un’inchiesta per corruzione e lo choc provocato per le pressioni sul Csm per le nomine dei capi degli uffici giudiziari, ritorna ancora e ancora nelle pagine di cronaca. Le chat che l’ex presidente dell’Anm ed ex frontman della corrente moderata delle toghe Unicost sono finite sia agli atti dell’inchiesta di Perugia e sia nella mani dei consiglieri che devono giudicare disciplinarmente i comportamenti dei colleghi che con Palamara erano in contatto. Sono un centinaio le pratiche pendenti al Consiglio superiore della magistrature che hanno scambiato chat messaggi con Palamara che ora è imputato a Perugia. Ed proprio dal capo della procura, Raffaele Cantone, ha scritto al Comitato di presidenza del Csm con la richiesta di aprire una pratica a tutela dei magistrati del suo ufficio. L’iniziativa si riferisce ad alcuni articoli di stampa che accusano la Procura di non avere tempestivamente trasmesso tutti gli atti acquisiti nell’indagine a carico di Luca Palamara. Il comitato ha trasmesso tale richiesta alla I Commissione, competente sulle pratiche a tutela.

Le pratiche sono state aperte appunto per le chat inviate dalla procura di Perugia al Csm nell’aprile dell’anno scorso e che erano contenute nel cellulare di Palamara sottoposto a sequestro. Materiale che, ha sottolineato la presidente della Prima Commissione Elisabetta Chinaglia (Area), “ha reso la fotografia di un correntismo deteriore, dal quale è più che mai urgente affrancarsi, e di una degenerazione dei rapporti con l’istituzione consiliare che deve essere affrontata con rigore e determinazione, pena la definitiva perdita di credibilità”. Su alcune posizioni è stata esercitata azione disciplinare. Altre sono oggetto di valutazione da parte del Pg del Cassazione. Ma “diverse e ben più ampie sono le valutazioni che spettano al Csm, sia ai fini del trasferimento di ufficio per incompatibilità ambientale, sia soprattutto in sede di valutazioni di professionalità e di nomina o dei dirigenti”, ha fatto notare Chinaglia. Il vaglio della Prima Commissione,rinnovata da poco tempo, è cominciato da 17 casi già istruiti di vecchi componenti. E oggi i primi 3 sono sul tavolo del plenum con tre proposte di archiviazione. Chinaglia ha anche indicato le direttrici che a suo avviso vanno seguite nell’esame della montagna di carte inviate dai pm di Perugia: “la parità di trattamento, l’assenza di qualsiasi interesse per l’appartenenza territoriale o associativa dei magistrati coinvolti, la trasparenza delle decisioni“.

Intanto nei giorni scorsi è stato deciso un nuovo rinvio per il processo in corso davanti alla Sezione disciplinare del Csm a carico del parlamentare di Italia Viva e magistrato in aspettativa Cosimo Ferri. Il procedimento è stato aggiornato al primo febbraio perché ancora non c’è stata la pronuncia sulla istanza di ricusazione di tre giudici disciplinari presentata dal parlamentare. A Ferri viene contestato un comportamento gravemente scorretto nei confronti dei magistrati che concorrevano per il posto di procuratore di Roma e nei confronti dei consiglieri di Palazzo dei marescialli, diretto a condizionare le funzioni attribuite dalla Costituzione all’organo di governo autonomo della magistratura. La vicenda è la riunione notturna all’hotel Champagne del 9 maggio del 2019 che è già costata appunto la radiazione dall’ordine giudiziario a Palamara. In quell’incontro Palamara, cinque ex togati del Csm (anche loro a processo disciplinare), Ferri e un altro parlamentare, Luca Lotti, discussero la strategia da tenere sulla nomina del procuratore di Roma. Nomina a cui erano direttamente interessati Palamara, che concorreva come procuratore aggiunto a Roma, e Lotti, che era imputato per decisione della procura romana nel processo Consip. L’istanza di ricusazione ancora in sospeso è la terza presentata da Ferri dall’inizio del procedimento.