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Covid, missione Oms in Cina. Ma Pechino non concede il permesso agli scienziati. L’agenzia Onu: “Delusione e frustazione”

È stato il direttore generale dell’agenzia dell’Onu nel consueto briefing con la stampa sulla pandemia a rivelare una vicenda dai contorni ancora poco chiari

A poco più di un anno della comunicazione della Cina all’Oms di un coronavirus che innescava gravissime polmoniti, gli esperti dell’Organizzazione mondiale della sanità sono in viaggio verso la Repubblica popolare per indagare sulle origini di Sars Cov 2, come annunciato da settimane, ma non hanno ancora ottenuto dal governo di Pechino i permessi necessari. È stato il direttore generale dell’agenzia dell’Onu nel consueto briefing con la stampa sulla pandemia a rivelare una vicenda dai contorni ancora poco chiari ma che ha suscitato nei vertici dell’organizzazione “delusione e frustrazione“.

“Oggi abbiamo appreso che le autorità cinesi non hanno ancora concesso i permessi necessari per l’arrivo dei nostri team in Cina”, ha denunciato Tedros Adhanom Ghebreyesus aggiungendo di aver parlato con i suoi omologhi cinesi e di aver ribadito, “ancora una volta”, come la missione sia una priorità per l’Oms. “Sono molto deluso”, ha aggiunto, precisando che alcuni esperti sono vicini alla destinazione mentre altri che erano pronti a partire hanno dovuto rinunciare “all’ultimo minuto”. Si tratta di dieci super scienziati scelti nei mesi scorsi dall’agenzia dell’Onu dopo un’accurata selezione.

Dove si trovino ora i ricercatori che hanno iniziato il viaggio non è chiaro. Dalle parole del capo per le emergenze dell’Oms, Mike Ryan, si evince che siano bloccati in un Paese terzo. “Speriamo che sia solo una questione logistica e burocratica e che si possa risolvere rapidamente. È molto frustrante”, ha detto parlando con i giornalisti. La missione dell’Oms in Cina era stata ampiamente annunciata indicando genericamente l’inizio di gennaio. Diversi Paesi membri dell’agenzia, tra cui l’Australia, da mesi chiedono un’inchiesta indipendente imputando alla Cina scarsa trasparenza sulle origini del coronavirus e di una pandemia che ha ucciso quasi 2 milioni di persone. Per non parlare delle accuse piovute nell’ultimo anno dall’ormai ex presidente Usa Donald Trump.