Economia & Lobby

Per sostenere alberghi e ristoranti propongo una ‘sopratassa’ sui consumi. Con una penalità

Chiamatela pure “sopratassa”, se volete, ma suonerebbe meglio “TexanAid” (dal soprannome “Texano” che mi sono dato nella piattaforma Rousseau, in onore alla mia doppia cittadinanza, e dallo scopo del sovrapprezzo applicato sui servizi alberghieri e di ristorazione che ora vado ad illustrare).

Questa proposta finanziaria che usa come strumento quella che, normalmente, sarebbe una sopratassa sui consumi, persegue in realtà la preservazione, a tutti i livelli, in questo difficilissimo momento di crisi economica causata dal Covid-19, di tutto il comparto economico legato ai settori alberghiero e della ristorazione. Non sarebbe quindi una tassa incamerata dallo Stato, ma un contributo diretto pagato dagli utenti all’attività alberghiera e della ristorazione che in Italia hanno un ruolo particolarmente importante e in rapida crescita (se non lo lasciamo affondare).

Quello che io propongo, dunque, è un contributo del tutto volontario, apprezzato sia da chi ne diventa “beneficiario”, sia da chi ne è “attore” (cioè chi paga), essendo una sua libera scelta.

Abbiamo tutti notato che, in questa crisi scatenata dalla forzata chiusura o limitazione dell’attività produttiva, qualcuno è stato pesantemente colpito da questo stop operativo che ha pesato gravemente sull’economia nazionale (ristoranti e alberghi in primis), mentre molti altri non ne sono stati nemmeno sfiorati (servizi online, generi alimentari, pensionati, impiegati pubblici, ecc.).

La mia proposta, pur non potendosi applicare a tutte le categorie colpite, si può applicare almeno su quelle maggiormente colpite, cioè ristoranti e alberghi. Non bisogna però perdere tempo. Ecco come, mediante un Dpcm, si potrebbe concedere a queste due categorie operative di applicare temporaneamente (la corrente stagione invernale e quella estiva) un aumento di prezzo, partendo da un minimo (obbligatorio) del 20% in più sui prezzi normali e fino al 100% (applicabile a propria discrezione). La quota aggiuntiva non verrebbe assoggettata a tassazione e andrebbe quindi a totale beneficio dell’impresa che la riceve: resterebbe dunque in tasca ai gestori come contributo alla ripresa.

Il prelievo non è forzoso per via naturale perché chi può spendere di più va in vacanza e paga, chi non può non ci va e sta a casa, o va in un luogo meno costoso. Sarebbe quindi anche un modo ingegnoso per far tirar fuori i soldi dal “materasso” a chi ha scarso interesse alle donazioni volontarie ma ne ha molto se gli si dà l’occasione per dimostrare la sua maggiore capacità di spesa.

In periodo di Covid le regole del distanziamento e del maggior costo dimezzerebbero automaticamente la clientela, ma coloro che se lo possono permettere non sarebbero obbligati ad astenersi e potrebbero addirittura essere attratti dalla minore folla.

Il numero dei “vacanzieri” in ogni caso si ridurrebbe, ma questa perdita numerica verrebbe compensata dai maggiori introiti percepiti al netto di tasse (non dovute sugli introiti aggiuntivi) dai soggetti recettori e, soprattutto, si eviterebbero le chiusure.

C’è anche un “rovescio della medaglia” ovviamente, ed è quello che, in questo modo, si rischierebbe di aprire la catena del lockdown (che invece deve restare chiusa ad evitare la ripresa dei contagi). Di solito però chi non obbedisce alle regole non lo fa per dimenticanza, ma proprio perché non ne ha voglia (generando probabilmente proprio il maggior numero dei contagi).

I clienti di queste speciali categorie sono proprio quelli che creano i maggiori problemi al contenimento dei contagi e lo fanno per colpa propria, perché mal sopportano le regole (a loro piace comandare, non obbedire!). Sono la classica categoria dei “distratti” che danno poca importanza alle regole. Vero che pagano una multa quando vengono “pizzicati”, ma hanno soldi da pagare e pagano senza fiatare. Col nuovo Dpcm, però, oltre alle vecchie regole per il distanziamento, le mascherine, ecc. entrerebbero in vigore anche nuovi controlli, nuove ordinanze e nuove sanzioni a chi non le rispetta e nella mia proposta questo costo potrebbe essere molto alto anche per loro.

Oltre al sovraccosto del servizio, di cui sopra, che potrebbe renderli più attenti, si aggiungerebbero ai contravventori accertati anche pesanti penalità che potrebbero consistere nella sospensione della gratuità del Servizio Sanitario ottenuto per almeno un mese e comunque per tutto il periodo delle cure avute, inclusi tutti i costi che normalmente vengono invece caricati al servizio pubblico. Sarebbe un salasso pesantissimo, che però finirebbero per pagare solo i “menefreghisti”, e se lo meriterebbero!

Queste penalità dovrebbero essere sufficienti a far rigar dritto anche i più boriosi. Volendo, per i veri distratti, si potrebbe lasciare, dopo indagine, potere di grazia al solo Ministro della Salute.

Personalmente credo che queste nuove norme (ovviamente da perfezionare nei dettagli), se applicate subito, potrebbero salvare la stagione invernale delle nostre località alpine ed essere utilizzate anche nei prossimi appuntamenti stagionali delle nostre numerose località turistiche, fino alla sconfitta totale del Covid-19.