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Bosnia, migliaia di migranti senza cibo e costretti a dormire al gelo. L’Oim: “Rischio catastrofe umanitaria, intervenire subito”

Sono migliaia i migranti rimasti senza un letto o un riparo, dopo che un vasto incendio ha distrutto il campo profughi di Lipa, vicino alla città bosniaca di Bihac, a pochi chilometri dalla frontiera croata. Vagano all’aperto, con temperature che in queste zone della Bosnia-Erzegovina vanno non di rado sotto lo zero, a volte con solo ciabatte o scarpe mal ridotte ai piedi. E dormono in edifici abbandonati, in boschi o ricoveri di fortuna. Da anni ormai le Ong denunciano le condizioni drammatiche in cui vivono i richiedenti asilo che viaggiano sulla rotta balcanica. Ora, dopo il rogo di Lipa, anche l’Organizzaizone internazionale per le migrazioni parla del pericolo di una vera e propria “catastrofe umanitaria“.

I migranti che intraprendono questa strada arrivano soprattutto dall’Afghanistan, dal Pakistan, dall’Iraq e dalla Siria e tentano di entrare in Europa a piedi, camminando nei boschi, in quello che viene definito da loro stessi il “game” . Spesso vengono respinti dalla polizia croata e riportati al confine con la Bosnia, dopo essere stati percossi e derubati. Per questo il game viene tentato più e più volte, talvolta decine. Secondo l’Oim, sono circa 8mila i migranti che si trovano in questo momento in Bosnia-Erzegovina. E se fino a qualche anno fa la popolazione locale si mostrava tollerante e solidale, ora il clima è cambiato ed è aumentata l’ostilità nei confronti dei profughi. Dopo l’incendio di Lipa, infatti, il trasferimento degli sfollati verso il centro della città di Bihac è stato bloccato a causa delle proteste di gruppi di cittadini. Per questo molti migranti, rimasti senza un posto dove dormire, si sono messi i viaggio verso la città di Sarajevo, dove però la situazione è già al collasso.

Il video mostra alcuni momenti della distribuzione di cibo e viveri organizzata dall’ong SOSBihac in collaborazione con SOSBalkanRoute, realtà no profit tedesca impegnata da tempo nell’assistenza e nell’aiuto dei migranti della rotta balcanica