Politica

Italia viva fa saltare i vertici con il governo, poi Renzi detta le sue condizioni su Facebook: ecco la lettera che ha inviato a Conte

Dopo che nelle scorse ore l'assenza dei renziani ha addirittura fatto saltare il vertice sulle misure per le feste di Natale, questa mattina il senatore ha deciso di pubblicare online il testo con le richieste che farà al presidente del Consiglio. Le ultime indiscrezioni per il faccia a faccia dicono che è stato fissato per le 19

Prima gli impegni a Bruxelles della ministra Teresa Bellanova, poi i temporeggiamenti e addirittura i vertici sulle misure per le feste di Natale disertati e di fatto ostacolati. Da giorni Italia viva chiede la resa dei conti con il premier Giuseppe Conte, ma intanto fa di tutto per tirare in lungo il balletto. Intanto Matteo Renzi sceglie di dettare le sue condizioni, prima in televisione (l’ha fatto martedì sera ribadendo la richiesta di chiedere i soldi del Mes), e poi stamattina su Facebook pubblicando una lunga lettera al presidente del Consiglio. All’interno del testo ci sono le richieste che, salvo sorprese, i renziani faranno a Conte se mai siederanno al tavolo per il confronto: stando alle ultime indiscrezioni il vertice è ora fissato per le 19 di questa sera.

La lettera con le richieste di Italia viva: no alla task force e sì al Mes – “Per trasparenza totale”, è l’esordio del leader di Italia viva su Facebook, “incollo qui la lettera. Molto lunga, lo so. Ma almeno si capisce che parliamo di cose serie, non di rimpasti“. E, come prima cosa, Renzi ci tiene a dire che quello che cerca non sono nuove poltrone: “Caro Presidente, in questi giorni il racconto fatto dal Palazzo dice che ‘quelli di Italia Viva’ vogliono le poltrone. È il populismo applicato alla comunicazione. Ma è soprattutto una grande bugia”. Quindi il senatore procede a esporre le due richieste centrali: l’opposizione alla task force per la gestione del Recovery fund e l’utilizzo dei fondi del Mes. Solo ieri però il premier ha ribadito che, in quanto alla governance per i fondi Ue, si tratta di una richiesta europea e, per affossarla, serve una proposta alternativa. Mentre per quanto riguarda il Mes, la discussione, ha detto intervistato ad Accordi&Disaccordi, non può essere “prendere o lasciare”.

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Pubblicato da Matteo Renzi su Mercoledì 16 dicembre 2020

Nel merito della task force, Renzi ha ribadito il ricatto fatto in Senato una settimana fa: “Noi Ti abbiamo detto in Parlamento”, scrive Renzi a Conte, “che quando un Paese può spendere 209 miliardi di € non si organizzano task force cui dare poteri sostitutivi rispetto al governo. Non si scambia una sessione del Parlamento con una diretta Facebook. Non si chiede al Consiglio dei Ministri di approvare un documento condiviso all’ultimo momento. Perché questi duecento miliardi di euro sono l’ultima chance che abbiamo”. E, come già fatto ieri, cita l’ex presidente della Bce: “Come nota acutamente Mario Draghi: ‘Il problema è peggiore di quello che appare e le autorità devono agire urgentemente'”.

Renzi, che da giorni tiene in ostaggio il governo per motivi politici, oggi però, nella lettera, riconosce: “la situazione è seria, Presidente. Abbiamo il più alto numero di morti da Covid in Europa”. E, dice, “non dobbiamo colpevolizzare i cittadini che hanno seguito con disciplina le indicazioni del governo ma dobbiamo riflettere su che cosa non ha funzionato, a cominciare dal difficile rapporto Stato Regioni”. Quindi, “adesso cerchiamo di non essere i peggiori anche sulla ripresa economica”. Insomma, dice ancora, Italia viva “vuole dare una mano sui contenuti“. E non, sostiene ancora, non le poltrone: “Teresa, Elena, Ivan sono pronti a dimettersi domani, se serve. Noi infatti non concepiamo la politica come occupazione di posti”. La proposta di Renzi per “non tirare a campare” è: “Andiamo in Africa per creare sviluppo e cooperazione e non con la retorica dei decreti sicurezza del Conte-I. E giochiamo un ruolo nel Mediterraneo”. “Sfide che la presidenza di turno del G20, altissimo onore cui sei chiamato, deve affrontare”.

Quindi parte dall’ambiente: “Investiamo davvero sulla sostenibilità ambientale. Ma questo non vuol dire richiamare sempre e comunque solo il super bonus del 110%“, al quale tengono molto i 5 stelle. “Eni, Enel, Snam, Saipem sono nel loro settore leader mondiali. Come fare a creare posti di lavoro verdi? Come rilanciare sull’economia circolare partendo da straordinarie esperienze di successo anche italiane, magari legandole alle public utilities? Come guidare il processo di COP26 che Biden ha affidato a Kerry mentre noi in Italia abbiamo uno spezzatino di competenze tra Ambiente, Farnesina e Chigi?”. Su questo “ci trovi appassionati e pronti alla discussione”. Questi esempi “perché ti dimostrano che nel piano che hai inviato alle ministre alle due di notte, senza averlo condiviso, c’è un collage di buone proposte senza un’anima, senza una visione, senza un’idea di come vogliamo essere tra vent’anni”.

Quindi Renzi ha contestato la spartizione dei fondi del Recovery plan: “Che senso ha spendere 88 dei 127 miliardi dei prestiti europei solo per finanziare progetti che già esistevano? Abbiamo una visione o abbiamo solo svuotato i cassetti dei ministeri con le vecchie proposte? Che fine hanno fatto i documenti di Colao che avevi coinvolto con grande eco mediatica?”. E ancora: “Il Tuo Governo, il Mef, ha deciso di utilizzare solo 40 miliardi per nuovi progetti: sicuro che questo sia la scelta giusta? Noi pensiamo che se ci sono buone idee, questo è il momento per finanziarle”. Quindi Renzi cita una serie di opere per lui fondamentali: la Gronda a Genova, le linee B1 e C di Roma e la Metro 5 di Milano. Poi la SS106 e l’alta velocità Salerno Palermo. Per quanto riguarda il digitale, Renzi chiede di coinvolgere “esperti” perché “non possiamo permetterci le figuracce che abbiamo fatto anche solo nella gestione dei siti dell’INPS durante la pandemia perché un Paese che vuole costruire il futuro con il digitale e poi si affida alla logica del click day mostra una contraddizione insanabile”.

Dopo ambiente, infrastrutture e digitale, Renzi parla della sanità e contesta i 9 miliardi che sarebbero destinati al settore, stando alla prima bozza di Recovery plan. “Dopo una pandemia e con risorse eccezionali mettiamo solo nove miliardi in cinque anni? E come possiamo dire NO al Mes che ha meno condizionalità del Recovery Fund? Qual è la ragione del nostro rifiuto? I nostri parlamentari hanno proposto una precisa allocazione dei 36 miliardi del MES. Come si può dire no agli investimenti sulla sanità, caro Presidente?”. Per il leader di Italia viva quei 9 miliardi, in caso si utilizzasse il Mes, dovrebbero poi essere usati per cultura e turismo.

Poi tocca alla scuola. “Da due mesi i nostri ragazzi non vanno più a scuola: è una tragedia, Presidente, una tragedia. Sussistono le responsabilità delle Regioni, certo; quelle del trasporto pubblico non organizzato per tempo; il grave errore di aver chiuso l’unità di missione sull’edilizia scolastica che oggi tutti dicono di voler riaprire. Ma c’è un dato di fatto: i nostri figli hanno perso un anno rispetto ai ragazzi tedeschi o francesi”.

Renzi nel lungo elenco di cose da fare cita anche “il tavolo delle riforme da affrontare“. Quindi la legge elettorale: “Noi siamo per il maggioritario. Vogliamo sapere la sera delle elezioni chi governa. Vogliamo che governi per cinque anni. Vogliamo che abbia stabilità. Se le altre forze politiche preferiscono un sistema diverso, siamo pronti a sederci e a discuterne. Ma vogliamo farlo in modo serio. Mettendo in campo tutti i correttivi che servono, a cominciare dal superamento del Titolo V della Costituzione sul rapporto Stato Regioni che ha mostrato i limiti più evidenti proprio in questa pandemia”. Il leader di Italia viva si sofferma anche sulla giustizia e torna a criticare la riforma della prescrizione. Come la nascita di una task force apposita: “È vero, come dici spesso, che la prima riforma che dobbiamo fare è quella legata ai tempi della giustizia civile. E pensare di risolverla cancellando la parola prescrizione è un controsenso. Ma è anche vero che nessuna riforma è possibile finché non torniamo alla lettera e allo spirito della Costituzione che prevede una netta differenza – troppo spesso ignorata – tra il garantismo e il giustizialismo”. E, “i provvedimenti di riforma o saranno garantisti o non saranno credibili, in Europa come in Italia. E non servono task force contro la corruzione: c’è l’ANAC. E non servono unità di missione al ministero della Giustizia: basta far funzionare gli uffici che già ci sono”.

Renzi chiede più investimenti sul terzo settore e parla degli interventi necessari per “la crisi occupazionale“. E lo fa difendendo il suo JobsAct: Quando saranno rimossi i divieti di licenziare vivremo una stagione di crisi senza precedenti. Abbiamo molto apprezzato che Tu abbia scelto la strada della decontribuzione, pilastro di quel JobsAct ingiustamente criticato ma che ha permesso di creare oltre un milione di posti di lavoro. E tuttavia la decontribuzione non basta”. E per le industria: “Bene la scelta di puntare su Industria 4.0, iniziativa che si deve ai ministri del mio governo Guidi e Calenda. Ma occorre anche e soprattutto una politica industriale che non può essere delegata alla sola Cassa Depositi e Prestiti. Una politica industriale coerente, dall’acciaio alle autostrade, ma ispirata da una visione non populista. E capace di creare posti di lavoro, non sussidi. Perché l’Italia torni a essere davvero una Repubblica democratica fondata sul lavoro. E non sul reddito di cittadinanza”.

Infine Renzi conclude con uno dei nodi principali: i servizi segreti. “Ti abbiamo detto, caro Presidente, che abbiamo fatto un governo per evitare i pieni poteri a Salvini. Non li affideremo a altri. L’insistenza con cui non ti apri a un confronto di maggioranza sul ruolo dell’Autorità Delegata è inspiegabile. L’intelligence appartiene a tutti, non è la struttura privata di qualcuno: per questo Ti chiediamo di indicare un nome autorevole per gestire questo settore. Io mi sono avvalso della collaborazione istituzionale di Minniti, Monti ha lavorato con De Gennaro, Berlusconi con Letta: tu non puoi lavorare con te stesso anche in questo settore”. E chiude: “Caro presidente ci vediamo domani”, ovvero oggi 17 dicembre. Sperando che Renzi e i suoi non facciano saltare ancora l’incontro.