Diritti

Riforma dello Sport, nei decreti attuativi pari opportunità e diritti agli atleti paralimpici. Cip: “Svolta storica e conquista civile”

Il presidente del Comitato italiano paralimpico, Luca Pancalli: "Importante cambio di paradigma sempre più orientato a considerare le persone con disabilità non più come assistiti ma come risorse per la collettività"

Nei giorni scorsi il ministro delle Politiche giovanili e dello sport, Vincenzo Spadafora, ha annunciato i cinque decreti approvati dal Consiglio dei Ministri del 24 novembre 2020 che riguardano la cosiddetta Riforma dello Sport e che daranno vita alla Legge Delega 86/2019. In particolare c’è quello che riconosce pari opportunità e diritti anche agli atleti paralimpici nei gruppi sportivi militari e nei corpi civili dello Stato. “È una notizia straordinaria che, come movimento paralimpico, attendevamo da quasi venti anni. Grazie allo sport possiamo dire di aver abbattuto un’altra barriera e di aver aggiunto un altro prezioso tassello a quella rivoluzione culturale silenziosa che stiamo, come movimento, portando avanti con umiltà e con orgoglio”, dice a ilfattoquotidiano.it Luca Pancalli, presidente del Comitato italiano paralimpico (CIP).

Giusy Versace: “Cambiamento necessario, fa bene all’intera società” – La parte della Riforma dello Sport che riguarda gli atleti con disabilità è stata ispirata soprattutto grazie a una proposta di Legge presentata nel 2019 dalla parlamentare e campionessa paralimpica Giusy Versace, oggi deputata e prima firma del testo dell’anno scorso. Contattata da ilfattoquotidiano.it, Versace spiega che “le disparità esistenti tra atleti nei gruppi sportivi derivavano dal fatto che nessuno aveva mai modificato la normativa. Io ci ho provato lavorando a un testo che fosse pienamente condiviso da tutti gli attori. Nel dettaglio – aggiunge – finalmente gli atleti paralimpici potranno avere uno stipendio, dei contributi, tutele sanitarie e la possibilità, al termine della propria carriera agonistica, di scegliere se congedarsi o prendere servizio all’interno del corpo di appartenenza o del ministero di competenza secondo le disponibilità del momento”.

Si tratta di una svolta culturale all’insegna delle pari dignità per tutti, anche perché molte persone disabili vedono lo sport e il lavoro per lo sport una preziosa opportunità di vita e crescita professionale. L’auspicio di Versace e del Comitato italiano paralimpico è che l’iter parlamentare dei decreti attuativi possa completarsi nell’arco di pochi mesi.

Cip: “importante conquista civile e culturale” – Sulle maggiori novità introdotte si sofferma anche Pancalli. “Innanzitutto voglio sottolineare che per un atleta paralimpico entrare in un Gruppo sportivo militare o nei Corpi dello Stato equivale a una importante conquista civile e culturale”, afferma il numero uno del CIP. “Gli atleti che praticano e praticheranno attività agonistica di alto livello potranno dunque, d’ora in poi, utilizzare le competenze e le strutture di organizzazioni sportive come le Fiamme Oro, le Fiamme Gialle, le Fiamme Azzurre o il Gruppo Sportivo Paralimpico della Difesa che rappresentano l’eccellenza nel nostro Paese. Al termine dell’attività agonistica resteranno a disposizione dei Corpi di appartenenza e saranno impiegati lavorativamente in base alle proprie abilità e capacità”.

Pancalli non fa fatica a definirla una “svolta storica, un importante cambio di paradigma sempre più orientato a considerare le persone con disabilità non più come assistiti ma come risorse per la collettività. Resta tuttavia aperto il tema – precisa – di tutti coloro che, già occupati in altri ambiti e comparti, sono costretti a prendere giorni di ferie e ad affrontare anche sacrifici economici per partecipare alle competizioni nazionali e internazionali. La speranza è che nel futuro si possa risolvere anche questo problema”.

Secondo il presidente del CIP per quanto riguarda la nuova legge per lo sport paralimpico “al momento non vi sono aspetti da migliorare, anche perché la norma introduce un principio generale che sarà declinato dai singoli Ministeri coinvolti. Ci auguriamo dunque che sia un percorso condiviso con le realtà sportive, con lo stesso spirito che d’altronde ha animato questo intervento legislativo”.

Ma quante donne e uomini sono coinvolti dalla riforma? “Non sono in grado di dare un numero esatto”, risponde Versace, “ma di certo c’è che questa norma gioverà ai gruppi sportivi, alla crescita del movimento paralimpico e a tanti atleti e ragazzi con disabilità che saranno ancora più stimolati dall’ambizione di trovare in un gruppo anche un’opportunità lavorativa futura”.