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Calabria, Gino Strada: “Domani accoglieremo primo paziente Covid a Crotone. Chiunque deve dare una mano, non mi interessa avere titoli”

“Abbiamo dedicato questi primi giorni a realizzare un primo reparto covid a Crotone. L’ospedale accoglierà il primo paziente sin da domani e sarà in grado di far fronte ai bisogni della popolazione”. Lo annuncia ai microfoni di “24 Mattino” (Radio24) il fondatore di Emergency Gino Strada, chiamato a gestire l’ospedale da campo allestito dalla Protezione civile a supporto dell’ospedale cittadino nel fronteggiare l’emergenza covid.

Strada spiega: “Il reparto è finito come amministrazione e addestramento del personale e ha 31 letti. Si tratta di un reparto realizzato per lo più in muratura, con una tenda al di fuori che verrà utilizzata come polmone di riserva in caso di estrema emergenza, ma spero che non sia mai utilizzata. Stiamo anche lavorando per seguire sul territorio i positivi che si trovano nel proprio domicilio. E’ un lavoro duro, ma sono soddisfatto di questa prima settimana. Ho sentito sei giorni fa il commissario alla Sanità Guido Longo. Ci siamo visti, è stato un incontro molto cordiale – continua – abbiamo presentato il nostro lavoro e abbiamo discusso. Ritengo che il prefetto sia una persona molto capace e molto vogliosa di fare e di cambiare la situazione in Calabria. Riguardo al nostro intervento, trovo naturale che in una situazione emergenziale come questa chiunque possa dare una mano abbia il dovere di darla. Trovo naturale il nostro impegno, così come trovo naturale che ci sia stato chiesto. Non mi interessa avere titoli: il lavoro lo facciamo, lo stiamo facendo e lo faremmo comunque”.

Riflessione finale di Strada sul bilancio di questa pandemia: “Riguardo alla gestione a livello nazionale e regionale, la cosa che emerge con più forza è la fragilità del nostro sistema sanitario e la sua incapacità nel rispondere a pieno ai bisogni della popolazione. Penso che questo abbia fatto nascere un movimento di cultura: i cittadini chiedono e vogliono la sanità pubblica. Questo è il messaggio che esce prepotente da questa pandemia. E invece prevale l’idea che la medicina sia una merce: ci sono vari tipi e vari prezzi e a seconda delle facoltà economiche, uno sceglie. Mi sembra che questo sia gravissimo dal punto di vista culturale e della civiltà – conclude – La sanità privata non può essere assolutamente integrata con quella pubblica. Si tratterebbe di una mascherata, perché la sanità privata ha spogliato il pubblico, ha rinsecchito la sanità pubblica drenando risorse. E lo ha fatto scientemente, perché più le strutture pubbliche diventano inefficienti per mancanza di risorse, più la sanità privata incassa. La sanità privata non va assolutamente cancellata, ma deve continuare a esistere rispettando le leggi dello Stato, cosa che non fa molto spesso, e soprattutto coi propri soldi, non con quelli dei cittadini. E invece qual è la prima cosa che una struttura sanitaria privata fa? Convenzione col pubblico. Ed è da lì che drena le risorse”.