Scienza

Remdesivir, tre scienziati Usa contro studio Oms: “Sbagliato dire che non funziona”

A sostenerlo in un editoriale sul New England Journal of Medicine sono tre specialisti Usa, convinti che il maxi-studio Solidarity non abbia portato a risposte definitive

Lo studio Solidarity dell’Oms con le conclusioni ad interim su alcuni farmacia aveva scatenato una lunga serie di reazioni. Ora alcuni scienziati Usa intervengono sull’uso del Remdesivir contro Covid. Il “grande e semplice studio Solidarity dell’Organizzazione mondiale della sanità”, non fornirebbe in realtà una risposta definitiva sull’efficacia di questo farmaco. E oltretutto cozza “con altri dati, secondo i quali il medicinale può avere un ruolo importante” contro l’attacco del virus pandemico. Benefici “per i pazienti e per gli stressati sistemi sanitari che sono stati alla base della recente approvazione del farmaco da parte della Food and Drug Administration americana. A sostenerlo in un editoriale sul New England Journal of Medicine sono tre specialisti Usa, convinti che il maxi-studio Solidarity non abbia portato a risposte definitive.

David Harrington della Harvard School of Public Health, la collega Lindsey Baden della Division of Infectious Diseases at the Brigham and Women’s Hospital e Joseph Hogan del Department of Biostatistics della Brown University mettono in luce nel loro editoriale alcuni punti deboli dello studio che ha portato l’Oms (e alcune Agenzie regolatorie) a rivedere le linee guida sul trattamento della malattia. Ma secondo i ricercatori questo trial su 11.330 persone è troppo eterogeneo e, più che essere definitivo, apre ulteriori interrogativi sul medicinale.

Insomma, se per idrossiclorochina, lopinavir e interferone-beta-1a lo studio mostra chiaramente l’assenza di benefici contro Covid-19, “i vantaggi del quarto medicinale – scrivono – potrebbero consistere nella sua abilità a modificare il corso del ricovero in alcuni pazienti”. Solidarity “apre a domande a cui si può rispondere solo con un trial controllato contro placebo con dati complessi”. Forse questo farmaco va riservato a un particolare gruppo di pazienti, o l’efficacia dipende dal momento della somministrazione. O, ancora, è legata all’uso combinato con altri medicinali, ipotizzano i ricercatori. Per avere delle risposte, la semplicità dello studio Solidarity non basta, concludono gli esperti.

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